Lo ammetto: la mia è una deformazione professionale. Guardare la gente, osservare come si muove, annotarne l’aspetto fisico, la postura, il sovrappeso, la muscolatura, tutto ciò mi riporta sempre ad una considerazione finale: siamo quello che mangiamo e quanto ci muoviamo.

Sull’onda di questi pensieri la vacanza agostana è un incredibile osservatorio. Gli abiti cittadini,  di solito sapientemente  scelti per migliorare il nostro aspetto, lasciano il posto ad un abbigliamento che ben poco si presta a coprire i difetti di ognuno di noi. E allora eccoci al mare, in montagna, al lago a esibire il nostro corpo. E qui le differenze tra chi ama muoversi e chi predilige una vita “contemplativa” emergono prepotenti.

In montagna, la quota e la distanza dall’ultimo parcheggio selezionano le diverse tipologie di vacanzieri in base alla fatica: in alto gli sportivi, attrezzati, magri, scattanti. A mezza montagna quelli non più giovanissimi, la famiglie attive con i bambini. Vicino ai parcheggi, i merendari che con la macchina conquistano la piazzola vicino al rifugio/ristorante dove consumeranno un lauto pasto. Tutto regolarmente ed inversamente proporzionale alle calorie spese.

Al mare la situazione varia di poco. Kajak, windsurf , beach volley, corse all’alba o al tramonto per alcuni. Verande ristorante, happy hours, menu degustazione per gli altri.

Queste sono le vacanze. Quelle in cui tutti possiamo disporre del nostro tempo libero.

Poi, quando torneremo a lavorare, sentirò di nuovo i problemi di metabolismo lento, di ritenzione idrica, di mancanza di tempo.

Eh già!

Buon Ferragosto

Doc

Ve l’avevamo detto: chi sta bene lavora meglio. Un’azienda con dipendenti in forma ha una migliore produttività e freschezza e il ritorno sull’investimento in salute è ampiamente positivo: la prevenzione paga… con gli interessi! Lo sanno bene i grandi gruppi internazionali che hanno progetti avviati da tempo, un po’ meno i concorrenti italiani: proviamo a convincere anche loro con i risultati degli ultimi studi scientifici. 

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Nel panorama mondiale delle aziende si fa sempre più strada l’inserimento di un programma wellness come nuovo benefit ai dipendenti. Abbiamo perciò voluto analizzare i risultati di questa strategia sintetizzando in pillole i risultati delle ricerche condotte negli ultimi anni da Harvard Business review e da Mercer & Marsh Benefits.

Le analisi confermano che, anche in Italia, i benefit per la salute e il benessere rappresentano un valido strumento per attrarre e trattenere talenti, ma le aziende temono un incremento dei costi a causa dell’incertezza economica e dei provvedimenti dei governi in materia di sanità pubblica. Questo è quanto emerge dalla quarta edizione dell’indagine Mercer Marsh Benefit sui temi dell’assistenza sanitaria integrativa e dei benefit legati alla salute che ha fotografato il livello di preoccupazione delle aziende per quanto riguarda la recessione economica e le riforme dei sistemi di welfare nei paesi europei. Anche i partecipanti italiani sono consapevoli del fatto che il Servizio Sanitario Nazionale è destinato a subire pesanti ridimensionamenti nel futuro, sia in termini di gamma delle prestazioni offerte sia in termini di aumento dei costi a carico del cittadino.

E’ comunque consolidato che i vantaggi per le aziende che “investono” sulla salute dei dipendenti si articolino su tre punti: attrarre e trattenere i talenti, gestire i rischi legati alla salute dei dipendenti, aumentare la produttività e la performance. Ne avevamo già discusso qui (ricordate le percentuali impressionanti sull’assenteismo?) ma vogliamo aggiungere nuove prove.

Infatti in un recente studio condotto all’interno di Technogym si è messo in correlazione l’indice di Wellness dell’individuo con il numero di ore di assenza per malattia ed i costi ad esso collegati. Ancora una volta le statistiche hanno confermato che chi si muove di più, mangia meglio ed è meno stressato si ammala meno e fa risparmiare l’azienda. L’ulteriore notizia positiva è che per ottenere dei benefici tangibili non è necessario essere superatleti ma basta modificare di poco il proprio stile di vita introducendo un leggero movimento quotidiano, migliorando la propria alimentazione e il riposo notturno.

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Technogym sta trasformando in “esercizio” anche il lavoro: addio mal di schiena con l’active-sitting

Purtroppo, nonostante queste consapevolezze, le attività di prevenzione e di educazione alla salute offerte da le aziende italiane ai dipendenti sono un terzo di quelle offerte a livello europeo.

Forse allora vale la pena di rileggere un articolo uscito a dicembre 2010 sulla prestigiosa Harvard Business Review (qui un estratto). Gli studiosi fanno i conti in tasca ai medici e i risultati sono molto interessanti. A partire dal caso Johnson & Johnson che nel decennio 1998-2008 ha avuto un ritorno di 2,71$ x 1 $ investito, si evidenzia che i programmi wellness rappresentano un cospicuo ritorno economico per le aziende che li implementano. Per ogni dollaro investito si calcola un risparmio che va tra i 2,7 ed i 10 $ in base alla tipologia dell’intervento e dell’azienda: un ottimo ROI!

Vitalia da 7 anni si occupa di programmi wellness nelle aziende (ne parliamo qui). La nostra offerta varia da questionari on-line per “fotografare” lo stato di salute ed i fattori di rischio più rappresentati nella popolazione aziendale a check-up individuali. Il risultato di tali check up è rappresentato da un report dei fattori di rischio per malattie cardiovascolari e metaboliche, da una valutazione della massa grassa corporea, da un’analisi posturale e da una prescrizione sul tipo di attività fisica da intraprendere e su eventuali ulteriori accertamenti da condurre.

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Durante l’anno ci abbiamo pensato che era ora di iniziare a fare qualcosa per il nostro fisico. Poi ci abbiamo ripensato quando la pacca sulle spalle dell’amico supersportivo ci faceva sentire fuori forma, poi ci abbiamo provato quando la bilancia ha fatto registrare il record annuale, poi di nuovo quando abbiamo ritirato le analisi ed il colesterolo era altino. Però pioveva, faceva freddo, c’erano i bambini da accompagnare, poi la riunione con il capo, quella con i collaboratori. Poi…

Poi basta, stanno arrivando le vacanze e allora tutte le validissime scuse che da persone intelligenti ci siamo costruiti per arginare i nostri sensi di colpa rischiano di non tenere più. Vuoi vedere che stavolta ci tocca davvero mettere in pratica i buoni propositi!

La sveglia è puntata, la decisione è presa, le scarpe… per ora vanno bene quelle che abbiamo trovato sepolte in un armadio, poi vedremo. La playlist c’è, le cuffiette anche, da domani si cambia vita!

Ed eccolo il domani. Ci alziamo al suono della sveglia, ma porca… non siamo in vacanza? Giù dal letto, un succo di frutta al volo e via verso il lungomare. Com’è tranquillo! Non c’è quasi nessuno, anzi qualcuno c’è: qualcuno come noi, qualcuno che fila spedito, qualcuno addirittura più lento. Ci si saluta con un mezzo sorriso che sa di complicità. Siamo tra sportivi, no?

Però, sai che non è male uscire presto la mattina, l’aria è fresca, la luce è pulita, gli odori sono buoni. Godiamocela questa prima sgambata, con il respiro un po’ accelerato ma senza fiatone, diciamo una mezz’ora di buon passo. Qualcosa che non ci lasci con le gambe spezzate e che ci rimanga dentro come un buon ricordo.

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Flessibilità e sviluppo armonico di tutti i muscoli: in una parola ability training

Il fiato, eh già, dobbiamo fare il fiato, però le gambe e le braccia e le spalle, mamma mia quanto siamo giù di muscoli. Basta poco però: c’è quel bel solarium di legno che assomiglia al parquet di una palestra, sembra fatto apposta per andarci a fare due esercizi sopra. Qualche piegamento sulle gambe, qualcuno sulle braccia che ci sentiamo tanto Rocky, un po’ di addominali e per concludere qualche esercizio di allungamento con i muscoli già caldi.

Fatto! Facile!

Fiato, forza, flessibilità. Forse mi piace proprio.

A domani.

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Il nuovo numero di Ski-Alper è in edicola da qualche giorno (qui la preview) e trovate come sempre la nostra rubrica. Questa volta ci siamo concentrati sull’allenamento estivo e sulle problematiche connesse: overtraining, overreaching, monitoraggio, riposo e programmi. Ecco il resoconto.

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Ski-alper di agosto è dedicato a Matteo Tagliabue, redattore mancato in montagna

Facciamo il punto: allenati o superallenati?

La stagione è al culmine, le vacanze dietro l’angolo. Abbiamo già corso molto e magari fatto diverse gare o magari stiamo rifinendo la preparazione per l’evento clou della nostra stagione. Come fare per sapere se il lavoro svolto finora ha portato i risultati sperati? Siamo sicuri di non aver esagerato o, al contrario, di aver dato troppo poco? Come facciamo a capire quando è il momento di spingere e quando quello di prendersela comoda?

Vediamo allora quali sono i parametri su cui analizzare le nostre prestazioni e come imparare a conoscerli al meglio per gestire in maniera ottimale l’allenamento. Iniziamo a schematizzare le quattro diverse situazioni in cui ci possiamo trovare: sotto allenamento, overreaching (mancato smaltimento degli ultimi allenamenti), overtraining (eccesso di allenamento e carenza di recupero), allenamento ottimale.

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Finalmente si corre al mare o in montagna: come vanno le gambe?

Il monitoraggio a secco

Ad ognuna di queste condizioni possono essere associati dei parametri fisici e biologici che, messi insieme, costituiranno il nostro quadro strumenti per monitorare le reazioni del nostro corpo. Ecco quindi che terremo d’occhio peso, FC a riposo, colore delle urine, qualità del sonno, dolori muscolo-tendinei e articolari, sensazione di stanchezza. Questo è ciò che possiamo facilmente monitorare ogni giorno a riposo, magari appena alzati.

Nel caso di overtraining, il peso corporeo e la qualità del sonno diminuiranno, mentre la FC a riposo tenderà a salire, i dolori muscolari saranno più frequenti e ci si sentirà sempre affaticati con la sensazione di non aver recuperato.

Nel caso di overreaching, e cioè di mancato recupero dagli ultimi allenamenti, potremo osservare urine di colore più scuro che di solito ed un peso corporeo inferiore di 0,5-1,5 kg rispetto a quello ottimale. In pratica, ciò denota uno stato di deficit nel reintegrare i liquidi corporei e questo si traduce in una riduzione delle capacità di esercizio.

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Attenzione a non sottovalutare la stanchezza:  è un segnale

Il monitoraggio sul campo

Il primo parametro che possiamo analizzare è la frequenza cardiaca anche se essa da sola non è molto significativa. Lo è molto di più se viene analizzata in parallelo alla velocità o alla VAM di riferimento.

Facciamo un esempio: se normalmente corriamo le ripetute a 4’/km ad una FC di 170 e nel giorno x si rileva una frequenza inferiore a quella abituale e si ha la sensazione di fare più fatica che di solito a mantenere la velocità, allora potremo dire con buona certezza di non aver recuperato dal giorno precedente o di non essere in giornata sì. In questa situazione è inutile insistere con un programma di alta intensità, meglio ripiegare su un piano B che potrebbe essere un giro in bicicletta a sensazione di sforzo leggero/moderato o una nuotata.

Immaginiamo invece di notare per 2-3 giorni che non si riesca a raggiungere le velocità di soglia o a tenere la VAM di riferimento mentre la FC stenta a salire. E’ chiaro che ci troviamo in una situazione di overtraining. In questo caso, non basterà una giornata di scarico, ma si dovrà prevedere un periodo di recupero attivo la cui durata dipenderà dall’entità del sovrallenamento e che comunque potrà variare tra i 5 ed i 10 gg.

Quando invece le gambe girano e la FC sale senza che si avverta una particolare sensazione di fatica ci troviamo in uno stato ottimale in cui avvertiamo il miglioramento indotto dai precedenti allenamenti. Allora avanti con il programma e carichiamo pure senza problemi.

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Un po’ di cyclette o un giro in bici leggero possono aiutare a recuperare

L’importanza del metodo

Ci sono persone istintive e persone razionali, questo accade anche nel mondo della corsa. Ovviamente, la mia formazione mi fa propendere per un approccio razionale in quanto esso può garantire, anche a chi non abbia qualità straordinarie, di migliorare onestamente e con continuità la propria prestazione (per approfondire: “Vietato improvvisare: la corsa è fatta di numeri”). Il metodo consiste nel quantificare la propria prestazione sia in gara che in allenamento: km, dislivello, frequenza cardiaca, velocità, VAM, peso. Questi sono i dati che, stagione dopo stagione, ci permetteranno di aumentare la consapevolezza di come ci stiamo allenando e affineranno la capacità di mettere insieme sensazioni e prestazioni. Attualmente, l’utilizzo di un cardio-gps, di cui abbiamo già ampiamente parlato qui e nei numeri precedenti, non si limita al monitoraggio dei dati solo in tempo reale, durante gli allenamenti. Questi strumenti sono infatti facilmente collegabili ad i rispettivi siti web che offrono la possibilità di scaricare, visualizzare, elaborare ed archiviare i dati di ogni allenamento (come funziona? Lo spieghiamo qui).

Passare qualche minuto al PC per analizzare l’andamento dell’allenamento e, ad esempio, per confrontare i dati della settimana con quelli della precedente sarà molto utile per capire se quelle sensazioni provate sul campo trovano effettivamente riscontro nei numeri del programma svolto. La continua verifica tra ciò che si fa e i dati che si rilevano accrescerà enormemente la capacità personale di prevedere le proprie prestazionigestendo al meglio l’allenamento.

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Al giorno d’oggi non è facile far finta di niente con gli anniversari. Condividere la propria vita sul web significa anche accettare di far sapere a tutti quanti anni hai.

A me non pesa, anzi, per celebrare il mio 57° compleanno ho chiesto a Luci e Marco di costruirmi un angolino nel blog per poter esprimere in diretta e senza filtri le mie idee.

Dato il mio anno di nascita è ovvio che non sia un “digital native”, comunque l’idea di poter parlare di quello che mi viene in mente, in maniera così diretta, mi affascina e quindi parto con questa roba nuova.

Il mio angolo privato di blog si chiamerà Doc’s Corner. Certo che l’idea di diventare un blogger un po’ mi spaventa. Non credo che in questo mondo così affollato di comunicazione si sia sentita la mancanza dei miei pensieri/riflessioni/commenti.

E quindi mi chiedo: ma chi me lo fa fare?

Diciamo che interpreto l’idea di avere un blog come un impegno a trasmettere delle idee indipendenti e personali, che nel mio intento potrebbero aiutare i lettori a stare meglio muovendosi e seguendo uno stile di vita più semplice e sano.

Nei prossimi mesi spero di riuscire a usare bene questo strumento e di trovare degli spunti interessanti di cui parlare.

A presto

Doc

Qualche tempo fa la nostra Running Charlotte sollevava sul suo blog una questione spinosa e tutta femminile: che fare nei giorni del ciclo mestruale? E’ bene allenarsi oppure no? Proviamo a risponderle e dare qualche ulteriore indicazione alle nostre lettrici: il parere di un dott…

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Premessa: non c’è una ricetta che vada bene per tutte le donne. La soglia del dolore, la motivazione allo sport, la risposta all’esercizio sono variabili soggettive che non è possibile prevedere a priori. Tuttavia, in linea di massima, la fase mestruale non abbassa la capacità prestativa e la storia dello sport cita molti esempi di medaglie olimpiche vinte durante i giorni “no”.

E’ vero anzi, come spiega Charlotte, che l’esercizio fisico stimola la produzione di endorfine, che diminuiscono il dolore addominale. Tradotto: se soffrite particolarmente durante le mestruazioni una corsetta leggera vi può far bene. Se non avete problemi i vostri risultati non dovrebbero risentire del calendario, ma attenzione ai particolari: imparate ad ascoltare il vostro corpo. E trovate il giusto equilibrio tra riposo e movimento. Un buon consiglio è non esagerare: chi ha un ciclo abbondante, infatti, rischia di andare incontro ad una forma di anemia da carenza di ferro.

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Il segreto è trovare un equilibrio con il proprio corpo

Proviamo a spiegarci: l’instaurarsi di uno stato anemico vero e proprio, con bassi valori di emoglobina, comporta una riduzione della capacità di trasporto dell’ossigeno e quindi una ridotta capacità di lavoro.

Il primo segnale del depauperamento dei depositi di ferro è un abbassamento della ferritina nel sangue. Poiché il ferro è un costituente dell’emoglobina e della mioglobina, cioè delle molecole che si legano all’ossigeno portandolo ai muscoli ed ai tessuti in genere, un suo abbassamento riduce la capacità di portare ossigeno ai muscoli durante lo sforzo, compromettendo così la performance.

Per questo le runners con cicli abbondanti dovrebbero controllare più spesso la ferritina, per smascherare eventuali situazioni di pre-anemia che, se trascurata, potrebbe esitare in un quadro anemico sideropenico (da carenza di ferro) con evidente calo prestativo e con tempi di recupero lunghi: i depositi di ferro dell’organismo impiegano diversi mesi per ricostituirsi.

Buon allenamento a tutte le signore e attenzione ai consigli in rete: chiedete sempre al vostro medico!

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Avete ancora spazio nella valigia? Veniamo in vacanza con voi. Niente di ingombrante: siamo grandi come un cardiofrequenzimetro. Sì perchè il vostro “orologio”, con la fascia e il cavetto per il pc, è un filo diretto con lo staff di Vitalia. 

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Vi piacerebbe essere seguiti nel vostro programma di allenamento anche mentre correte dall’altra parte del mondo? Vi piacerebbe avere ogni settimana la vostra tabella aggiornata in base ai risultati?

Bene, è possibile. Basta essere dotati di uno dei nuovi GPS-Cardio Garmin, indossarli durante l’allenamento (come funzionano?) e scaricare i dati sul pc, utilizzando programmi come Garmin Connect, MyAsics (che si appoggia comunque a al sistema Garmin) o il classico Strava (ve li presentiamo qui).

Tutte le informazioni saranno visualizzabili e analizzabili in remoto da chi vi sta seguendo: grazie all’analisi dei dati il vostro “coach” potrà fornirvi il nuovo programma. La tecnologia è molto semplice ed affidabile ed anche chi non è particolarmente “digitale” non troverà alcuna difficoltà. Per contro, i dati visualizzabili sono davvero tanti. Nei modelli di base (il costo si aggira intorno ai 150 euro) si possono vedere distanza, passo, frequenza cardiaca, altitudine e mappa del percorso. I modelli top – si va dai 300 ai 400 euro – consentono anche il calcolo del tempo di recupero e l’analisi delle caratteristiche di corsa come falcata, oscillazione verticale, frequenza dei passi e tempo di contatto al suolo. Tutto ciò, grazie ad un minuscolo accelerometro alloggiato all’interno della fascia cardiaca.

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Anche durante le ferie vi teniamo d’occhio… come in palestra!

Ce n’è quanto basta per poter capire anche a migliaia di km di distanza come stia procedendo il vostro allenamento, se avete recuperato bene, se state progredendo o se avete fatto un po’ troppo tardi la sera e state battendo la fiacca… Il vostro programma arriverà aggiornato e pronto per impegnarvi per un’altra settimana di corse.

Charlotte e le altre Girls lo stanno già usando e i loro dati arriveranno nel pc di Vitalia dai luoghi dove saranno in viaggio. Le seguiremo ovunque, senza mollare. Perché la Maratona non va mai in vacanza.

Qui il racconto di Charlotte.

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Dopo la chiacchierata con Max Lelli è la volta di un altro Max ai “microfoni” di Vitalia. Quello di oggi si chiama Testa ed è il medico di squadra della BMC cyclingDoctor Testa è un vecchio amico ed è uno che di Tour ne ha seguiti più di venti (qui l’intervista con la sua storia). Lo raggiungiamo al telefono mentre è all’arrivo di Oyonnax in attesa dei corridori.

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Max con i suoi ragazzi del Team BMC

Allora Max, come sta andando?

E’ un Tour durissimo. Tra cadute, fratture e farmacie dove andare a fare “shopping” non ho avuto un minuto di tregua in questi primi dieci giorni.

Come stanno i tuoi corridori?

Devo medicarne tre e ognuno tre volte giorno: la mattina, dopo l’arrivo e la doccia e prima di andare a letto. Ho consumato due valigie di farmaci e medicazioni negli ultimi tre giorni. Burghardt ha avuto una rottura del legamento acromio-claveare e sta correndo con un taping semirigido che gli faccio tutte le mattine. Soffre comunque moltissimo e fa fatica a spingere sul manubrio: è una lesione molto simile a quella che ha tolto di gara Froome.

Poi c’è stata la caduta di Atapuma…

Ha riportato una frattura al femore. Per la cronaca, una frattura che non avevo mai visto: si spiega solo con un tremendo colpo al ginocchio che scaricandosi sull’asse del femore ha procurato una linea di infrazione verticale.

Le Tour de France 2014 - Stage Seven

Non si contano le cadute al Tour 2014: vince chi resiste

Insomma un bollettino di guerra.

Il motivo principale è che c’è stato un tempo orrendo. Anche Tejay è un po’ provato dalle cadute, ma spero si riprenda bene nei prossimi giorni perché ha un’ottima condizione e può ancora dire la sua, soprattutto nella crono di 55 km.

Che cosa sai della caduta di Contador?

I nostri ci hanno raccontato che Alberto è arrivato dall’esterno della curva, velocissimo. La ruota anteriore è andata nel fango al lato della strada e lui è stato sbalzato di sella: la sua bici è rimbalzata al centro della carreggiata dove è stata schivata per un pelo dagli altri.

E adesso? Giochi chiusi e Nibali in carrozza fino a Parigi?

C’è ancora tanto da fare, i francesi gli faranno la guerra. Gli avrebbe fatto comodo avere un altro uomo da classifica (Contador o Froome) con cui dividere il peso degli attacchi. Ora lui è l’unico uomo da battere e con Alpi, Pirenei e lunga crono finale tutto può ancora succedere. Certo che Vincenzo è in gran forma e sta correndo benissimo.

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Contador si è dovuto ritirare per una frattura alla tibia

La sorpresa di quest’anno?

Il ritorno del ciclismo francese con pretendenti di tutto rispetto: Bardet, Gallopin e Pinot. Sono tre ciclisti forti e con buone squadre. Ai Francesi il podio manca da secoli…

E il doping?

Il livellamento è segno che lo sport è diventato più pulito. Nessuno riesce a fare un attacco di quelli che si vedevano dieci anni fa: si ha paura di sparare un’azione e di restare sui pedali. Invece ormai tutte le squadre hanno il nutrizionista che dà ordini allo chef.

Che ordini?

Rispetto al passato la dieta si è leggermente modificata. Oggi si tende a non superare il 55% di carboidrati, ma sono aumentate le proteine e i grassi vegetali. Ad esempio, noi usiamo molto l’avocado.

Ci si vede sull’Izoard?

Vi aspetto! E’ così vicino a voi!

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Riprendiamo il discorso sull’ability training per eliminare i dubbi: runners, ciclisti, sciatori, calciatori, sportivi tutti, non basta allenare il gesto tecnico! Alle vostre corse, pedalate, scarpinate, o partite dovete necessariamente aggiungere un lavoro di rinforzo muscolare finalizzato allo sviluppo delle vostre abilità di base (che cosa significa essere abili? Lo spieghiamo qui). Solo così ridurrete gli infortuni, vi sentirete meglio e soprattutto arriveranno i risultati. Un esempio? Se ciondolate sulla bicicletta una salita vi costerà il doppio della fatica: il problema non saranno le gambe ma la mancanza di stabilità. In una parola: non vi servono km ma dovete potenziare il core, cioè gli addominali profondi, che controllano la vostra posizione in sella, con esercizi come questi. Quando li avrete imparati bene sarà ora di complicarli, come vi suggeriamo qui sotto: fate attenzione a non saltare i passaggi. E non dimenticatevi di procurarvi una fitness ball!

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L’ability training prevede una progressione di esercizi fondata sul rispetto delle regole con cui sono classificati i vari movimenti. Tale classificazione va a costituire una scala di difficoltà che tiene conto dei punti di appoggio, del numero di piani su cui si svolge l’esercizio e del fatto che durante l’esercizio ci sia o no spostamento dal punto di partenza. In tal modo si riesce a costruire una progressione razionale fornendo stimoli sempre allenanti e che aumentano gradualmente il livello di abilità della persona.

Gli esercizi di questa settimana rappresentano uno step più avanzato rispetto ai precedenti e richiedono maggiori doti di forza e coordinazione in quanto i punti di appoggio sono stati ridotti da 4 a 3.

Buon allenamento!

Esercizio 1

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Esercizio 2

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Esercizio 3

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Esercizio 4

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Problemi con gli esercizi? Contattaci!

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Ricordi dolomitici e un in bocca al lupo ai fortunati al via domani: si corre la 28° MDD, diretta streaming su Rai Sport.

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La Maratona dles Dolomites l’ho fatta due volte, 2011 e 2012: se non fosse per gli impegni e per la difficoltà ad iscriversi la ripeterei ogni anno. E’ una gara bellissima, di cui si sa tutto grazie ad un’esposizione mediatica incredibile.

Penso però che il vero fattore critico di successo che ha fatto emergere questa gara nella moltitudine di competizioni che affollano il calendario sia l’amore degli organizzatori per la propria terra. Un amore che traspare dall’uso dell’antica lingua ladina, dai costumi locali, dal coinvolgimento della popolazione, dalla cura quasi maniacale per l’ambiente. Questi presupposti, uniti ad una cornice che non ha bisogno di essere descritta ed a un territorio focalizzato sul turismo, hanno fatto sì che la MDD diventasse “la gran fondo” per eccellenza, la maratona di NY del ciclismo.

Ecco allora che nella griglia d’onore, assieme a chi se l’è guadagnata con i piazzamenti delle precedenti edizioni, compaiono i nomi di personaggi noti dello sport, dello spettacolo, dell’industria e della politica. Tutti vogliono esserci. Tutti insieme nel freddo dell’alba dolomitica ad attendere che la voce del patron Michil Costa dia attraverso gli altoparlanti il via alla gara.

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Che cosa ricordo delle mie partecipazioni? Bellezza, educazione, organizzazione.

Bellezza del percorso che, seppur severo, non è cattivo: lascia passare dignitosamente chi si è preparato ed affronta la gara con l’onesta valutazione delle proprie capacità.

L’educazione degli organizzatori e della popolazione locale, ma anche quella dei partecipanti che sono più corretti rispetto alle altre gran fondo: non spingono, non fanno sorpassi azzardati, buttano i rifiuti solo nelle zone designate. Insomma, che l’educazione sia contagiosa…?

Infine l’organizzazione, che cura con attenzione microscopica ogni piccolo dettaglio della complessa macchina: i bus elettrici per spostarsi, i parcheggi, il centro dove si ritirano i pettorali, i volontari che indirizzano i partenti nelle griglie, quelli che li attendono ai ristori, quelli che li accolgono all’arrivo. Tutto è perfetto.

Ai fortunati che parteciperanno quest’anno, l’augurio di vivere una giornata indimenticabile!

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