Vitalia Next me!

vitalia salute medicina dello sport

Invecchiare bene è soprattutto continuare a fare le cose che ci piacciono, ma per riuscirci si deve mantenere un certo grado di efficienza fisica.

Esiste “il programma anti-ageing” che vada bene per tutti? Forse no, non tutti abbiamo gli stessi obiettivi e ognuno ha un proprio livello di performance: c’è chi vorrebbe continuare a correre, c’è chi desidera camminare, chi vuole sciare e chi vuole giocare a golf, c’è poi chi deve controllare la pressione o il peso per evitare di sviluppare il diabete. Insomma, ognuno ha le proprie aspirazioni.

Ecco perché un programma che ci aiuti ad invecchiare bene, ad essere il “prossimo me” (next me) che vorremmo, deve essere su misura per ognuno di noi.

Vitalia Next Me parte quindi dalla definizione degli obiettivi per la prossima decade di vita. Ognuno può quindi scegliere consapevolmente quali sono le priorità per i prossimi anni. Ad ognuno degli obiettivi corrisponde un livello di forza muscolare, di resistenza, di equilibrio e di peso. Se ad esempio si desidera continuare a sciare, la forza muscolare richiesta sarà molto più elevata di quella che serve se si desidera solo continuare a camminare. Se invece il problema è il diabete, alimentazione e esercizio aerobico moderato saranno gli elementi fondamentali del programma.

Il passaggio successivo consiste nel verificare la condizione attuale con test specifici non invasivi per misurare questi parametri. La valutazione funzionale prenderà in esame la resistenza aerobica, forza, equilibrio, composizione corporea.

In questo modo si può definire un piano di esercizio personalizzato che ci porti dallo stato attuale a quello desiderato. L’allenamento sarà quindi rivolto al miglioramento della capacità aerobica attraverso esercizio prolungato a intensità leggera o moderata, all’aumento della forza muscolare con esercizi con i pesi o a corpo libero, a movimenti per il miglioramento della mobilità e dell’equilibrio, il tutto associato a un piano alimentare che corregga gli errori e che integri gli elementi carenti.

Insomma, oramai è scientificamente provato che la miglior medicina per una lunga e buona vita è fondamentalmente l’esercizio fisico associato a una dieta sana ed equilibrata.

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni. Con un programma realmente su misura sviluppato sulla base dei tuoi obiettivi e del tuo stato di salute ti aiutiamo ad essere il “prossimo me”. 

 

 

vitalia salute medicina dello sport

Liberi dalla routine nella routine.

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Muoversi, mangiare in modo sano ed equilibrato e respirare consapevolmente sono aspetti fondamentali per stare bene.

Il periodo di ferie è il momento ideale per concedersi queste attenzioni beneficiando al meglio delle vacanze. E’ fondamentale staccare la testa dagli impegni lavorativi tanto quanto non arrestare totalmente l’attività fisica e le buone abitudini alimentari. Questi ultimi aspetti possono essere vissuti in maniera più liberatoria, piacevole se praticati all’aria aperta in un contesto di completo relax.

Come seguire al meglio una routine da vacanza.

Alzati, rinfrescati la faccia, indossa un completo sportivo e inizia la giornata con un risveglio muscolare per attivare al meglio il core, quell’insieme di muscoli che costituisce il giro vita. Dedica 15’ del tuo tempo per rafforzare il cuore della tua struttura muscolo scheletrica.

Rafforzare il core migliora la capacità di mantenimento dell’equilibrio e favorisce la prestazione del gesto tecnico sportivo rendendo il movimento più fluido e dinamico ed è la miglior prevenzione del mal di schiena.

Non scordarti di fare una buona colazione prima di goderti il tempo libero

Inizia la giornata con un bicchiere di acqua, banale ma fondamentale!

La colazione deve essere ricca e nutriente anche in vacanza. Mantenere la sazietà tra i pasti ti permetterà di evitare inutili spuntini a base di cibi processati e zuccherini come focacce e gelati.

Valuta bene la fonte proteica della tua colazione: uova fresche, yogurt bianco intero, ricotta, affettato rappresentano una valida scelta. Abbina quindi un cereale a basso indice glicemico come pane tostato o fiocchi di avena. Per ultimo non dimenticare una fonte di grassi buoni: noci, mandorle, cocco, creme spalmabili di frutta a guscio, avocado o olio extravergine di oliva.

Evita i succhi di frutta industriali e abbina piuttosto della frutta fresca.

Una palestra all’aperto

Puoi sfruttare l’ambiente che ti circonda per dare spazio all’attività fisica che più ti piace:

La Routine Vitalia Vacanze vuole essere uno spunto per rendere piacevole e allo stesso tempo dinamica la tua pausa estiva senza privarti di un meritato riposo.

L’attività aerobica outdoor non andrebbe mai interrotta poiché i benefici sono molteplici.

Ossigenazione dei muscoli, produzione della vitamina D, miglioramento della funzione cardiovascolare, eliminazione dei radicali liberi, miglioramento della resistenza e delle funzioni respiratorie facilitando la capacità di recupero, prevenzione dalle malattie virali, benessere psicofisico e per ultimo ma non per questo meno importante maggior consumo di calorie e grassi.

Concludi al meglio la tua giornata con 10’ di stretching attivo per migliorare l’elasticità e la mobilità osteo-articolare favorendo un rilasciamento delle componenti stressogene fisiche e mentali.

Ricordati di respirare, ma bene! Qualsiasi momento è quello giusto.

Respirare è un atto involontario e naturale su cui raramente poniamo la nostra attenzione, eppure i benefici della respirazione sono molteplici e essenziali per il nostro benessere fisico e mentale.

Ecco alcuni dei principali benefici della respirazione:

  1. Fornisce ossigeno alle cellule per la produzione di energia soprattutto utilizzando i grassi
  2. Elimina le tossine: La respirazione aiuta a eliminare l’anidride carbonica e altre sostanze tossiche dal nostro corpo, contribuendo a mantenere l’equilibrio acido-base e a sostenere la funzione dei nostri organi di eliminazione come i polmoni e i reni.
  3. Riduce lo stress: La pratica della respirazione profonda e consapevole è un potente strumento per ridurre lo stress e l’ansia. La respirazione profonda attiva il sistema nervoso parasimpatico, inducendo uno stato di calma e rilassamento.
  4. Supporta il sistema immunitario: Una corretta ossigenazione del corpo aiuta a mantenere il sistema immunitario forte e sano, favorendo la capacità del corpo di combattere infezioni e malattie.
  5. Migliora la funzione polmonare: La pratica regolare della respirazione profonda e controllata può migliorare la capacità polmonare e la ventilazione, favorendo una migliore ossigenazione del sangue.
  6. Promuove il benessere cardiovascolare: Una respirazione regolare e profonda può contribuire a ridurre la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, beneficiando il cuore e il sistema cardiovascolare.
  7. Favorisce il sonno: La pratica della respirazione profonda e rilassante prima di coricarsi può aiutare ad alleviare l’insonnia e migliorare la qualità del sonno.

In sintesi, la respirazione è uno strumento potente per il benessere generale. Incorporare pratiche di respirazione consapevole nella nostra routine quotidiana può apportare benefici sia per il corpo che per la mente.

Il Team Vitalia ti augura delle serene e piacevoli vacanze e ti aspetta per ripartire presto carichi di nuove energie con programmi di allenamento, nutrizione e check up medici.

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Di corsa verso le maratone d’autunno.

Prepararsi per una maratona richiede impegno, disciplina e un piano di allenamento ben strutturato. Ne abbiamo parlato con il team di Vitalia che da anni prepara maratoneti, trail runner e sportivi di endurance di vario livello con VAT (Vitalia Adaptive Program). Ecco alcuni dei suggerimenti che ci hanno dato per aiutarti ad arrivare in forma ai 42 km.

Dottor Massarini, da dove comincia il percorso per la Maratona?

Rispondo da medico: ovviamente da una visita completa con spirometria e elettrocardiogramma sotto sforzo per verificare che non ci siano problemi medici.

Sarebbe anche opportuno aggiungere un esame del sangue per individuare da subito eventuali carenze di ferro, anemie e altre anomalie che potrebbero essere corrette con terapie mediche o integratori.

E poi?

Superato questo step ci si può focalizzare sulla valutazione della capacità fisiche con test specifici per il podista: soprattutto ci affidiamo al test di Mader con la misurazione del lattato e della frequenza cardiaca per la determinazione della soglia. Durante il test prendiamo anche nota della cadenza alle varie velocità e facciamo una video analisi per evidenziare eventuali vizi posturali ed errori tecnici.

Ci interessa fare una valutazione osteopatica e kinesiologica perché intervenire su articolazioni disfunzionali e muscoli contratti migliora il rendimento e riduce il rischio di infortuni.

Analizziamo anche la composizione corporea per individuare il peso ideale.

A questo punto la fase di indagine è conclusa e possiamo creare un programma di allenamento “su misura”.

Che ruolo hanno le altre figure professionali del team?

Passo a loro la parola.

Chiediamo allora a Fabio Basaglia, Osteopata.

Riprendiamo l’atleta mentre corre su treadmill ed eseguo dei test osteopatici e kinesiologici che mi danno indicazioni per intervenire con trattamenti mirati e verificare che essi si riflettano nella tecnica di corsa. Se necessario vengono poi prescritti degli esercizi specifici di cui si occupano le kinesiologhe Eva Girard e Claudia Sapienza.

Eva e Claudia come interagite nel pratico?

Scegliamo gli esercizi che servono a rinforzare i gruppi muscolari che servono a stabilizzare l’assetto di corsa ed eventualmente insistiamo nei lavori di allungamento. Periodicamente facciamo anche una seduta di massaggio per scaricare le tensioni muscolari insorte durante i lavori più pesanti.

Il coach Matteo Siletto di cosa si occupa?

Io mi occupo di supervisionare il lavoro sul campo e di analizzare i dati degli allenamenti raccolti con i cardio-GPS e memorizzati su piattaforme digitali. Questo costante monitoraggio dei dati mi permette di verificare che gli allenamenti producano effettivi miglioramenti e che non siano troppo duri o troppo blandi.

Se l’atleta usa dei wearable, possiamo acquisire informazioni anche sul sonno e sul recupero che ci aiutano a modulare il carico. E’ un lavoro che abbiamo iniziato a fare 6 anni fa utilizzando un parametro, l’HRV (heart rate variability) che è molto indicativo. Adattare il carico alle risposte organiche è il cuore di VAT che è il programma con cui seguiamo la performance.

Infine chiediamo ad Anna Carlin, nutrizionista, quale è il suo ruolo?

Innanzitutto devo correggere eventuali macro errori dell’alimentazione, mi focalizzo molto sulla qualità degli alimenti e sulla corretta proporzione tra carboidrati, grassi e proteine per raggiungere gli obiettivi di peso e poi verifichiamo che la glicemia durante la giornata sia più stabile possibile e che durante gli allenamenti si raggiungano i livelli desiderati. Anche qui la tecnologia è importante: usiamo infatti il sensore di glicemia super sapiens che, applicato al braccio, trasmette all’app sul cellulare i dati in tempo reale.

Ma tutto ciò non è troppo complicato e dedicato solo ai professionisti?

Sembra ma non è così, è più difficile spiegarlo che farlo. L’atleta professionista è più facile da gestire rispetto all’amatore che avendo una vita di lavoro deve inserire l’allenamento nei momenti liberi e quindi deve ottimizzare tutto per poter migliorare e ridurre il rischio di stancarsi troppo o di infortunarsi.

Se avete in progetto una maratona autunnale, questo è il periodo di iniziare con il team Vitalia e con VAT Vitalia Adaptive Program!

 

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni. Con un programma data driven studiato su misura ti accompagniamo alle maratone autunnali al meglio della forma fisica. 

 

 

Pedalare fa bene all’ambiente e alla persona. Pedala che ti passa!

Vitalia e il ciclismo hanno sempre pedalato insieme sia per chi vuole andare più forte che per chi vuole stare meglio. 

Abbiamo sempre lavorato sia per migliorare gli aspetti legati al benessere della persona sia per raggiungere soddisfacenti e ambiziosi risultati sportivi. 

Per questo il ciclismo e la bici è un mondo a noi molto caro.

 

Chi pedala regolarmente ottiene infatti molteplici vantaggi quali:

 

In questo percorso verso la salute e la performance i dati sono fondamentali perché è su di essi che si costruiscono i programmi e si misurano i risultati.

Partendo da una valutazione medica e da test accurati, pedalata dopo pedalata, Vitalia ti accompagna nel raggiungimento dei tuoi obiettivi con piani di allenamento mirati e quotidianamente adattati grazie alla condivisione dei dati dell’atleta, trattamenti osteopatici e piani nutrizionali.

La nostra esperienza pluriennale nella gestione dei dati di allenamento e biometrici è una garanzia per il miglioramento delle performance evitando quegli errori che possono causare problematiche di salute e riduzioni della prestazione.

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni, insieme possiamo pedalare più forte e andare più lontano.

 

 

INSIDE & OUTSIDE VITALIA

 

In occasione dell’arrivo della tappa del giro d’Italia al Technogym Village, nel giorno di riposo del giro, si terrà una tavola rotonda con la presenza del metodologo dell’allenamento della squadra Euskatel Inigo Mujika, del nutrizionista della Jumbo Visma Asker Jeukendrup, del dottore  Massimo Massarini, medico dello sport, e del professor Vincenzo Lomonaco esperto di Intelligenza Artificiale per parlare delle nuove metodologie di allenamento nel ciclismo. Moderatore Davide Cassani.

Pedalare fa bene alla persona e all'ambiente

Glicemia sotto controllo

Conoscere il valore della glicemia durante la giornata è fondamentale sia per chi vuole perdere peso, sia per chi è alla ricerca della prestazione ed, in generale, per chi vuole sentirsi bene attraverso alimentazione ed esercizio.

Fino ad ora si è cercato di creare piani alimentari che, attraverso la scelta degli alimenti e del timing di assunzione potessero raggiungere l’effetto desiderato. Oggi è invece possibile spingersi oltre ed avere dati oggettivi sulla risposta dell’organismo con l’uso di un biosensore che misura la glicemia nel tempo.

Come funziona il Biosensore

Si tratta di un piccolo bottone da applicare al braccio e che attraverso un sottilissimo micro ago rileva gli zuccheri accumulati nell’interstizio cellulare, in continuo per 15 giorni inviando i dati ad un app dedicata. Gli stessi dati sono visualizzati anche dal nutrizionista che può interagire, inviando messaggi e consigli per correggere l’alimentazione e fornire tecniche diverse e indicazioni utili a gestire la glicemia.

Perché è utile 

Uno degli obiettivi principali di un corretta piano nutrizionale è tenere stabile la glicemia e quindi l’insulina nel quotidiano e di mantenerla alta durante le attività sportive intense e prolungate.

E’ infatti ben risaputo che i picchi di glucosio nel sangue inducono una risposta dell’insulina che manda gli zuccheri nelle cellule muscolari e del fegato dove hanno due strade: essere utilizzati per produrre energia, se si sta facendo esercizio, o essere trasformati in grassi nel caso si sia inattivi.

Ci sono però molti fattori che interagiscono e uno stesso alimento, assunto in situazioni e abbinamenti nutrizionali differenti, può dare una risposta glicemica alterata.

Quindi, una dieta, per quanto corretta, può avere un impatto diverso sulla persona e la risposta può essere valutata soltanto nel tempo. Ora, grazie al biosensore il controllo è immediato e le correzioni possono essere fatte subito ottimizzando i risultati e i tempi.

A chi è utile

Chi deve perdere massa grassa potrà controllare la glicemia nelle ore di inattività, mantenendola su valori contenuti e riuscendo a gestire eventuale senso di fame.

Gli sportivi che praticano attività di endurance come corsa, ciclismo, triathlon, sci di fondo, trail, potranno verificare di essere sempre

correttamente alimentati per evitare cali di prestazione e per ottimizzare la performance.

Le persone con valori pressori elevati e iperglicemia o diabete di Tipo II avranno uno strumento incredibile per mantenere il controllo dell’insulina ed evitare gli effetti pro-infiammatori di una dieta errata.

Soggetti con squilibri ormonali e disturbi quali emicrania, ovaio policistico, endometriosi, infertilità potranno lavorare con l’aiuto del nutrizionista su una dieta antinfiammatoria adattata alle proprie esigenze.

Composizione corporea, piano nutrizionale, biosensore.

Il servizio prevede un’accurata analisi della composizione corporea, grazie alla quale si ottengono dati sull’idratazione, sull’infiammazione, sul grasso corporeo e sulla massa muscolare.

Si passa quindi alla formulazione del piano nutrizionale che terrà conto delle eventuali patologie e dell’attività fisica svolta. Si applicherà quindi il biosensore che invierà i dati all’app e al nutrizionista.

Chiamaci per saperne di più

1: Shah VN, DuBose SN, Li Z, Beck RW, Peters AL, Weinstock RS, Kruger D, Tansey M, Sparling D, Woerner S, Vendrame F, Bergenstal R, Tamborlane WV, Watson SE, Sherr J. Continuous Glucose Monitoring Profiles in Healthy Nondiabetic Participants: A Multicenter Prospective Study. J Clin Endocrinol Metab. 2019 Oct 1;104(10):4356-4364. doi: 10.1210/jc.2018-02763. Erratum in: J Clin Endocrinol Metab. 2022 Mar 24;107(4):e1775-e1776. PMID: 31127824; PMCID: PMC7296129.

 

2: Holzer R, Bloch W, Brinkmann C. Continuous Glucose Monitoring in Healthy Adults-Possible Applications in Health Care, Wellness, and Sports. Sensors (Basel). 2022 Mar 5;22(5):2030. doi: 10.3390/s22052030. PMID: 35271177; PMCID: PMC8915088.

 

Il Trattamento Manipolativo Osteopatico nel bilanciamento del Sistema Nervoso Autonomo

Introduzione

Quando pensiamo al trattamento osteopatico lo immaginiamo sempre rivolto alla struttura muscolo-scheletrica. Nel nostro immaginario l’osteopata è colui che tratta esclusivamente le disfunzioni muscolari o articolari a seguito di traumi o di problematiche da sovraccarico.

In realtà il ruolo dell’Osteopata è molto più ampio. I campi di applicazione si stanno pian piano aprendo alle patologie neuro-degenerative, alla neo-natalità, alle patologie psicologiche-psichiatriche, al campo stomato-gnatico, visivo ecc. Questo perché il trattamento manipolativo è in grado di stimolare processi di adattamento molto profondi e complessi.

Osteopatia e Sistema Nervoso Autonomo

In particolare la letteratura scientifica sta mettendo in evidenza il ruolo del trattamento osteopatico nelle condizioni di stress elevato e nello specifico nel riequilibrio del sistema nervoso autonomo (SNA).

Il SNA è quella parte del sistema nervoso che garantisce le funzioni vitali (battito cardiaco, respiro, funzioni ormonali ecc). Il SNA è composto da due componenti: la componente ortosimpatica (l’acceleratore del nostro organismo) e la componente parasimpatica (il freno del nostro organismo). Uno sbilanciamento verso uno di questi due sistemi comporta una riduzione del miglior adattamento fisiologico, evidenziando uno stato di stress.

Per quantificare il bilanciamento del SNA viene utilizzata la misura della variabilità della frequenza cardiaca (HRV). L’HRV è una misura che dipende dalle differenze temporali che sussistono tra un battito cardiaco ed un altro. Maggiore sarà l’HRV più in “salute” sarà il SNA. Viceversa, un minor grado di HRV sarà associato ad una condizione di stress o di scarso adattamento. Trovate QUI maggiori indicazioni sul SNA e sull’HRV.

L’effetto del trattamento osteopatico sull’HRV

Esistono ad oggi numerose evidenze scientifiche in cui viene indagata la relazione tra trattamento osteopatico e l’HRV. Questi studi, utilizzando diversi approcci di trattamento osteopatico, hanno messo in evidenza un effetto benefico sul bilanciamento del SNA attraverso la misurazione dell’HRV. In particolare, in caso di perdita di un buon bilanciamento a seguito di stress cronico o di dolore il trattamento osteopatico è in grado di attivare la risposta parasimpatica, aumentando le capacità di adattamento a stimoli stressogeni (interni ed esterni). In sostanza, nelle condizioni in cui si presenta una iper-attivazione del sistema ortosimpatico (situazioni di dolore, infiammazione cronico) o nelle fasi di stress che inducono invece un generale abbassamento della “potenza” del nostro SNA, il trattamento manipolativo agendo prevalentemente sulla componente parasimpatica è in grado di stimolare un bilanciamento ed un incremento della potenza del sistema. Questo porterà ad una migliore capacità di adattamento fisiologico, riducendo quindi lo stato disfunzionali a cui eravamo sottoposti.

Così come il trattamento osteopatico non mira solo alla componente muscolo-scheletrica, è anche vero che la manipolazione non necessita sempre di tecniche “dirette” e rapide (i classici thrust, ovvero le manovre in cui l’osteopata fa “schioccare” le articolazioni). Al contrario, l’osteopata ha nel suo “bagaglio” professionale, una serie di approcci e tecniche manuali che possono agire a livello mio-fasciale, viscerale e sull’asse cranio-sacrale. Queste tecniche risultano estremamente dolci e vengono svolte con tempi di azione prolungati. Un tale approccio mira in maniera diretta al miglioramento della funzionalità tessutale o di mobilità del distretto trattato (es. la mobilità del diaframma, la riduzione di tensione a livello cervicale, ecc), ma dall’altro presenta come effetto indiretto la stimolazione del nervo vago che è il principale attore del sistema parasimpatico. Questa azione produrrà così un effetto sistemico per via della risposta a livello del SNA.

Quando andare dall’osteopata per migliorare il bilanciamento del SNA

In generale le due situazioni che possono necessitare di un intervento dell’osteopata per bilanciare il SNA sono le condizioni di dolore cronico, ovvero quella sintomatologia dolorosa che si protrae nel tempo e che difficilmente riesce ad essere gestita e/o ridotta e le condizioni di stress elevato ovvero quando siamo sottoposti a periodi di “sovraccarico” sia fisico che mentale che portano il nostro organismo verso una condizione di disfunzione o patologia.

In entrambe le condizioni, l’approccio osteopatico può garantire un ottimo risultato potenziando le risorse interne della persona per gestire e ridurre dolore e stress.

A seguito di una valutazione quantitativa dell’HRV e della valutazione posturale ed osteopatica, il trattamento manipolativo sarà completamente individualizzato, in modo da trattare le aree del corpo che presentano una riduzione di mobilità o di adattamento fisiologico e stimolare la miglior risposta adattiva dell’organismo.

L’approccio integrato di Vitalia

Il nostro approccio, in tutti i campi di nostro interesse, dall’allenamento di alto livello alla rieducazione funzionale, è sempre multi-disciplinare ed integrato. Per questo riteniamo che il trattamento osteopatico sia essenziale per “rimuovere” meccanismi fisiologici che alla lunga possono portare a condizioni disfunzionali o patologiche. Ma il trattamento osteopatico deve sempre essere visto in congiunzione con un piano di esercizio fisico ed un approccio alimentare corretto ed individualizzato. Con la sinergia di queste componenti sarà possibile “potenziare” il proprio stato di salute raggiungendo la salute nella sua forma migliore.

Il programma BackToLife mira esattamente a questo. Ovvero, riportare la nostra salute al centro a seguito del difficile periodo di quarantena. E con l’integrazione di trattamento manuale, esercizio ed alimentazione siamo in grado di agire su tutte le componenti del nostra salute per garantire il miglio risultato possibile!

Referenze

ALIMENTAZIONE AI TEMPI DI COVID: QUALCHE CONSIGLIO PER ORIENTARSI IN QUARANTENA

La maggior parte di noi in questo momento così particolare si starà interrogando sul se e sul come impostare il proprio regime alimentare…
A giudicare dalle immagini postate sui social e dai rumors , probabile che ai più sia venuta voglia di gettare la spugna e utilizzare il cibo, tanto e troppo, nella sua veste consolatoria.
Ma è davvero la scelta più opportuna?
Prima di rispondere, ritengo opportuno ricordare a tutti il concetto di infiammazione cronica sistemica di basso grado.
Detta anche l’assassino nascosto (o la madre di tutte le malattie) è una condizione patologica diffusa ed in continuo aumento nei paesi industrializzati, correlata allo stile di vita (pattern dietetico, sedentarietà, alterazione dei ritmi circadiani) e all’inquinamento ambientale. Promuove numerose patologie tra le quali obesità, diabete tipo 2, aterosclerosi, neoplasie maligne e malattie neurodegenerative.
I fattori più importanti collegati con la sua insorgenza / progressione sono:
1) l’eccessiva assunzione calorica, l’acidosi metabolica latente, l’eccessiva produzione di insulina, la disbiosi intestinale e la carenza di fibre, lo squilibrio omega 3 / omega 6, tra le cause dietetiche;
2) la ridotta / assente attività fisica;
3) lo stress e l’alterazione dei ritmi biologici.

Proprio in questo periodo questi fattori si combinano pericolosamente, sommando i loro effetti negativi; questo ci dovrebbe imporre una riflessione su come scegliere al meglio gli alimenti da includere nella nostra dieta e la loro preparazione.
Di seguito qualche consiglio utile iniziando dai carboidrati.
Sono il nostro tallone d’Achille, in questo momento più che mai; che si ami il dolce o il salato loro ne fanno sempre parte sotto forma di zuccheri o farine bianche per i dolci e di farine raffinate o cereali perlati per primi, pizze, pane e focacce. Bisognerebbe dunque ridurne l’indice e il carico glicemico limitandone le quantità e utilizzando al posto dello zucchero il miele, lo sciroppo d’agave o il succo d’acero; al posto delle farine raffinate quelle integrali macinate a pietra, così come i cerali integrali o quelli decorticati.
Per la verdura e la frutta mai come in questo momento sono utili; sono fonte di vitamine e minerali, rinforzano le difese immunitarie proteggendo le vie respiratorie, consentono un’ottima idratazione (contendo in media oltre il 90% di acqua), sono ricche di fibre che aiutano il microbiota intestinale a mantenere il suo equilibrio e infine col loro volume aiutano a raggiungere più rapidamente il senso di sazietà. La verdura può essere assunta cruda a pranzo e cotta a cena; la frutta lontano dai pasti in quantità di uno/due pezzi al giorno.

Da non trascurare il ruolo dei grassi: utilizzate l’olio extravergine di oliva (meglio a crudo) e l’avocado ricchi di grassi mono-insaturi ma ricordate anche gli acidi grassi omega tre che sono presenti nel pesce (soprattutto quello azzurro) e in alcuni semi oleaginosi (semi di lino) e nella frutta secca (in particolare le noci).

Per le proteine infine 0.8/1 grammi pro/kilo è la quantità giornaliera raccomandabile; in assenza di controindicazioni particolari è importante che siano presenti in tutti i pasti (suddivise in circa ¼ a colazione, ¼ a pranzo e ½ a cena); assunte all’inizio dello stesso aumentano il senso di sazietà e riducono l’indice glicemico del pasto nel suo insieme. Indicato alternare in ogni pasto quelle animali (carne, pesce, uova latte/formaggi) con quelle vegetali (legumi come ceci, lenticchie, fagioli, piselli e soia).

Questo momento difficile ci sta offrendo la possibilità di dedicare più tempo, cura ed attenzione alla preparazione dei nostri pasti: proviamo ad utilizzarlo al meglio per preparare ricette gustose e salutari; saranno utili per fisico e mente, nostro e dei nostri cari!

Dott. Ettore Pelosi

Medico Nutrizionista

Ipertensione arteriosa ed esercizio fisico

Ipertensione arteriosa che cos’è?

L’ipertensione arteriosa è uno tra i più comuni fattori di rischio ed è associata con un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e, in modo particolare, per cause cardiovascolari. Si parla di pressione normale-alta quando i valori di pressione arteriosa sistolica (massima) risultano compresi tra 130-139 mmHg e/o quelli di pressione arteriosa diastolica (minima) sono compresi tra 85-89 mmHg; si definisce ipertensione arteriosa, invece, un quadro pressorio con valori di pressione sistolica ≥ 140 mmHg e/o pressione diastolica ≥90 mmHg.

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Le modifiche dello stile di vita (alimentazione, attività fisica, stress, ecc) risultano delle strategie molto utili sia nella prevenzione che nel trattamento dell’ipertensione arteriosa e l’esercizio fisico, in particolare, assume un ruolo di primaria importanza. È dimostrato, infatti, che una sola sessione di esercizio fisico aerobico è in grado di ridurre di circa 5-7 mmHg i valori pressori di un soggetto iperteso. Inoltre, l’effetto ipotensivo può mantenersi fino a 22 ore successivamente alla sessione di esercizio fisico aerobico.

Gli studi in letteratura hanno analizzato dei programmi che prevedevano un allenamento aerobico (camminata, jogging, corsa e bicicletta), per una media di 40 minuti a sessione, 3 volte a settimana ad un’intensità pari al 65% della frequenza cardiaca di riserva (HRR). Considerando tutte le categorie, gli esercizi aerobici hanno determinato riduzioni medie della pressione a riposo, tra i 2 ed i 5 mm Hg (dal 2% al 4%) per la sistolica e tra i 2 e i 3 mm Hg (dal 2% al 3%) per la diastolica. Nonostante l’apporto alla riduzione della pressione indotta dall’esercizio aerobico possa sembrare modesto, è stato stimato che una riduzione della pressione sistolica a riposo di 2 mm Hg determina una riduzione della mortalità per eventi cardiovascolari e per tutte le cause rispettivamente del 6 e 10%.

Ipertensione arteriosa e attività fisica

Le raccomandazioni dell’American College of Sport Medicine sulla prescrizione di esercizio fisico per soggetti ipertesi sono le seguenti:

 

L’esercizio fisico, dunque, rimane una pietra miliare nella prevenzione, nel trattamento e nella gestione dell’ipertensione arteriosa insieme alle altre strategie di carattere alimentare e farmacologico.

 

Fonte bibliografica:

Pescatello, L. S., Franklin, B. A., Fagard, R., Farquhar, W. B., Kelley, G. A., & Ray, C. A. (2004). Exercise and hypertension. Medicine & Science in Sports & Exercise, 36(3), 533-553.

sovraccarico funzionale, come gestirlo!

Sempre più spesso i Runner si trovano a doversi confrontare con infortuni/fastidi/dolori, legati al sovraccarico funzionale. Infatti, seppur la corsa sia un gesto motorio naturale, gli impatti ripetuti con il terreno possono comportare grandi carichi da dover “gestire” e distribuire a livello muscolo-scheletrico.

Che cos’è il sovraccarico funzionale?

L’insieme degli impatti con il terreno, se non adeguatamente distribuiti ed assorbiti, tende a favorire ciò che viene chiamato “sovraccarico funzionale”. Nella sostanza, la struttura muscolo-scheletrica e le sue componenti fasciali tendono a perdere la loro abilità di gestire e reagire agli stimoli esterni comportando degli scompensi posturali che spesso sono causa di infortuni, infiammazioni ecc.

mattia al lavoro durante un massaggio per ridurre il sovraccarico funzionale

Una struttura in sovraccarico funzionale andrà rapidamente incontro a condizioni disfunzionali. E infatti la percentuale di Runner che subiscono infortuni da “stress ripetuti” è elevatissima. In uno studio del 2007 (van Gent, et al.) si parla di percentuali che variano dal 20% all’80%.

Nel Running i 7 infortuni principali sono:

  1. sindrome femoro-rotulea
  2. tendinite dell’achilleo
  3. contratture e lesione al bicipite femorale
  4. fascite plantare
  5. periostite
  6. sindrome della bandelletta ileo-tibiale
  7. fratture da stress (spesso a livello dei metatarsi).

Chi è passato da una o più di queste problematiche sa che il percorso di recupero è spesso lungo e frustrante. Per questo sempre più spesso si pone l’accento, soprattutto nel Running, sull’importanza della prevenzione.

In questo senso, i consigli classici riportano l’importanza di un buon riscaldamento, l’utilità dello stretching, la necessità di un programma di allenamento adeguato e supervisionato da un esperto, una dieta corretta ed una attrezzatura (le scarpe nello specifico) adatte alle proprie caratteristiche.

In associazione a queste strategie, del tutto corrette ed importanti, è molto utile svolgere una analisi della propria postura e individuare le strutture e/o i distretti corporei che si trovano in una condizione di tensione eccessiva o restrizione di mobilità. In questo senso, il trattamento osteopatico svolge un ruolo chiave.

L’osteopatia utilizza tecniche manipolative che agiscono su diverse strutture dell’organismo, quali le articolazioni, i muscoli, le fasce, i visceri, basandosi sul principio cardine che il movimento è vita. Pertanto, per l’osteopata, è necessario individuare le aree dell’organismo che presentano una restrizione di mobilità (es. ridotto movimento di due capi articolari) e, tramite una indagine manuale e tecniche manipolative, riportare un corretto movimento all’interno della struttura individuata in restrizione per innescare i processi di autoguarigione di cui è naturalmente dotato l’organismo.

Ritornando ai 7 infortuni “classici” del Runner, l’osteopata tramite la sua valutazione può individuare precocemente le strutture che stanno andando incontro ad un processo disfunzionale, ripristinando il corretto movimento e la corretta postura, eliminando il sovraccarico funzionale e allontanano il rischio di infortuni.

Come l’osteopatia risolve le problematiche legate al sovraccarico funzionale?

Uno degli aspetti chiave dell’osteopatia è che si basa su un approccio sistemico. In sostanza, per l’osteopata non è detto che un dolore, per esempio, alla spalla, derivi necessariamente da un problema intrinseco alla spalla, ma la causa del dolore potrebbe essere da ricercare in strutture limitrofe, come il collo o il gomito; o anche in strutture più “distanti” come il fegato, l’osso sacro o la caviglia. Questo approccio nasce dalla considerazione che tutte le strutture del corpo sono, in maniera più o meno diretta, in relazione tra loro e che quindi ci possa essere una fitta rete di influenze che comporta situazioni “tensionali”, con riduzione della mobilità anche a distanza.

Facendo un esempio pratico, capita sovente di dover trattare il bacino e la colonna lombare per evitare o limitare gli effetti di un dolore al tendine d’Achille, questo perché un bacino ruotato (ad esempio per vizi posturali) comporta una dismetria degli arti, con successivo sovraccarico su un arto inferiore. Tale sovraccarico in molti casi si riverbera sulla catena cinetica posteriore che può comportare una tendinite all’achilleo.

In altre occasioni invece, l’osteopata tratta l’articolazione tibio-tarsica (caviglia) per problematiche legate ai muscoli flessori di coscia (bicipite femorale in primis). Questo perché una mobilità alterata a livello della caviglia può produrre una tensione fasciale sulla muscolatura della gamba (spesso i muscoli peronieri), comportando una disfunzione alla testa del perone e di conseguenza una maggiore tensione sul bicipite femorale.

Questi due esempi mettono in luce come un sovraccarico funzionale in una determinata regione, possa scatenare meccanismi disfunzionali che portano ad una sintomatologia in un’area differente del corpo. Se si agisse per via sintomatologica, trattando la regione dolente, non si risolverebbe la causa (il sovraccarico funzionale) e quindi il sintomo tornerebbe a farsi sentire nel giro di poco tempo.

Pertanto, per tornare ad essere quella “macchina da corsa” che siamo stati, è necessario fare in modo che il nostro organismo sia in grado di gestire i traumi ripetuti che la corsa comporta. In questo modo si potrà godere di tutti i benefici del Running allontanando il rischio di infortuni.

Acido ialuronico contro l’artrosi al ginocchio

Artrosi alle ginocchia? La soluzione si chiama acido ialuronico: una sostanza che il nostro corpo produce naturalmente, ma che in alcuni casi va integrata tramite infiltrazioni. Il “doc” Massarini spiega come funziona la terapia e quali novità propone Vitalia agli sportivi.

L’artrosi

L’artrosi del ginocchio è una delle patologie più diffuse ed invalidanti e consiste in una degenerazione delle cartilagini che ricoprono i capi articolari di questa articolazione. Si stima che l’80% della popolazione sopra i 55 anni presenti segni radiologici della patologia: spesso è causata da sovrappeso e favorita dalla sedentarietà, ma anche molti sportivi lamentano problemi alle cartilagini per traumi ripetuti. Le evidenze mediche supportano la necessità di praticare attività fisica moderata per prevenire l’insorgenza della malattia e per rallentarne il decorso, ma un altro importante aiuto ci viene dalla farmacologia e dall’acido ialuronico: una sostanza che viene iniettata direttamente nell’articolazione.

Cos’è l’acido ialuronico

La sostanza è presente in alta concentrazione in alcune parti del corpo umano. In particolare

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acido ialuronico artrosi

L’acido ialuronico contenuto nei tessuti viene continuamente metabolizzato ed eliminato: per cui è fondamentale che l’organismo continui a sintetizzarne di nuovo per rimpiazzare quello metabolizzato. Con l’invecchiamento, o in presenza di particolari condizioni patologiche, la produzione di acido ialuronico tende a diminuire, favorendo così la comparsa del processo osteoartrosico. 

A cosa serve

Perchè se manca l’acido ialuronico cominciano i dolori? Esso è presente nel liquido sinoviale che bagna le superfici articolari. Questo liquido agisce assorbendo gli urti e lubrificando le parti mobili articolari: protegge così la cartilagine articolare e trasporta le sostanze nutritive alle cellule della cartilagine stessa. All’interno dell’articolazione, dunque, l’acido ialuronico svolge un doppio ruolo: per la sua capacità di interagire con recettori specifici ricopre un’azione antiinfiammatoria e per le sue proprietà viscoelastiche diminuisce gli attriti delle superfici cartilaginee deteriorate.

acido ialuronico ginocchio

In situazioni di particolare carenza, è dunque indispensabile integrare la produzione naturale con i farmaci. L’offerta è ampia: in funzione della gravità del processo degenerativo si possono iniettare preparati con caratteristiche diverse. In caso di patologia di grado lieve o moderato, si sceglierà un acido ialuronico di peso molecolare ottimale (peso molecolare 500-730 KDa) per svolgere i suoi effetti biologici sulla cartilagine; nei casi di grado severo, dove la cartilagine è irrimediabilmente compromessa e quindi l’effetto biologico risulta meno importante, si utilizzerà un acido ialuronico con adeguate caratteristiche visco-elastiche.

Quantità e frequenza dei trattamenti vanno valutati caso per caso, ma in linea generale negli anziani si operano tre infiltrazioni a distanza di una settimana una dall’altra, da ripetere ogni 3-6 mesi in base alla sintomatologia.

Un prodotto ancora più efficace per gli sportivi

Vitalia propone da tempo la terapia e ha recentemente introdotto un nuovo preparato particolarmente utile agli atleti.

sci alpinismo e acido ialuronico per sportivi

La ricerca farmaceutica, infatti, ha elaborato una sostanza che esercita un’attività biologica anti-infiammatoria e di rallentamento della progressione del danno cartilagineo ed ha al contempo un forte potere lubrificante. Essa funziona inoltre come shock-absorber: grazie alle caratteristiche viscoelastiche del biopolimero, che si comporta come un cuscinetto protettivo tridimensionale.

La nuova molecola di acido ialuronico si chiama HYADD 4 e  grazie alla particolare struttura chimica rimane in articolazione fino a 28 giorni ed è in grado di mantenere la sua struttura a reticolo tri-dimensionale, e quindi l’effetto shock-absorber, anche dopo sollecitazioni ripetute. L’elevato potere lubrificante riduce inoltre l’attrito tra le superfici cartilaginee e favorisce l’instaurarsi dei processi riparativi della cartilagine, messi in moto dallo stesso polimero attraverso le sue proprietà biologiche: si ottiene così un miglioramento della funzionalità articolare.

Lo HYADD 4 è dunque particolarmente adatto per quei pazienti affetti da osteoartrosi lieve-moderata che conservano uno stile di vita dinamico e per gli sportivi che hanno subito danni articolari cartilaginei acuti o da over-use. In questi casi esso può rallentare l’evoluzione del danno e ridurre il dolore. Un ulteriore vantaggio è che bastano due sole infiltrazioni per ottenere miglioramenti per molti mesi.

Esercizi associati alla terapia dell'acido ialuronico

Non bastano le infiltrazioni

Certo non è sufficiente la terapia infiltrativa: va associata ad un adeguato programma di esercizio fisico e rinforzo muscolare. Infatti la corretta attivazione muscolare permette all’articolazione di muoversi con maggiore controllo e quindi di ridurre il traumatismo sulla cartilagine. L’approccio rieducativo deve essere quello della ricostruzione degli schemi motori che risultano per forza alterati a causa del dolore cronico. Va studiato dunque per ciascun paziente un piano di esercizi, che seguendo la progressione codificata nell’Ability Training (ne parliamo qui), stimoli il recupero funzionale del gesto atletico.

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