Invecchiare in salute grazie al programma Vitalia “Next me”.

 

programma longevità torino

Invecchiare in salute.

Il cambiamento di paradigma, da malattie croniche a salute cronica.

L’invecchiamento della popolazione si accompagna ad un aumento delle patologie croniche, la maggior parte delle quali è causata da scorrette abitudini di vita: diete ipercaloriche e ricche di cibi processati, sedentarietà, alcool, fumo. La spesa sanitaria per curare obesità, diabete, sindrome metabolica e altre patologie correlate è quindi enorme e sarà praticamente insostenibile nei prossimi anni. È perciò urgente che si cambi il paradigma della sanità e che si pensi in termini di prevenzione piuttosto che di cura.

Come attuare il cambiamento?

Solo attraverso un processo di educazione delle persone da parte di medici e altre figure come il nutrizionista, lo psicologo, lo specialista dell’esercizio fisico si può pensare di modificare lo stile di vita abbattendo il rischio di insorgenza di malattie e creando le basi per una longevità sana e più economica.

Nella pratica, questo cambiamento dalla cura alla prevenzione implica un approccio completamente diverso nei confronti delle persone e la creazione di strutture che diffondano la cultura del benessere.

In Vitalia ci occupiamo proprio di questo. Il nostro staff è preparato e dedicato a questo tipo di intervento perché da 20 anni abbiamo cercato di migliorare la qualità di vita di coloro che si rivolgono a noi attraverso un processo che, partendo da un esame clinico-funzionale, arrivi a formulare un piano concreto e personalizzato che fondamentalmente trova nell’esercizio e nell’alimentazione individualizzati la strada per raggiungere una situazione di benessere psicofisico e rimanerci più a lungo possibile.

Il nostro approccio.

Il programma per la longevità in salute deve basarsi sulle capacità fisiche attuali e partire da queste per migliorare le tre qualità di base della forma fisica: resistenza, forza e flessibilità. Quindi, l’allenamento deve essere definito in maniera precisa sia nelle tipologie di esercizi sia nell’intensità e quantità dei carichi.

Il tutto deve essere finalizzato all’obiettivo che si intende raggiungere negli anni a venire. Se l’ambizione è quella di vivere tranquillamente in autosufficienza, passeggiando e muovendosi in sicurezza, il piano di esercizio sarà molto tranquillo; se invece i desideri sono di continuare a praticare uno sport impegnativo, il programma sarà più intenso. Infine si dovranno considerare eventuali patologie già esistenti che potrebbero essere l’ipertensione o diabete o problematiche di tipo ortopedico e adattare gli esercizi di conseguenza.

Il fattore stress entra nella valutazione iniziale in quanto è possibile “misurarlo” dal punto di vista fisiologico e mettere in pratica azioni mirate per contrastarlo, come ad esempio la respirazione guidata, tecniche di mindfulness, determinati tipi di esercizio e igiene del sonno.

L’analisi precisa della composizione corporea è altresì fondamentale per guidare le corrette scelte sul piano nutrizionale. Valutare lo stato di infiammazione, l’idratazione, la massa muscolare e la massa grassa ci permette di scegliere correttamente il tipo di alimenti, il loro timing e eventuali integratori.

L’utilizzo dei dati ottenibili dai wearable, movimento, sonno, stress, allenamento, consente di chiudere il cerchio e di basare l’intervento su elementi obiettivi invece che su sensazioni soggettive.

In fondo il processo per il raggiungimento di una longevità è tanto semplice quanto sofisticato: si tratta infatti di saper valutare lo status quo della persona e da questo partire per raggiungere gli obiettivi desiderati, controllando i vari aspetti dell’intervento con l’allenamento, l’alimentazione, il supporto motivazionale verso un cambiamento dello stile di vita.

In Vitalia il programma per la longevità in salute si chiama “Next me” proprio perché ognuno desidera diventare un se migliore cambiando con gradualità e senza “accelerazioni” brusche, controllando ogni aspetto del percorso nel rispetto delle proprie caratteristiche e capacità.

Contattaci per definire il programma su misura per diventare il “Next me” che ognuno desidera.

programma longevità torino

Questione di statica: le posture anteriore e posteriore

 

Simmetria posturale

Ormai lo sappiamo, lo abbiamo già definito. Il nostro organismo non è nato e non si è sviluppato per trovarsi in una condizione di totale simmetria posturale. Essa infatti non permetterebbe il movimento e le normali funzioni vitali. Al contrario siamo asimmetrici (leggi QUI il nostro articolo sulla valutazione posturale). E questo è fisiologico e salutare, fino a che tali asimmetrie non diventano eccessive ed il corpo va incontro a situazioni di sovraccarico.

La postura statica

C’è però un aspetto nell’analisi posturale, che fa riferimento proprio alla fase in cui il corpo è in una condizione statica. Questa analisi ed è in grado di delineare alcune caratteristiche peculiari del nostro adattamento posturale.

Quando siamo in piedi, in posizione confortevole, con un buon appoggio su entrambi i piedi, le braccia rilassate lungo i fianchi ed il capo rivolto in avanti, la sensazione è quella di essere “dritti”, nel senso di verticali e perpendicolari al terreno.

Questa posizione, chiamata ortostatismo, è un grande indicatore della nostra postura.

Ricordiamoci che la postura è la posizione che il nostro corpo assume nello spazio ed è un adattamento del nostro corpo al carico da gestire (forza di gravità), agli squilibri muscolo-scheletrici, ed a tutti gli eventi interni ed esterni che possono interagire con il nostro organismo.

Bene, quando ci troviamo in ortostatismo, seppur la sensazione sia quella di essere “dritti”, nella maggior parte dei casi (limitandoci alle sole asimmetrie in senso antero-posteriore) il nostro corpo tende a pendere in avanti oppure indietro.

Tale inclinazione delinea le cosiddette posture statica anteriore o posteriore.

Postura in statica neutra

Postura in statica anteriore

Postura in statica posteriore

Come mai siamo inclinati?

Nella sostanza, il sistema posturale tende a portare l’allineamento del corpo proteso avanti o proteso indietro, come se ci fosse un filo invisibile che dal cranio traziona l’organismo in avanti o indietro.

Il motivo per cui c’è questa inclinazione è legato ad aspetti di adattamento neuro-muscolo-scheletrico. Ovvero il nostro organismo a partire dalla nostra conformazione scheletrica, tende a ricercare la posizione più ergonomica possibile. Quella cioè che garantisce la massima resa (funzionalità del corpo) con la minor spesa energetica.

Questa situazione però comporta spesso retrazioni muscolari e compensi della componente scheletrica che a lungo andare portano ad una degenerazione dei tessuti e quindi allo sviluppo di disfunzioni o patologie.

Se analizziamo questi adattamenti dal punto di vista delle catene miofasciali (l’insieme di muscoli che agiscono simultaneamente per garantire una specifica funzionalità come ad es. la flessione e l’estensione del tronco), possiamo identificare alcuni aspetti specifici.

In questo caso facciamo riferimento alle catene miofasciali anteriore e posteriore, composte da una serie di muscoli che agiscono in maniera sinergica e gli uni “contro” gli altri per garantire la nostra “verticalità”.

Catena miofasciale superficiale posteriore – tratto da Meyers, Anatomy Trains

Catena miofasciale superficiale anteriore – tratto da Meyers, Anatomy Trains

 

Nello specifico, le catene miofasciali tendono con una azione attiva a riportare il sistema ad una postura neutra, grazie alla contrazione dei muscoli ad essa appartenenti.

La catena miofasciale anteriore tenderà a sbilanciarci in avanti, mentre la catena miofasciale posteriore all’indietro.

Postura in statica e adattamento miofasciale

Se analizziamo un soggetto che si trova in una condizione di statica anteriore (inclinazione del proprio corpo verso l’avanti) è presumibile che la muscolatura della catena miofasciale posteriore sia in una condizione di retrazione. Questo perché i muscoli che dalla fascia plantare proseguono posteriormente, vengono messi in tensione per centralizzare il più possibile la postura ed evitare una eccessiva anteriorizzazione del baricentro.

Al contrario un soggetto che si trova in una condizione di statica posteriore avrà una maggiore attivazione (con probabile retrazione) della catena miofasciale anteriore.

Consideriamo che la tendenza posturale in anteriorità o posteriorità è spesso una caratteristica che ci contraddistingue per tutta la vita. Il che comporta una attivazione “cronica” delle catene miofasciali preposte alla gestione della postura con una probabile retrazione della componente fasciale e quindi una perdita di flessibilità ed una maggiore possibilità di incorrere in infiammazioni o problematiche legate a quei gruppi muscolari.

Considerazioni

Ovviamente il semplice schema di statica anteriore e posteriore è estremamente semplificato, e non tiene in considerazione i molteplici adattamenti individuali che uno schema complesso come quello posturale può adottare.

Risulta comunque estremamente importante valutare la statica eretta in senso di tendenza all’anteriorità o posteriorità per individuare quale sia lo schema preferenziale e individuare quindi il sistema miofasciale che più facilmente possa incorrere o agire in una condizione disfunzionale.

Una volta individuato lo schema posturale preferenziale si potrà agire con alcuni semplici esercizi che abbiano la funzione di allentare le tensioni miofasciali e ridare maggiore flessibilità muscolare. A questo è spesso bene associare una serie di manipolazioni per migliorare l’intero adattamento posturale ed evitare quindi l’instaurarsi di patologie da sovraccarico.

Diaframma, il muscolo del respiro, il muscolo della postura

Il diaframma toracico

Il diaframma toracico è il muscolo respiratorio per eccellenza, e come tale compie la sua azione (abbassamento della sua porzione centrale in inspirazione ed un ritorno durante l’espirazione) durante ciclo respiratorio.

Il diaframma è posto come una cupola che suddivide la cavità toracica (superiore) da quella addominale (inferiore). Durante la respirazione la sua azione ha un ruolo sulle pressioni di questi due “contenitori”. In inspirazione l’azione del diaframma aumenta la pressione nella cavità addominale, diminuendola invece nella cavità toracica e facilitando quindi l’ingresso di aria nei polmoni.

 

Respirazione, ma non solo

In aggiunta alla sua funzione primaria (appunto quella respiratoria), per via dei suoi aspetti anatomo-funzionali, il diaframma svolge una serie di attività molto complesse. Esse spaziano dal controllo posturale statico e dinamico, all’anticipazione delle gestualità motorie, dall’agevolazione della fonazione al supporto del controllo digestivo e circolatorio.

Ma oltre ad agire su di una serie di componenti, subisce anche l’influenza di eventi stressanti o di situazioni emotivamente importanti.

Ecco come il diaframma toracico risulta così importante e complesso per gli aspetti funzionali e posturali.

Le correlazioni del diaframma

Il diaframma si trova al centro di una serie di strutture finemente dedicate al controllo posturale. Infatti, il diaframma è direttamente connesso con le sue porzioni tendinee al passaggio dorso-lombare. In questo tratto si svolge lo svincolo delle catene crociate, ossia il movimento di rotazione opposta tra il torace ed il bacino (schema necessario nella deambulazione e nella corsa).  Inoltre, le inserzioni tendinee del diaframma giungono alle vertebre lombari (da L1 a L4).

Anche dal punto di vista muscolare le relazioni anatomiche sono molteplici. Infatti il diaframma è in stretta connessione con i muscoli psoas e quadrato dei lombi, che rivestono un ruolo fondamentale nella mobilità del bacino e nella “compressione” della regione addominale. Oltre ad avere relazioni dirette con i muscoli addominali (trasverso dell’addome in primis) e della colonna lombare (multifido).

Risulta quindi chiaro che il diaframma non possa essere visto come una struttura a sé stante, ma in stretta e sinergica relazione con una serie di componenti muscolari e articolari che giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento della stabilità posturale e nella corretta mobilità del bacino e degli arti.

Le disfunzioni del diaframma

In molti casi viene perso l’automatismo della respirazione diaframmatica, attuando invece una respirazione di tipo toracico. Questo tipo di respirazione risulta meno efficiente e crea spesso disordini o dolori alle spalle e al tratto cervicale della colonna. In molti casi, la causa di una respirazione “alta” cioè di tipo toracico (e non “bassa” cioè di tipo diaframmatico) è ascrivibile alle difficoltà di attivazione del diaframma o a condizioni di rigidità del diaframma stesso o del tratto dorso-lombare della colonna. Una difficoltà di attivazione o una rigidità del diaframma possono comportare importanti alterazioni a carico della postura, fino a giungere all’insorgenza di vere e proprie patologie, quali le lombalgia e le cervicalgie croniche.

Dal punto di vista osteopatico il diaframma può subire delle disfunzioni legate alla sua naturale mobilità. Ovvero può ridurre il suo range di movimento in abbassamento (inspirazione) o nel ritorno (espirazione), o entrambi. La riduzione di mobilità comporta anche un aumento della “rigidità” del muscolo, causando ripercussioni a livello muscolo-scheletrico delle componenti ad esso connesso per via diretta ed indiretta.

Come risolvere le disfunzioni diaframmatiche e mantenerne la piena funzionalità?

Una disfunzione del diaframma ha bisogno di essere trattata. Il trattamento manuale consiste nel “liberare” il diaframma e le sue porzioni tendinee dalle tensioni di natura posturale o derivanti da eventi stressanti, che possono limitare la funzionalità del diaframma stesso ed inficiare la biomeccanica della colonna. Parliamo di trattamenti manipolativi osteopatici che si sono già dimostrati utili in molti studi (es. Gonzalez-Alvarez, et al., 2016) e consentono, tramite una dolce pressione sulla cupola diaframmatica, di individuare e ridurre la tensione nelle porzioni diaframmatiche in restrizione.

Questo approccio ha il duplice vantaggio di agire direttamente sul diaframma garantendone una maggiore funzionalità, ma anche di lavorare in maniera indiretta sulla fitta rete di relazioni muscolo-scheletriche del diaframma, garantendo una migliore mobilità dell’intero tratto dorso-lombare.

A seguito del trattamento manipolativo osteopatico è utile svolgere esercizi di attivazione della respirazione diaframmatica ed eventualmente un allenamento specifico per la resistenza della muscolatura respiratoria.

Per l’attivazione diaframmatica, di solito vengono svolti semplici esercizi in cui, partendo dalla posizione in decubito supino, con le gambe piegate, i piedi in appoggio sul terreno, e le mani posizionate sull’addome, si compiono alcune respirazioni profonde cercando, durante la fase inspiratoria, di gonfiare l’addome e percepire la muscolatura diaframmatica che si abbassa. In fase espiratoria invece l’addome si deve contrarre, permettendo al diaframma di ritornare alla posizione neutra.

Una volta presa coscienza dell’attivazione del diaframma partendo dalla posizione supina, è possibile svolgere esercizi simili ma dalla stazione seduta e da in piedi, in modo da percepire le differenze di attivazione in base alla postura mantenuta.

 

Quando l’attivazione del diaframma e la respirazione addominale diventano di facile gestione, può essere utile, allenare in maniera specifica il diaframma (esattamente come alleniamo altri gruppi muscolari). Bisogna ricordare che il diaframma è un muscolo posturale tonico, che necessita di un allenamento della sua capacità di resistenza e non di massima espressione di forza. Per poter ottenere questi risultati esistono strumenti (come lo SpiroTiger) che sfruttano il meccanismo dell’iperpnea (aumento della ventilazione polmonare) isocapnica (mantenimento dei livelli di anidride carbonica). Questi sistemi hanno il grande vantaggio di poter allenare in maniera specifica il diaframma anche per tempi molto prolungati, evitando di incorrere in “giramenti di testa” o nella compensazione della muscolatora respiratoria accessoria. Inoltre, offrono la possibilità di modificare ed adattare i parametri di frequenza respiratoria, garantendo quindi un allenamento del diaframma ad intensità (es. frequenza respiratoria simile a quella di gara) e con volumi respiratori differenti.

Questa fase risulta molto importante per garantire la massima funzionalità ed efficienza del diaframma durante lo sforzo.

Una serie di attività che consentono di eliminare le disfunzioni, migliorare l’attivazione ed infine allenare nello specifico uno dei muscoli più importanti del nostro organismo, migliorando lo stato di salute e ridurre il rischio di infortuni o alterazioni posturali.

PosturalCheck – la valutazione posturale integrata di Vitalia

Anche in questo periodo di isolamento e quarantena è utile mantenere o migliorare il proprio atteggiamento posturale. Questo per evitare di incorrere in disfunzioni e patologie a carico del sistema muscolo-scheletrico. Ma cos’è la postura? E come fare a valutarla? In questo articolo vi spieghiamo la “nostra formula” ovvero il #PosturalCheck.

Postura

La postura è definita come la posizione che il nostro corpo assume nello spazio. Rappresenta l’adattamento al carico da gestire (forza di gravità), agli squilibri muscolo-scheletrici, ed a tutti gli eventi interni ed esterni che possono interagire con il nostro organismo.

L’atteggiamento del nostro corpo è garantito dal sistema posturale, che è un insieme complesso di strutture appartenenti al sistema nervoso (centrale e periferico) e muscolo-scheletrico.

Non esiste una postura completamente simmetrica o in equilibrio (che renderebbe il nostro corpo statico senza nessuna possibilità di movimento) ma esistono strategie di compenso posturale che possono essere gestite al meglio senza causare alcun tipo di problema. In altri casi invece, il corpo, avendo “finito” le possibilità di compenso, tende a sovraccaricare una struttura specifica dell’organismo portando a lungo andare una condizione disfunzionale e alla patologia.

Per questo motivo, anche in assenza di sintomi o problematiche, è utile svolgere con una certa frequenza (in base alla tipologia di sforzi e attività che si svolgono quotidianamente) una valutazione posturale.

Perchè il postural check?

Il postural check non mira ad identificare ogni singola asimmetria o squilibrio posturale, ma deve in maniera più dettagliata e fine, individuare le strategie del complesso adattamento posturale individuale e definire se e dove la postura presenta uno scompenso (o disfunzione).

Svolgere una tale valutazione posturale ha la principale finalità di prevenire disfunzioni, sintomi e l’instaurarsi di patologie da sovraccarico funzionale.

Sia per gli sportivi che non questa passaggio risulta quindi di grande rilevanza.

Come avviene una valutazione posturale?

La nostra “formula” per una valutazione posturale funzionale è piuttosto complessa ed è costituita da diversi passaggi.

1. Simmetria statica. La prima fase è composta da una serie di misurazioni sulla simmetria posturale in postura statica. Con una serie di fotografie (di fronte, di spalle e dai due lati, in flessione ed in estensione) e grazie ad un software dedicato analizziamo e misuriamo gli angoli, le distanze e le simmetrie dei segmenti articolari. In particolare rivestono molta importanza le altezze dei gran troncateri, delle spine iliache (anteriori e posteriori) degli angoli scapolari e delle spalle. Valutiamo poi in maniera quantitativa la proiezione della statica (anteriore o posteriore), i compensi a livello di anca, bacino e colonna, gli shift laterali di sacro e cranio e le inclinazioni a livello dei diaframmi.

Questa prima fase ci permette di identificare aree che presentano una alterazione di simmetria e situazioni di scompenso.

 

 

 

 

 

 

 

 

2. Test di mobilità. E’ svolta facendo eseguire alcuni movimenti che permettono di identificare le aree in restrizione di mobilità. Vengono svolti movimenti attivi per la valutazione della componente articolare (flessione anteriore del tronco, flessione laterale del tronco, rotazioni della colonna, flessione dell’anca ecc). Durante questi test l’analisi video è ortientata allo svolgimento del movimento analizzando le fasi in cui si mettono in atto compensi posturali o in cui il movimento risulta meno “pulito”. 

3. Analisi del passo. In ultima analisi viene svolto un test di cammino che con l’uso di software dedicato, indica i parametri della gait analisys, quali i tempi di contatto dei piedi sul terreno, la lunghezza del passo. Con questo test otteniamo la valutazione funzionale per eccellenza, individuando come lo schema posturale globale si adatti alla deambulazione.

In conclusione

Una volta conclusi tutti questi test abbiamo a disposizione una serie molto ampia di dati, che con la giusta interpretazione consentono di avere una situazione molto dettagliata e precisa della condizione posturale.

Si parte dai test più statici per arrivare a quelli più dinamici e funzionali, perché secondo la nostra visione la valutazione posturale deve focalizzarsi sull’adattamento dell’individuo ai compiti di vita quotidiana e non solamente analizzare asimmetrie dei segmenti articolari.

Una volta completato il postural check, viene redatto un report di individuale ed in caso di situazioni da risolvere o trattare, viene proposta una serie di esercizi di natura posturale.

Una buona salute passa anche dalla buona conoscenza della propria postura.  Ecco perchè un postural check ben studiato e completo è in grado di fornire moltissime informazioni utili per poter migliorare la propria condizione fisica e per prevenire sintomi dolorosi, disfunzioni o patologie.

ALIMENTAZIONE AI TEMPI DI COVID: QUALCHE CONSIGLIO PER ORIENTARSI IN QUARANTENA

La maggior parte di noi in questo momento così particolare si starà interrogando sul se e sul come impostare il proprio regime alimentare…
A giudicare dalle immagini postate sui social e dai rumors , probabile che ai più sia venuta voglia di gettare la spugna e utilizzare il cibo, tanto e troppo, nella sua veste consolatoria.
Ma è davvero la scelta più opportuna?
Prima di rispondere, ritengo opportuno ricordare a tutti il concetto di infiammazione cronica sistemica di basso grado.
Detta anche l’assassino nascosto (o la madre di tutte le malattie) è una condizione patologica diffusa ed in continuo aumento nei paesi industrializzati, correlata allo stile di vita (pattern dietetico, sedentarietà, alterazione dei ritmi circadiani) e all’inquinamento ambientale. Promuove numerose patologie tra le quali obesità, diabete tipo 2, aterosclerosi, neoplasie maligne e malattie neurodegenerative.
I fattori più importanti collegati con la sua insorgenza / progressione sono:
1) l’eccessiva assunzione calorica, l’acidosi metabolica latente, l’eccessiva produzione di insulina, la disbiosi intestinale e la carenza di fibre, lo squilibrio omega 3 / omega 6, tra le cause dietetiche;
2) la ridotta / assente attività fisica;
3) lo stress e l’alterazione dei ritmi biologici.

Proprio in questo periodo questi fattori si combinano pericolosamente, sommando i loro effetti negativi; questo ci dovrebbe imporre una riflessione su come scegliere al meglio gli alimenti da includere nella nostra dieta e la loro preparazione.
Di seguito qualche consiglio utile iniziando dai carboidrati.
Sono il nostro tallone d’Achille, in questo momento più che mai; che si ami il dolce o il salato loro ne fanno sempre parte sotto forma di zuccheri o farine bianche per i dolci e di farine raffinate o cereali perlati per primi, pizze, pane e focacce. Bisognerebbe dunque ridurne l’indice e il carico glicemico limitandone le quantità e utilizzando al posto dello zucchero il miele, lo sciroppo d’agave o il succo d’acero; al posto delle farine raffinate quelle integrali macinate a pietra, così come i cerali integrali o quelli decorticati.
Per la verdura e la frutta mai come in questo momento sono utili; sono fonte di vitamine e minerali, rinforzano le difese immunitarie proteggendo le vie respiratorie, consentono un’ottima idratazione (contendo in media oltre il 90% di acqua), sono ricche di fibre che aiutano il microbiota intestinale a mantenere il suo equilibrio e infine col loro volume aiutano a raggiungere più rapidamente il senso di sazietà. La verdura può essere assunta cruda a pranzo e cotta a cena; la frutta lontano dai pasti in quantità di uno/due pezzi al giorno.

Da non trascurare il ruolo dei grassi: utilizzate l’olio extravergine di oliva (meglio a crudo) e l’avocado ricchi di grassi mono-insaturi ma ricordate anche gli acidi grassi omega tre che sono presenti nel pesce (soprattutto quello azzurro) e in alcuni semi oleaginosi (semi di lino) e nella frutta secca (in particolare le noci).

Per le proteine infine 0.8/1 grammi pro/kilo è la quantità giornaliera raccomandabile; in assenza di controindicazioni particolari è importante che siano presenti in tutti i pasti (suddivise in circa ¼ a colazione, ¼ a pranzo e ½ a cena); assunte all’inizio dello stesso aumentano il senso di sazietà e riducono l’indice glicemico del pasto nel suo insieme. Indicato alternare in ogni pasto quelle animali (carne, pesce, uova latte/formaggi) con quelle vegetali (legumi come ceci, lenticchie, fagioli, piselli e soia).

Questo momento difficile ci sta offrendo la possibilità di dedicare più tempo, cura ed attenzione alla preparazione dei nostri pasti: proviamo ad utilizzarlo al meglio per preparare ricette gustose e salutari; saranno utili per fisico e mente, nostro e dei nostri cari!

Dott. Ettore Pelosi

Medico Nutrizionista

Ipertensione arteriosa ed esercizio fisico

Ipertensione arteriosa che cos’è?

L’ipertensione arteriosa è uno tra i più comuni fattori di rischio ed è associata con un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e, in modo particolare, per cause cardiovascolari. Si parla di pressione normale-alta quando i valori di pressione arteriosa sistolica (massima) risultano compresi tra 130-139 mmHg e/o quelli di pressione arteriosa diastolica (minima) sono compresi tra 85-89 mmHg; si definisce ipertensione arteriosa, invece, un quadro pressorio con valori di pressione sistolica ≥ 140 mmHg e/o pressione diastolica ≥90 mmHg.

IMG_4648

Le modifiche dello stile di vita (alimentazione, attività fisica, stress, ecc) risultano delle strategie molto utili sia nella prevenzione che nel trattamento dell’ipertensione arteriosa e l’esercizio fisico, in particolare, assume un ruolo di primaria importanza. È dimostrato, infatti, che una sola sessione di esercizio fisico aerobico è in grado di ridurre di circa 5-7 mmHg i valori pressori di un soggetto iperteso. Inoltre, l’effetto ipotensivo può mantenersi fino a 22 ore successivamente alla sessione di esercizio fisico aerobico.

Gli studi in letteratura hanno analizzato dei programmi che prevedevano un allenamento aerobico (camminata, jogging, corsa e bicicletta), per una media di 40 minuti a sessione, 3 volte a settimana ad un’intensità pari al 65% della frequenza cardiaca di riserva (HRR). Considerando tutte le categorie, gli esercizi aerobici hanno determinato riduzioni medie della pressione a riposo, tra i 2 ed i 5 mm Hg (dal 2% al 4%) per la sistolica e tra i 2 e i 3 mm Hg (dal 2% al 3%) per la diastolica. Nonostante l’apporto alla riduzione della pressione indotta dall’esercizio aerobico possa sembrare modesto, è stato stimato che una riduzione della pressione sistolica a riposo di 2 mm Hg determina una riduzione della mortalità per eventi cardiovascolari e per tutte le cause rispettivamente del 6 e 10%.

Ipertensione arteriosa e attività fisica

Le raccomandazioni dell’American College of Sport Medicine sulla prescrizione di esercizio fisico per soggetti ipertesi sono le seguenti:

 

L’esercizio fisico, dunque, rimane una pietra miliare nella prevenzione, nel trattamento e nella gestione dell’ipertensione arteriosa insieme alle altre strategie di carattere alimentare e farmacologico.

 

Fonte bibliografica:

Pescatello, L. S., Franklin, B. A., Fagard, R., Farquhar, W. B., Kelley, G. A., & Ray, C. A. (2004). Exercise and hypertension. Medicine & Science in Sports & Exercise, 36(3), 533-553.

Infiammazione Cronica Sistemica di Basso grado: la dieta per prevenirla

Che cos’è l’infiammazione cronica sistemica di basso grado

L’ infiammazione Cronica Sistemica di Basso Grado è una condizione patologica diffusa ed in continuo aumento, legata a nuovi stili di vita e a inquinamento ambientale. Si tratta di un processo infiammatorio sistemico fortemente correlato con

  1. tipo di alimentazione (l’eccessiva assunzione calorica, l’acidosi metabolica latente, l’eccessiva produzione di insulina, la disbiosi intestinale e la carenza di fibre, lo squilibrio omega 3 / omega 6),
  2. scarsa / assente attività fisica,
  3. stress e alterazione dei ritmi biologici.

L’infiammazione cronica sistemica di basso grado si manifesta con una costellazione di segni e sintomi aspecifici (sovente interpretati come “fisiologiche” manifestazioni dell’invecchiamento) che includono astenia, sonnolenza diurna, insonnia notturna, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ecc. ecc.

Nel tempo, la sua mancata correzione, promuove numerose patologie comprese obesità, diabete tipo 2, neoplasie maligne e malattie neurodegenerative (in particolare la malattia di Alzheimer, Sclerosi Multipla e Morbo di Parkinson). Coinvolge infatti il connettivo e le cellule di tutti i tessuti e organi del nostro corpo: dal sistema nervoso alla cute, dal sistema respiratorio a quello immunitario.

Come contrastare l’infiammazione Cronica Sistemica di Basso grado

Alimenti Infiammazione Cronica Sistemica di Basso grado

Alimenti per prevenire l’infiammazione Cronica Sistemica di Basso grado

Per contrastare efficacemente l’infiammazione cronica sistemica di basso grado, ed eliminare disturbi presenti da mesi o anni, basterebbe applicare alcuni accorgimenti al nostro stile di vita. I principali consistono nel cambiamento del pattern dietetico con la scelta di una dieta anti-infiammatoria che prevede la presenza di un’alta percentuale di cibi alcalinizzanti (a scapito di quelli acidificanti), l’aumento delle fibre e degli acidi omega 3, la riduzione degli zuccheri semplici, dei grassi saturi e del sale, ma anche una riduzione complessiva dell’apporto calorico, lo svolgimento costante di una moderata attività fisica di tipo aerobico ed una miglior gestione dello stress.

In sostanza basterebbe consumare in abbondanza verdure, ortaggi e frutta (verdure e ortaggi in tutti i pasti, la frutta meglio negli spuntini, scegliendo prodotti di stagione, locali e se possibile biologici) carboidrati complessi (soprattutto a colazione e a pranzo e sotto forma di cereali integrali, alternando tra quelli con e senza glutine (riso, mais, grano saraceno, quinoa, amaranto e miglio con frumento, farro, orzo, segale, avena e kamut)), limitare le proteine animali (carne, pesce, uova, latte/formaggi) alternandole con quelle vegetali dei legumi (ceci, lenticchie, fagioli, piselli e soia) oppure della frutta secca (noci, mandorle, nocciole, anacardi, pinoli, pistacchi, ..), limitare i grassi utilizzando principalmente gli oli (in particolare l’olio di oliva extra-vergine e/o l’olio di lino spremuto a freddo).

 

 

Riferimenti e Bibligrafia per approfondire

 

  1. Remer T. Manz F. Potential renal acid load of foods and its influenceon urine pH. J Am Diet Assoc. 1995; 95(7): 791-7.
  2. Remer T. Influence of diet on acid-base balance. Semin Dial. 2000; 13(4): 221-6.
  3. Pelosi E. Acidosi latente e alimentazione2013 (3): 39-44.
  4. Sinha R, Cross AJ, Graubard BI, et al. Meat intake and mortality: a prospective study of over half a million people. Arch Int Med. 2009; 169(6):562-571.
  5. Pelosi E. Gli acidi grassi omega-3: nutrigenomica, non semplice supplemento. La Med. Biol.; 2010/3; 17-24.
  6. Pelosi E. La Dieta Ideale. La Med. Biol., 2015/4; 41-44.
  7. Pelosi E. La dieta vegana. Vantaggi per la salute e raccomandazioni pratiche. Prima Parte. La Med. Biol., 2012/2; 39-46.
  8. Pelosi E. La dieta vegana. Vantaggi per la salute e raccomandazioni pratiche. Seconda Parte. La Med. Biol., 2012/3; 33-38.
  9. Luigi Fontana, Dennis T. Villareal, Sai K. Das, Steven R. Smith, Simin N. Meydani, Anastassios G. Pittas, Samuel Klein, Manjushri Bhapkar, James Rochon, Eric Ravussin and John O. Holloszy for the CALERIE Study. Group Effects of 2-year calorie restriction on circulating levels of IGF-1, IGF-binding proteins and cortisol in nonobese men and women: a randomized clinical trial. Aging Cell 2016: 15, pp22–27.
  10. Valter D. Longo, Adam Antebi, Andrzej Bartke, Nir Barzilai, Holly M. Brown-Borg, Calogero Caruso, Tyler J. Curiel, Rafael de Cabo, Claudio Franceschi, David Gems, Donald K. Ingram, Thomas E. Johnson, Brian K. Kennedy, Cynthia Kenyon, Samuel Klein, John J. Kopchick, Guenter Lepperdinger, Frank Madeo, Mario G. Mirisola, James R. Mitchell, Giuseppe Passarino, Karl L. Rudolph, John M. Sedivy, Gerald S. Shadel, David A. Sinclair, Stephen R. Spindler, Yousin Suh, Jan Vijg, Manlio Vinciguerra and Luigi Fontana. Interventions to Slow Aging in Humans: Are We Ready? Aging Cell 2015; 14, pp497–510.

 

 

Wellness al lavoro

Le aziende sane sono le aziende del futuro: i dipendenti costano meno, sono più efficienti e vivono meglio. Nell’ultimo mese abbiamo portato il nostro progetto di check-up in Technogym, gli inventori del Wellness. Un posto dove la salute non è solo parole, ma fatti. Vi raccontiamo com’è andata. 

IMG_1923

Il programma di wellness check-up, iniziato tre settimane fa in Technogym (lo avevamo presentato qui), sta per concludersi con oltre 400 collaboratori che si sono sottoposti alla visita. Una verifica a 360°: questionari per raccogliere informazioni sullo stile di vita, esami ematochimici, elettrocardiogramma a riposo, controllo posturale, misurazione della massa grassa e calcolo del peso ideale. Al termine della visita, per ognuno è stato redatto un report dettagliato sulle condizioni di salute con i suggerimenti per migliorarle ed un programma di esercizi personalizzati.

L’analisi dei dati raccolti permette di calcolare il rischio di sviluppare patologie correlate ad errate abitudini di vita come la sindrome metabolica che origina da sedentarietà ed alimentazione ricca di zuccheri e grassi saturi. In Technogym il rischio di contrarre questa patologia è nettamente inferiore alla media nazionale.

_MG_8869

Perché parlare di salute in azienda

I numeri dimostrano che l’ambiente di lavoro può essere il luogo ideale in cui implementare iniziative improntate al benessere. In ufficio passiamo la maggior parte delle ore della giornata ed è quindi imprescindibile il ruolo delle imprese nel promuovere stili di vita sani. E la soluzione è a portata di tutti: incentivare la pratica regolare di esercizio fisico, organizzare mense aziendali che offrano menu intelligenti… basta poco per migliorare la salute dei lavoratori.

In Technogym, il numero delle persone che praticano esercizio ad intensità elevata è il 50% contro una media nazionale dell’1%, gli inattivi sono il 19% contro il 67% della popolazione. Quelli che consumano 1-2 porzioni di frutta e verdura al giorno sono il 60% contro il 50% della media, mentre quelli che ne consumano da 3 a 5 porzioni sono in percentuale inferiore rispetto alla popolazione.

_MG_8932

La prevenzione paga

Sotto il profilo economico, i dati danno ragione alle aziende che investono in questa direzione e dimostrano che il ritorno vale 2-3 volte il denaro speso per l’implementazione di tali iniziative. Il vantaggio è rappresentato da una diminuzione di assenteismo e di spese sanitarie. In Technogym, si è evidenziato che i dipendenti con un indice di Wellness migliore avevano meno ore lavorative perse per motivi di salute e quindi pesavano meno sui costi aziendali. Inoltre, le aziende che offrono come benefits la possibilità di accedere ad una palestra ed ad una mensa con cibi sani esercitano una maggiore attrattiva nel mercato del lavoro e riducono il turnover dei dipendenti.

Technogym è senz’altro una delle aziende che per vocazione e storia meglio rappresenta la cultura del wellness: la sua palestra ed il suo ristorante interno offrono quanto di meglio si possa immaginare per il benessere dei lavoratori. Ora, con il programma di check-up messo a punto da Vitalia e collaudato in altre realtà come Edison, si è completato un progetto in cui le indagini cliniche assumono un ruolo fondamentale per accrescere in ogni persona la consapevolezza della propria salute e garantendo ad ognuno gli strumenti per migliorarla. Infatti, lo scopo dell’iniziativa è anche quello di educare alla prevenzione fornendo informazioni e suggerimenti utili a rendere più attive le persone, a orientarle verso stili alimentari migliori ed ad aiutarle a gestire lo stress. Insomma a migliorare il loro Wellness.

 

[message type=”info”]Contattaci per ulteriori informazioni e progetti di intervento[/message]

 

[button color=”blue” size=”small”]More[/button]

[list type=”plus”]

[/list]

Wellness check-up nella Wellness Company

Il progetto corporate di cui vi abbiamo tanto parlato (qui ad esempio), approda in una nuova azienda. Questa volta sono i dipendenti di Technogym a beneficiare del check-up Vitalia. E Technogym, naturalmente, dalla loro salute ritrovata.

IMG_3374

Vitalia a casa Technogym

Valutare il wellness di persone che lavorano nell’azienda che del wellness ha fatto la sua bandiera è sicuramente un compito sfidante. Ma a Vitalia le sfide piacciono e quindi siamo orgogliosi di essere noi, con la nostra équipe medica, a condurre il “Wellness Check-up” in Technogym. Il progetto è partito in questi giorni e si concluderà in poche settimane, dopo aver visitato i circa 400 collaboratori già prenotati. 

_MG_0160

Come funziona

Il check up prevede vari step: analisi ematochimiche complete, questionario su abitudini di vita e fattori di rischio, valutazione della massa grassa e muscolare, visita medica, ECG a riposo e valutazione kinesiologica. In questo modo si ottengono dati ed elementi su cui impostare un programma finalizzato alla prevenzione ed al miglioramento della qualità di vita. Il tutto si svolge nell’area medica del Wellness Village Technogym dove i due medici, Giulia Franzoso e Chiara Farnedi, assieme al sottoscritto e con il supporto tecnico della trainer Simonetta Senni, visitano e raccolgono dati otto ore al giorno. Al termine del progetto, ogni persona riceverà un report dettagliato sulla sua condizione di salute, sugli eventuali fattori di rischio e su come modificarli e un programma di esercizi personalizzato in base alla valutazione kinesiologica effettuata e finalizzata soprattutto alla prevenzione del male alla schiena ed alle spalle, aree critiche per chi lavora alla scrivania.

_MG_0212

Star bene conviene

Positive le prime reazioni dei dipendenti, entusiasti di ricevere consigli ad hoc per migliorarsi, soprattutto su alimentazione e movimento. Si tratta sicuramente di un approccio innovativo, dettato dalla consapevolezza che la prevenzione paga ampiamente i soldi investiti (ecco qui qualche numero: è tutto provato!). E che il benessere sia davvero un’urgenza: tema su cui l’azienda romagnola non spende solo parole ma anche fatti molto concreti. Una coerenza preziosa per far fruttare la collaborazione con il nostro staff: Vitalia da anni svolge questo tipo di servizi e ha potuto portare nella partnership innovazione ed esperienza. Quella accumulata con clienti come Edison, DeAgostini, UTET, Nokia. Quella che, sommata ad attrezzature portatili d’avanguardia e alla passione che conoscete, è la nostra carta di identità.

[message type=”info”]Contattaci per ulteriori informazioni e progetti di intervento[/message]

 

[button color=”blue” size=”small”]More[/button]

[list type=”plus”]

[/list]

Lavorare fa male

Si chiude oggi la riunione dei leader mondiali a Davos. Si è parlato anche di salute e lavoro: è ormai indispensabile trovare nuove formule per la prevenzione e il contenimento dei costi sanitari. Il commento del dott.

Annual Meeting 2011: Logo in the sunny weather of Davos

In questi giorni è in corso a Davos il World Economic Forum, un evento mondiale che si ripete periodicamente e che vede le migliori menti del pianeta riunite a discutere le politiche che possano avere un impatto globale. Uno dei principali temi in agenda quest’anno è, guarda caso, la salute di chi lavora.

La situazione è chiara: le economie degli stati non possono più sostenere il costo delle cure dei cittadini. La ricerca di nuovi farmaci e di nuove terapie curative deve essere affiancata a progetti per la prevenzione che siano efficaci ed accessibili ai più. Le soluzioni sembrano semplici ad una prima analisi: più movimento e alimentazione migliore. Eppure queste strategie lapalissiane sono molto difficili da implementare e richiedono una precisa visione che si realizzi attraverso una altrettanto precisa esecuzione. Invece, i lavoratori, soprattutto nelle grandi aree urbane, sono costretti a ritmi in cui è veramente problematico ritagliarsi i tempi per prendersi cura di sé.

_MG_6766-Modifica

D’inverno una ciaspolata è un ottimo esercizio

Pensiamo al caso di una madre di famiglia che abiti nella periferia di una grande città e che debba lavorare le canoniche otto ore. La sua sveglia suonerà alle sei della mattina e, dopo aver preparato la colazione per la famiglia, ci sarà il trasferimento sul luogo di lavoro con auto e treno o con altri mezzi di trasporto. La pausa caffè sarà consumata davanti ad una macchinetta che eroga bevande calde o soft drink e “merendine” impreziosite da zuccheri e conservanti di vario tipo. Seguiranno altre ore alla scrivania, che spesso non rispetta criteri di ergonomia, che si interromperanno per il pranzo consumato alla mensa aziendale o al bar d’angolo. Il pomeriggio ricalcherà il copione della mattinata fino all’uscita intorno alle 17.30-18. Un’altra ora di trasporto pubblico e si è a casa, pronti per preparare la cena e… stramazzare a letto.

Eppure tutte le ricerche mediche evidenziano i rischi legati a questo stile di vita. In primis, il sovrappeso che a sua volta conduce alle malattie metaboliche come il diabete di tipo II, a molti tumori ed alle malattie cardiovascolari. Il problema si combatte con due armi, come al solito: più movimento e alimentazione migliore. E allora come possiamo incidere nella vita della mamma appena descritta?

_MG_8766

Una corsetta nel week-end è un buon inizio. Ma bisogna prendere abitudini sane in settimana

Pensiamo che piccole modifiche, concrete, possano fare una grande differenza. Immaginiamo che la signora possa camminare un kilometro prima di salire su un mezzo di trasporto oppure che possa utilizzare una bicicletta ed una pista ciclabile, che, invece della borsetta, usi uno zainetto in cui mettere due snack salutari ed una scatola con del cibo sano per il pranzo. Ciò le consentirebbe di risparmiare venti minuti di pausa mensa che potrebbero essere dedicati ad una camminata di 2 km. All’uscita, un altro km a piedi ed ecco che nella giornata lavorativa si riuscirebbe ad accumulare quella fatidica quantità di movimento necessaria a fare della vera prevenzione.

Il primo passo è continuare ad informare, perché l’informazione è educazione.
Il secondo potrebbe essere quello di incentivare. Offrire ad esempio dei bonus (buoni acquisto nei supermercati) a chi dimostra di prendersi cura di se stesso: tutti vantaggi che tornerebbero nelle “tasche” delle aziende e dello stato in termini di riduzione dell’assenteismo per malattia e spesa sanitaria.
La strada c’è, basta aver la voglia di iniziare ad incamminarsi.

[button color=”blue” size=”small”]More[/button]

[list type=”plus”]

[/list]