E’ arrivata la stagione della corsa. E per qualcuno il giorno più bello dell’anno: la maratona. Tutti i consigli del doc per godersela al meglio. E tagliare il traguardo…

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Si è appena disputata la maratona di Chicago

L’autunno è la stagione calda del maratoneta: le grandi classiche in Italia ed all’estero si corrono proprio tra ottobre e novembre. Infatti nel mondo dei runners tutto gira intorno alle prossime domeniche: Chicago e Amsterdam sono andate da poco e dietro l’angolo ecco Venezia e New York, a seguire Torino, il 16 novembre (eccovi tutte le info) ed in coda Firenze (l’obiettivo delle nostre girls: qui vi raccontiamo il loro allenamento).

Nonostante tra i non-runner NY sembri la GARA per eccellenza e chi l’ha fatta venga considerato un eroe, TUTTE però misurano 42,195 km e TUTTI quelli che le corrono e le finiscono sono MARATONETI.

42 km: una distanza che fa tremare le gambe a chi non l’ha mai corsa e che fa rivivere mille ricordi a chi l’ha già sostenuta. Un viaggio sulle gambe, un impegno che conclude mesi e mesi di preparazione, di sacrifici, di tempo rubato alla famiglia, agli amici, al sonno. Quando si percorrono gli ultimi chilometri prima del traguardo si rivede il film di tutto quello che si è fatto prima e anche per i più cinici l’emozione è grandissima.

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Alex Zanardi, plurimedagliato alla Venice Marathon, quest’anno sarà testimonial del Charity program

Che dire allora a quelli che tra poco saranno allineati in partenza? Poche cose semplici.

Innanzitutto, il giorno della gara non si deve inventare nulla, la maratona si sceglie con il cuore ma si corre con la testa e le gambe. Quel giorno tutto deve essere già deciso e provato nei lunghi degli ultimi due mesi: l’alimentazione, che deve essere curata già negli ultimi 2-3 giorni, le scarpe e l’abbigliamento, il ritmo da seguire sin dall’inizio, la frequenza cardiaca su cui regolare lo sforzo.

Dal momento del via bisogna avere in testa un mantra: correre con il maggior risparmio possibile di energia! Facile a dirsi, meno facile a farsi. All’inizio ci si sente bene, pieni di energia, la gente intorno va e c’è la voglia di allungare il passo: dentro di noi si fa sentire una vocina, dice “vai che fai il tempone!”. Bisogna zittirla!

Se nei lunghi abbiamo visto che la nostra velocità di gara dovrà essere, diciamo di 4’45”, per nessuna ragione dovremo cedere al desiderio di fare qualche secondo in meno. Ne pagheremo lo scotto più avanti, e con gli interessi. Questa euforia ci può anche portare a variazioni di velocità o di direzione per superare i concorrenti più lenti: questi cambi tagliano le gambe, vietato farli, meglio guardare avanti e “guidare” regolari anticipando le situazioni con correzioni “morbide”.

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In gara è fondamentale rispettare il cronometro. Vietato farsi prendere dall’entusiasmo

Sin da subito occhio alla velocità al km ed alla frequenza cardiaca che sono il nostro contachilometri e contagiri. Dopo il 10° km di solito le cose si tranquillizzano e fino al 25-28° km tutto procede normalmente. Il gruppo è sgranato, i ristori meno affollati e si va…

Dal 28-30° km inizia la gara. Quella contro il nostro corpo, che ci fa notare (e in modo piuttosto sgarbato) la presenza di muscoli che non avevamo mai saputo di avere: non possiamo fare di niente di più che stringere i denti. Chilometro dopo chilometro.

Se fin qui però abbiamo corso bene, inizieremo a “raccogliere” i molti che hanno peccato di ottimismo e che ora stanno andando in riserva. Questi sorpassi ci galvanizzeranno e ci sentiremo fortunati rispetto a quelli che stanno rallentando.

Allora avanti, sino alla fine! Andiamo a tagliare questo traguardo e portiamo a casa un successo che è solo nostro. In un mondo di compromessi e accomodamenti, la Maratona è qualcosa di solo nostro.

In bocca al lupo Runners!

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Si avvicina l’appuntamento di Firenze il programma si fa più intenso. Le ragazze (ve le presentiamo qui) si preparano a difendersi dall’autunno con i consigli del dott.

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Si allungano le distanze: Charlotte ed Elena hanno corso pochi giorni fa la mezza del Cus.
FOTO CUS TORINO

La maratona è a meno di due mesi, i km aumentano, la pioggia e la temperatura renderanno più impegnativi gli allenamenti. Ma le girls non mollano, anzi, migliorano settimana dopo settimana (date un’occhiata al diario di bordo di Charlotte: qui).

È ora però di potenziare le loro difese per ridurre il rischio di infortuni e malanni che potrebbero buttare all’aria tutti gli sforzi di questi mesi.

È infatti noto che una regolare attività fisica riduce la produzione di radicali liberi, quelle scorie che provocano invecchiamento dei tessuti, ma sappiamo anche che un allenamento duro e prolungato la sviluppa, incrementando anche lo stress ossidativo. Ciò comporta una maggior predisposizione alle infezioni: banali raffreddori, tracheiti, influenza e alle lesioni muscolo-tendinee. E si, perché alla fine, l’aumento di allenamento fa diventare l’atleta più performante ma anche più fragile.

People running in the autumn race

Decidiamo perciò di prevenire e di “rinforzare” le girls con un’integrazione finalizzata al nostro programma. Infatti la filosofia è quella di mantenere lo stato di salute ottimale evitando l’insorgenza di patologie.

Ecco allora due domande: come fare “scorta” di queste sostanze? Si trovano già sulle nostre tavole? Sì, ma il vantaggio di assumerli come integratori è dovuto al fatto che per raggiungere una dose settimanale efficace bisognerebbe mangiare tantissimo pesce e tantissimi frutti di bosco. Le dosi consigliate sono infatti di 3-4 g di Omega 3 e di 2-3 capsule di Maqui, l’equivalente di 15 porzioni di salmone a settimana e di 2 tazze di mirtilli al giorno.

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A questo punto, che marca di integratori scegliere? Evitare risparmi stupidi. Prodotti come quelli di Enervit sono di purezza certificata e ciò riveste grande importanza: analoghi più economici presentano elevate quantità di elementi tossici come PCB e diossine.

Ma attenzione, alla base di tutto dobbiamo ricordare che gli integratori vanno a completare una dieta ricca di proteine di qualità, frutta, verdura e grassi vegetali e con un utilizzo di carboidrati finalizzato a fornire le energie necessarie agli allenamenti. Se mangiamo zuccheri e grassi in grande quantità non c’è integratore in grado di fare miracoli.

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Il caffè è bevanda antica dai camaleontici aspetti. Associato molto bene all’idea del momento di relax ufficiale (il famoso coffee break di cultura anglo-americana, l’amichevole chiacchiera al bar o in casa della partenopea “tazzulella ‘e cafè”), fino a poco tempo fa esso era più vicino allo sport guardato o letto che a quello praticato.

E invece le cose cambiano, le idee evolvono ed ecco emergere un volto diverso della tradizionale bevanda: un volto capace di migliorare le prestazioni sportive degli atleti impegnati sia nelle discipline di resistenza che in quelle a maggior impegno neuromuscolare.

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La caffeina, che è “l’anima attiva” del caffè, è infatti una sostanza blandamente stimolante in grado di attivare il sistema nervoso centrale e di migliorare la funzionalità cardio-respiratoria ed il metabolismo dei grassi.

Detto ciò, è facile capire che possono bastare 60-80 mg di caffeina, quanta ce n’è in una, due tazzine, per migliorare l’attenzione e la capacità di concentrazione. Quali sportivi si avvantaggiano di questi effetti? Senz’altro quelli che praticano sport che richiedano velocità di decisione e capacità di risolvere situazioni complesse. Ecco quindi che il golfista, il calciatore, o il giocatore di tennis o di basket, possono beneficiare degli effetti di un buon caffé prima della competizione.

Chi invece pratica sport di resistenza conosce bene gli effetti del caffé sulla prestazione di lunga durata. Assunta prima e durante la competizione, la caffeina favorisce l’utilizzo dei grassi come fonte di energia e quindi permette di prolungare la capacità di sforzo risparmiando il prezioso carburante rappresentato dagli zuccheri che sono contenuti nel fegato e nei muscoli.

A livello cardiaco aumentano sia la frequenza che la gittata sistolica e quindi il cuore è in grado di portare ai muscoli una maggior quantità di sangue ossigenato. Al contempo, la muscolatura delle vie respiratorie si rilassa permettendo una migliore ventilazione.

Nelle gare che durano molte ore, come ad esempio le gran fondo di ciclismo, l’assunzione del caffè aiuta a superare la stanchezza ed ad avere le energie che servono per il finale.

Comunque sia, meglio non esagerare: la caffeina può aumentare la diuresi favorendo il rischio di disidratazione. E’ quindi una buona regola non superare i 2-3 caffè nell’arco della giornata sportiva, anche perché, per dover di informazione bisogna dire che l’equivalente di 6-7 tazzine basterebbe a far squalificare un atleta per doping secondo le regole della commissione medica del CIO.

C’è da considerare, poi, l’aumento di metabolismo che il caffè potrebbe provocare e che aiuterebbe coloro che devono smaltire qualche chilo di troppo. In effetti, la caffeina produce un aumento del metabolismo basale senza reali controindicazioni, il solo problema è rappresentato dal fatto che, per avere un innalzamento del metabolismo del 10-15% e quindi per aumentare la spesa calorica di circa 200 kcal in una persona di 70 kg, è necessario assumere circa 5-7 caffè al giorno.

 Buon caffè a tutti!