Ricordi dolomitici e un in bocca al lupo ai fortunati al via domani: si corre la 28° MDD, diretta streaming su Rai Sport.

La Maratona dles Dolomites l’ho fatta due volte, 2011 e 2012: se non fosse per gli impegni e per la difficoltà ad iscriversi la ripeterei ogni anno. E’ una gara bellissima, di cui si sa tutto grazie ad un’esposizione mediatica incredibile.
Penso però che il vero fattore critico di successo che ha fatto emergere questa gara nella moltitudine di competizioni che affollano il calendario sia l’amore degli organizzatori per la propria terra. Un amore che traspare dall’uso dell’antica lingua ladina, dai costumi locali, dal coinvolgimento della popolazione, dalla cura quasi maniacale per l’ambiente. Questi presupposti, uniti ad una cornice che non ha bisogno di essere descritta ed a un territorio focalizzato sul turismo, hanno fatto sì che la MDD diventasse “la gran fondo” per eccellenza, la maratona di NY del ciclismo.
Ecco allora che nella griglia d’onore, assieme a chi se l’è guadagnata con i piazzamenti delle precedenti edizioni, compaiono i nomi di personaggi noti dello sport, dello spettacolo, dell’industria e della politica. Tutti vogliono esserci. Tutti insieme nel freddo dell’alba dolomitica ad attendere che la voce del patron Michil Costa dia attraverso gli altoparlanti il via alla gara.

Che cosa ricordo delle mie partecipazioni? Bellezza, educazione, organizzazione.
Bellezza del percorso che, seppur severo, non è cattivo: lascia passare dignitosamente chi si è preparato ed affronta la gara con l’onesta valutazione delle proprie capacità.
L’educazione degli organizzatori e della popolazione locale, ma anche quella dei partecipanti che sono più corretti rispetto alle altre gran fondo: non spingono, non fanno sorpassi azzardati, buttano i rifiuti solo nelle zone designate. Insomma, che l’educazione sia contagiosa…?
Infine l’organizzazione, che cura con attenzione microscopica ogni piccolo dettaglio della complessa macchina: i bus elettrici per spostarsi, i parcheggi, il centro dove si ritirano i pettorali, i volontari che indirizzano i partenti nelle griglie, quelli che li attendono ai ristori, quelli che li accolgono all’arrivo. Tutto è perfetto.
Ai fortunati che parteciperanno quest’anno, l’augurio di vivere una giornata indimenticabile!
[button color=”blue” size=”small”]More[/button]
[list type=”plus”]
[/list]
[message type=”info” title=”Speciale WMG”] Il nostro viaggio nei World Master Games di Torino comincia da Roberto. Lettore di Vitalia Informa, un giorno ci ha scritto su Twitter: è il primo “paziente web” di Vitalia. Chissà che i nostri consigli non lo portino sul podio… sicuramente la sua passione è da medaglia. In bocca al lupo! [/message]
Roberto Re, classe 1974, è un atleta polivalente: sottratto al calcio dall’ennesimo infortunio (giocava nei Dilettanti), prestato al golf, negato alla corsa dalla medicina ma podista nel cuore, ciclista, nuotatore e sciatore. Un uomo infine redento dal Triathlon: “Avevo bisogno di una sfida”.
Calcio, golf e atletica. Che sportivo sei?
Quando ho smesso di giocare ho iniziato a correre da amatore. Ma le mie ginocchia non hanno retto e tre anni fa, per pigrizia, mi sono dato al golf: non avevo voglia di affrontare il mio problema né di cominciare la riabilitazione. Poi sono andato da uno specialista, che mi ha parlato chiaro: “tu non puoi più correre, le tue ginocchia non ce la fanno”.
Ed è crollato il mondo.
No. È scattata la molla. Ho pensato: “Adesso ti faccio vedere che posso correre e anche ad un buon livello”. Ho recuperato con la fisioterapia e ho puntato alla maratona. Poi mi sono ridimensionato: per il mio problema era troppo. Dovevo trovare una sfida ma evitare la corsa esasperata. Così ho scelto il Triathlon: mi piacevano bici, corsa e nuoto e mi sono innamorato subito.

Come ti alleni?
Mi segue Andrea Gabba, tecnico della nazionale turca. Avevo bisogno di capire come impostare la preparazione: ho iniziato un percorso che prevede sei sessioni a settimana. Uso il giorno di riposo per allungarmi e aiutare la mia schiena con il Pilates.
Ti alleni quanto un professionista.
…ma devo portare avanti una famiglia e il lavoro mi impegna dalle 7 alle 7 tutti i giorni. Il Triathlon mi costa sacrifici enormi: pedalate in pausa pranzo o corse alle 5 del mattino o alle 10 di sera quando la bambina dorme. Noi amatori rispetto agli olimpionici dobbiamo metterci lo stesso impegno e la stessa fatica, ma in più combattere con i doveri di una persona normale: serve una grande passione.
Chi sono i tuoi modelli sportivi?
Nessuno di famoso, ma chi fa bene il proprio mestiere e “sacrifica” il tempo libero per lo sport.
Tra pochi giorni sarai in gara anche tu.
Sì, ho 39 anni e saranno i miei primi World Master Games. Li ho scoperti per caso un anno fa. Inizierò con il Duathlon, poi ci sarà il Triathlon la settimana prossima: non vedo l’ora. Si correrà al Valentino e sarò di casa, abito molto vicino e lo frequento spesso.
Il prossimo traguardo?
L’obiettivo, lontano –andiamo per gradi-, è l’Iron Man.
Ti piace sfidare i tuoi limiti…
Ho lasciato il calcio a 25 anni: lo facevo solo per divertirmi. Mi piaceva il gioco e non la preparazione. Dopo i 30 anni è cambiato qualcosa (e lo vedo anche nei miei amici): dal bisogno di divertimento sono passato alla voglia di mettere alla prova il mio fisico. È un nuovo approccio mentale all’attività sportiva, più complesso.
Il Triathlon ti impone un ritmo massacrante, mentre il golf è uno sport più statico, tanto che alcuni non lo considerano tale. Che idea ti sei fatto, praticando entrambi?
Lo spiego sempre così, con un’immagine. Dopo una giornata di golf ero stremato, non avevo neanche più la forza di uscire a cena. Dopo una gara di Triathlon sono contento, eccitato, stanco, ma non esausto. Con una doccia sono pronto per la serata! Nella mia vita è stato più faticoso il golf: richiede uno sforzo mentale e quindi fisico pazzesco. Nessuno mi crede mai…
Come hai conosciuto Vitalia?
Girovagando su Twitter. Ho visto che state seguendo i WMG e poi ho trovato qualche link al vostro blog. Ho letto alcuni articoli e mi sono piaciuti. Bravi!
Sei uno sportivo 2.o?
Abbastanza. Seguo soprattutto blog e forum sul Triathlon e la corsa, e dove sono competente cerco di partecipare. Il web è una grande risorsa per imparare e migliorarsi, anche nello sport.

[message type=”info”]La Runtogheter è una corsa di 11 km su percorso pianeggiante e scorrevole con curve ampie e quindi sarà una gara veloce. Chi vorrà correrla al meglio dovrà partire in condizioni ottimali e perciò dovrà curare molto bene il riscaldamento e l’alimentazione pre-gara. [/message]
Riscaldamento
Lo stretching è importante ma correre per qualche minuto prima di infilarsi in griglia lo è ancora di più. Iniziamo quindi a essere in zona almeno 30 min. prima del via e cominciamo a correre a ritmo lento. Se piove, corriamo coperti da una giacca impermeabile che toglieremo all’ultimo minuto e massaggiamo le gambe con olio da riscaldamento per aiutare l’acqua a scivolare via dalla pelle. Corriamo a ritmo lento per 10 min. e poi facciamo 4-5 esercizi di stretching per i femorali, i polpacci, i quadricipiti; riprendiamo a correre per 5 min. a ritmo più sostenuto, ma sempre sotto soglia e concludiamo con 4-5 allunghi di 50 m. intervallati da 50 m. a ritmo molto lento. Ecco, siamo pronti per entrare nella zona del via dove non dovremo stare più di 5 min.
Alimentazione
La colazione, un’ora e mezza prima della gara, sarà leggera: 2-3 fette di pane integrale con miele o con Enervit pre-gara, una spremuta di arancio, 1 yogurt ed 1 caffè. Andando alla zona del via porteremo con noi 1 borraccia con maltodestrine che berremo durante il riscaldamento e in attesa dello start. E’ tutto. La gara, almeno per quelli che andranno ad una velocità inferiore ai 5’30’’, non richiede rifornimenti.

In gara
Il primo km, anche se la strada è ampia, richiederà di districarsi tra i concorrenti. Cerchiamo di guardare bene avanti per individuare in anticipo le linee da seguire e soprattutto per limitare al massimo le accelerate brusche e le frenate che consumano moltissime energie. Per i neofiti, il consiglio è quello di scegliere su un passo che consenta una respirazione accelerata ma non affannosa. Per i più esperti, il ritmo sarà stato già individuato durante gli allenamenti e sarà all’incirca quello della soglia anaerobica o, diciamo di 15 battiti al di sotto della FC massimale. Il consiglio è quello di assestarsi sulla velocità prescelta sin dall’inizio evitando di farsi prendere dalla foga, sopravvalutando le proprie capacità.
Comunque sia, sia che siate bianconeri o granata, o neutrali… buona corsa a tutti!
[social type=”twitter” size=”16″] @vitaliainforma #atutta