Arriva il freddo. E lo lasciamo ai campioni. Buoni motivi e buoni consigli per allenarsi con i rulli.

181954041-2de60bb3-4c65-4398-b18f-6ea629e55351 Vincenzo Nibali al Giro d’Italia 2013

I rulli sono noiosi ma i rulli fanno bene, dicono i ciclisti esperti. Se poi si vive in zone dove l’inverno picchia duro o se il lavoro non consente di allenarsi nelle ore di luce, le alternative sono poche: o ci si allena sui ciclosimulatori o ci si rassegna ad arrivare alle prime gare in ritardo di forma.

I rulli hanno, in effetti, molti vantaggi e permettono di svolgere un allenamento di altissima qualità per molti motivi. Permettono di monitorare con precisione il lavoro fatto. Non ci sono discese o vento da dietro ad aiutarci e quindi un’ora di rulli equivale ad un lavoro di circa due ore su strada. Consentono di organizzare la seduta in fasi finalizzate a qualità specifiche con carichi e tempi molto precisi, cosa molto difficile da realizzare su strada.

Ora che vi siete convinti, andiamo a pianificare il lavoro da fare.

Come organizzare l’allenamento

Se pensiamo che allenarsi sui rulli significhi pedalare per 50-60 min. combattendo la noia, siamo sulla strada sbagliata. L’allenamento indoor deve essere studiato con esattezza e solo così diventerà efficace e anche divertente o quanto meno stimolante. La prima parte della seduta sarà come sempre dedicata al riscaldamento e durerà almeno 10-15 min., meglio se condotti a ritmo progressivo. Seguirà la fase centrale in cui si collocano i lavori specifici che saranno scelti in funzione del periodo: ripetute alla soglia, al medio, sprint ripetuti, progressioni, medio e salite forza-resistenza. La fase finale avrà lo scopo di defaticare e di allenare la simmetria e la rotondità di pedalata.

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Il cardiofrequenzimetro è indispensabile per un buon allenamento. Qui il test del nuovo Garmin

Tipi di ciclo simulatori

Perché il lavoro sia efficace, il ciclosimulatore deve essere scelto con accuratezza. Ne esistono fondamentalmente di due categorie: quelli su cui si monta direttamente la bici e quelli che prevedono lo smontaggio della ruota posteriore. Entrambe le categorie hanno vantaggi e svantaggi e sarà il ciclista a scegliere in base alle proprie esigenze. Chi pedala sulla Mtb dovrà però optare per la seconda categoria, perché i ciclosimulatori del primo gruppo non possono essere utilizzati con una copertura tassellata. Quale che sia la scelta, ci si deve comunque accertare che si possa dosare la resistenza per potersi allenare al wattaggio prefissato in ogni fase, che ci sia un display su cui visualizzare tempi, cadenza di pedalata e frequenza cardiaca, meglio se l’attrezzo può essere collegato al pc o ad un tablet . Infine, l’ambiente dove ci si allena non deve essere troppo riscaldato e davanti al nostro attrezzo si dovrà piazzare un potente ventilatore: in un allenamento indoor si suda moltissimo e il flusso d’aria consentirà di mantenere un’intensità più alta. Avevamo già dato qualche suggerimento in proposito, date un’occhiata qui. 

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Prima di una crono il warm up sui rulli è d’obbligo

Il servizio di Vitalia e Max Testa Training

Si è detto che la precisione dell’allenamento è il vantaggio principale. Per far sì che ciò sia vero è però fondamentale conoscere i propri valori e cioè la propria potenza al fondo lungo, al medio ed alla soglia. Per misurarli, si deve effettuare un test con misurazione del lattato ematico e della frequenza cardiaca, al termine del quale si avranno tutti i dati per personalizzare l’allenamento. Il test di Vitalia, condotto su ciclosimulatore, soddisfa questa esigenza (qui vi spieghiamo come funziona).

Ma la vera novità di quest’anno è l’offerta di programmi di allenamento studiati da uno dei più esperti medici dello sport e metodologi dell’allenamento del mondo del ciclismo pro: Max Testa. Vi ricordate i suoi commenti da Tour, Giro, e Mondiali? Ci aveva svelato i “segreti” delle gare in anteprima. E la sua storia? Andate a rileggere l’intervista, il suo curriculum mette i brividi.

2014 Tour Down Under - Stage 3

Cadel Evans è uno degli atleti allenati da Max Testa

Il dott. Testa, con i suoi 25 anni nel ciclismo di vertice e le vittorie nei campionati del mondo, nei giri d’Italia, nei Tour de France e nelle classiche, è un’autorità di assoluto livello. Ora la sua esperienza è a disposizione dei ciclisti amatoriali grazie ad i suoi programmi di preparazione indoor. Ne sono offerti sono tre: blocco di transizione, per il periodo autunnale, blocco di costruzione, per il periodo invernale, blocco di preparazione, per il mese precedente le gare. Ognuno si basa su sei settimane con due sedute di un’ora, più due eventuali sedute di 90 min. nel week end, se non è possibile andare su strada.

Max Testa garantisce miglioramenti dal 10 al 20% , e se lo dice lui…

Per il vostro allenamento personalizzato, contattateci via mail o allo 011/19.50.8753.

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I Mondiali di Ciclismo stanno entrando nel vivo: proviamo a imparare qualcosa (questo, ad esempio) e godiamoci lo spettacolo. Intanto, se siete curiosi, vi portiamo dietro le quinte…

Cycling: Road World Championships 2014 / TTT Men Elite

Il tedesco Martin è l’avversario da battere

Raggiungiamo come al solito al telefono il nostro amico e collaboratore Max Testa, responsabile medico del team BMC, per avere notizie fresche da chi la gara la sta vivendo in diretta. Sono le 9 di mercoledì mattina, tra qualche ora parte la crono del mondiale e Max ha appena finito di controllare con i corridori che tutto sia a posto. Ci dice che è piovuto tutta la notte e che il tempo potrebbe ancora offrire degli scrosci in grado di influenzare la corsa.

Domanda scontata, chi è il favorito?

Tony Martin su tutti, seguito da Wiggins. Poi i nostri BMC: Teejay Van Garderen e Rohan Dennis potrebbero andare sul podio.

Già domenica avete dimostrato di essere in gran forma, con la vittoria della crono a squadre per team.

Si, abbiamo fatto una grande gara. Avevamo alla fine pochi corridori per fare la squadra per le assenze di Phinnej, Evans e Gilbert e allora abbiamo costruito un gruppo molto affiatato facendo due sessioni di allenamento specifiche (di quattro giorni)  nell’ultimo mese. Abbiamo guardato molto l’SRM.

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La Bmc ha vinto la gara di domenica

Cioè?

Il concetto è che ogni volta che sei in testa devi tirare 600 watt per 15”. In gara invece si deve stare a 52-53 km/h in pianura. Ognuno deve spingere allo stesso modo per rendere costante la velocità, i più forti danno piuttosto il loro contributo tirando qualche secondo più degli altri in modo da non creare strappi alla velocità e permettendo a chi è è più debole di mantenere il ritmo. Il nostro allenatore Marco Pinotti ci ha aiutato molto nel creare la squadra con l’occhio esperto dell’ingegnere e dell’ex cronoman. Infine abbiamo una bicicletta superiore in aerodinamica e guidabilità e quindi …dovevamo vincere.

E domenica?

Domenica percorso con due salite: una corta e ripida di 800 m al 10-12% e l’altra più graduale di 3,5 km. Come tutti i mondiali saranno le squadre a fare la corsa dura. Molti corridori pensano che i velocisti non arriveranno perché si farà selezione prima. Certo che noi puntiamo su Tejay, Gilbert e Van Avermat.

Tu su chi scommetteresti?

Mah, i soliti: Valverde, Rodriguez, Nibali e Visconti.

Alimentazione e abbigliamento: ci sono novità?

Tutto invariato. Al mondiale non si sperimenta nulla. Poi ci sarà la variabile del tempo ad aggiungere incertezza.

[button color=”red” size=”medium” link=”http://www.vitalia-informa.it/rulli-si-grazie/”]Max Testa da ottobre fornirà la sua collaborazione a Vitalia per l’elaborazione di programmi di allenamento personalizzati sui rulli. Stay tuned![/button]

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Dopo la chiacchierata con Max Lelli è la volta di un altro Max ai “microfoni” di Vitalia. Quello di oggi si chiama Testa ed è il medico di squadra della BMC cyclingDoctor Testa è un vecchio amico ed è uno che di Tour ne ha seguiti più di venti (qui l’intervista con la sua storia). Lo raggiungiamo al telefono mentre è all’arrivo di Oyonnax in attesa dei corridori.

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Max con i suoi ragazzi del Team BMC

Allora Max, come sta andando?

E’ un Tour durissimo. Tra cadute, fratture e farmacie dove andare a fare “shopping” non ho avuto un minuto di tregua in questi primi dieci giorni.

Come stanno i tuoi corridori?

Devo medicarne tre e ognuno tre volte giorno: la mattina, dopo l’arrivo e la doccia e prima di andare a letto. Ho consumato due valigie di farmaci e medicazioni negli ultimi tre giorni. Burghardt ha avuto una rottura del legamento acromio-claveare e sta correndo con un taping semirigido che gli faccio tutte le mattine. Soffre comunque moltissimo e fa fatica a spingere sul manubrio: è una lesione molto simile a quella che ha tolto di gara Froome.

Poi c’è stata la caduta di Atapuma…

Ha riportato una frattura al femore. Per la cronaca, una frattura che non avevo mai visto: si spiega solo con un tremendo colpo al ginocchio che scaricandosi sull’asse del femore ha procurato una linea di infrazione verticale.

Le Tour de France 2014 - Stage Seven

Non si contano le cadute al Tour 2014: vince chi resiste

Insomma un bollettino di guerra.

Il motivo principale è che c’è stato un tempo orrendo. Anche Tejay è un po’ provato dalle cadute, ma spero si riprenda bene nei prossimi giorni perché ha un’ottima condizione e può ancora dire la sua, soprattutto nella crono di 55 km.

Che cosa sai della caduta di Contador?

I nostri ci hanno raccontato che Alberto è arrivato dall’esterno della curva, velocissimo. La ruota anteriore è andata nel fango al lato della strada e lui è stato sbalzato di sella: la sua bici è rimbalzata al centro della carreggiata dove è stata schivata per un pelo dagli altri.

E adesso? Giochi chiusi e Nibali in carrozza fino a Parigi?

C’è ancora tanto da fare, i francesi gli faranno la guerra. Gli avrebbe fatto comodo avere un altro uomo da classifica (Contador o Froome) con cui dividere il peso degli attacchi. Ora lui è l’unico uomo da battere e con Alpi, Pirenei e lunga crono finale tutto può ancora succedere. Certo che Vincenzo è in gran forma e sta correndo benissimo.

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Contador si è dovuto ritirare per una frattura alla tibia

La sorpresa di quest’anno?

Il ritorno del ciclismo francese con pretendenti di tutto rispetto: Bardet, Gallopin e Pinot. Sono tre ciclisti forti e con buone squadre. Ai Francesi il podio manca da secoli…

E il doping?

Il livellamento è segno che lo sport è diventato più pulito. Nessuno riesce a fare un attacco di quelli che si vedevano dieci anni fa: si ha paura di sparare un’azione e di restare sui pedali. Invece ormai tutte le squadre hanno il nutrizionista che dà ordini allo chef.

Che ordini?

Rispetto al passato la dieta si è leggermente modificata. Oggi si tende a non superare il 55% di carboidrati, ma sono aumentate le proteine e i grassi vegetali. Ad esempio, noi usiamo molto l’avocado.

Ci si vede sull’Izoard?

Vi aspetto! E’ così vicino a voi!

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Arriva luglio e arriva il Tour. Come sempre lo seguiremo in palestra (così mentre siete sulla cyclette potete prendere ispirazione) e con il cuore, facendo il tifo per gli amici medici, fisioterapisti e giornalisti che sono al lavoro con i campioni. Uno lo “sentiremo” particolarmente vicino: Max Lelli sarà ancora una volta la voce della Rai. Ex pro con 14 partecipazioni al Tour, è ancora completamente immerso nel ciclismo come produttore di bici. Ma non solo: per trasmettere la sua esperienza e la sua passione ha aperto una Bike School nel suo agriturismo in Maremma, il Bed & Bike  “Il Raduno”

Alla vigilia della prima tappa, gli abbiamo chiesto che cosa si aspetta dalle prossime settimane di gara. 

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Max al Giro con il suo pilota Vittorio Agrati

Com’è il Tour quest’anno?
Duro. Come al solito. Stress. Lunghezza, temperatura, cadute. E’ sempre una gara affascinante e spietata: un grandissimo spettacolo.

Perché si cade così tanto di solito?
La posta in gioco è alta, tutti vogliono stare davanti, le velocità sono stratosferiche. E poi… troppi giovani rampanti. Rispetto ai nostri tempi dove si rispettavano le gerarchie, ora si corre tutti contro tutti. Ma non tutti sanno andare bene, anzi benissimo, in bici. Infine i materiali: sebbene più performanti, sono più pericolosi. I cerchi in carbonio tirano dei brutti scherzi quando si arriva a sessanta all’ora in una strettoia. Forse nelle coperture – senza far nomi di aziende – ci sono differenze tra una marca e l’altra…

Cos’è cambiato nel ciclismo dai tuoi tempi?
L’impostazione dell’atleta: Froome va forte ma non è elegante. E poi spesso si sbaglia sui fondamentali: penso alla crono di Barolo – che scene! -, dove molti hanno tirato dei dritti sulle curve bagnate perché avevano scelto una bici da velocità invece di una geometria più tranquilla. Dispiace dirlo ma i giovani sembrano più attenti alle pr che ai telai, passano più tempo su Twitter e Facebook che vicino ai meccanici.

Tour de France 2013 stage-15

Froome è il campione in carica

E la tecnologia?
Oggi le bici pesano pochissimo ma vengono zavorrate per rientrare nei fatidici 6,8 kg imposti dall’UCI. Mi chiedo, perché rischiare a 100 kmh con telai così leggeri? C’è poi il discorso dei freni a disco che vanno benissimo, sembrano molto promettenti e tra poco arriveranno anche tra i pro. Io li sto provando e mi trovo davvero bene.

Che cosa devono imparare gli amatori guardando i campioni in TV?
Il modo di andare in salita con una cadenza di pedalata che è cresciuta moltissimo. Il 28 è lo standard e in alcune tappe si vedono i 32. Ormai nessuno – neanche gli atleti muscolari – pedala di forza. Da Lance Armstrong in poi il ciclismo si è trasformato: una volta se chiedevi al meccanico di montarti il 23 ti dava del bischero e ti ricordava che eri un pro!

Insomma il nuovo ciclismo è cadenza e agilità.
Certo, e c’è anche da dire che l’uso del cambio è molto più intensivo. Questo perché con 11 rapporti si è ridotta la differenza tra una marcia e l’altra ed è aumentata la precisione. Si tende a cambiare ad ogni minima variazione di pendenza: in questo modo si rende lo sforzo molto più costante e si risparmiano energie preziose.

Che cosa non bisogna guardare?
Le posizioni in discesa. Fanno venire i brividi e spesso l’aerodinamica non ci guadagna neanche. Vedere un corridore “appallottolato” tra manubrio e sella non ispira…

E le traiettorie?
Quelle sì. Allargare verso la mezzeria ad inizio curva è fondamentale per non rischiare di finire in mezzo alla strada. Saper guidare è un grande fattore di sicurezza.

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A Parigi si arriverà il 27 luglio

Chi vince? Il tuo pronostico.
Froome non era brillante al Delfinato: è vero che è caduto ma non mi ha entusiasmato. Contador sta andando forte, molto forte ma da molto tempo… sin dall’inizio di stagione. Durerà fino alla fine?
Voglio pensare positivo di Nibali, l’ho visto bene al campionato italiano: incrociamo le dita. L’importante sarà rimanere in piedi i primi giorni, e consideriamo che c’è anche una tappa sul pavé. I francesi daranno battaglia in salita con Thibaut Pinot, Romain Bardet e Pierre Rolland. Ma attenti anche a Andrew Talansky fresco vincitore del delfinato e a Tejay van Garderen, che il nostro amico medico della BMC, Max Testa, dà in grande forma. Sarà combattuto fino alla fine. Chi terrà nell’ultima settimana porterà a Parigi la maglia.

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Nella foto i protagonisti dell’edizione 2013 con il vincitore Nibali.

Si comincia! Sta partendo in queste ore in Irlanda il 97° Giro d’Italia e ci sarà da divertirsi: sono 22 le squadre, 198 i corridori, e una decina i favoriti, almeno sulla carta. Evans, Basso, Quintana, Roche, Martin, Rodriguez, Hesjedal, gli sprinter, gli scalatori, i passisti: il Giro è un arcobaleno di talenti.

Ci saremo un pochino anche noi di Vitalia: i nostri collaboratori Max Testa e Fabrizio Borra hanno preparato alcuni dei campioni (clicca sui loro nomi per leggere le interviste) e siamo fieri di loro!

Quest’anno il percorso è durissimo. Ogni corridore spenderà circa 100.000 calorie (sapete quanti piatti di pasta sono? Circa 250!) per andare da Belfast a Trieste a pedali. Le biciclette pesano non meno di 6,8 kg. Saranno 21 giorni e 3449 km di fatica, sole, vento, pioggia, salite infinite e discese da brivido, volate, fughe, scatti e attacchi.

Sarà come sempre uno spettacolo bellissimo perché l’Italia, non ce ne vogliano i Francesi, è il più bel palcoscenico del mondo su cui rappresentare il ciclismo.

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Quando Max Testa ci risponde ha appena concluso il riscaldamento di Cadel Evans in procinto di partire per la crono di Mont Saint-Michel. Il dottor Testa è il medico della BMC e da anni segue i campioni del ciclismo. Gli abbiamo chiesto un commento sui primi km di questo Tour 2013.

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La prima settimana conferma la tendenza degli ultimi anni: bisogna evitare le cadute! Arrivare ai piedi delle prime montagne pieni di cerotti e fasciature significa partire con un handicap pesante.

Ne sa qualcosa Teejay Vangerderen che porta sul corpo i segni di due cadute che gli sono costate otto abrasioni profonde a ginocchia, anche, spalle e gomiti. Poco riposo e forse un’infezione di basso grado gli hanno causato una disastrosa tappa pirenaica in qui spingeva meno watt che in allenamento…

Tra i corridori che non sono caduti, Froome ha dimostrato di essere in gran forma ed ha giocato molto bene le sue carte.

Movistar è stata la sorpresa della settimana riuscendo a far saltare la Sky dimostrando che non sono imbattibili. Froome è uscito illeso da questa battaglia grazie alle sue capacità, ma… sulle Alpi cosa succederà?

Movi e Saxo potrebbero allearsi? Molto probabile.

Con queste domande si apre la seconda settimana che è per velocisti con gli uomini di classifica che cercheranno di stare al riparo ed evitare cadute.

In attesa del Ventoux, dove, soprattutto se farà caldo, potrebbero esserci colpi di scena, la tappa di Lione appare dura e pericolosa.

Nella crono di oggi, molto veloce, Cadel deve fare un buon risultato per il morale che deve rimanere alto in vista delle prossime durissime salite.

Max Testa è Medico dello Sport e dal 1986 collabora con le squadre più prestigiose. Dopo decine di Tours de France e Giri d’Italia, attualmente segue la BMC di Cadel Evans. Vive negli Stati Uniti, dove ha aperto un centro di allenamento individuale per professionisti e amatori (www.maxtestatraining.com). I suoi pazienti “sono spesso troppo impegnati a perfezionare le loro biciclette e non si accorgono che si stanno allenando male”. Max invece mette a punto il loro “motore umano”: quello che, con la benzina giusta, li fa andare davvero forte.

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Dottor Testa, come si trasforma un amatore in un professionista?

Si comincia prestissimo: è vero, come si dice, che “per diventare un campione bisogna scegliere i genitori giusti”. Ma il talento (spesso bisogna scoprire il proprio) non basta. La differenza è nel lavoro.

Qualità o quantità?

Di più non vuol dire meglio. Spesso negli sport di fatica il nemico del successo è il “troppo”: troppa fatica rispetto alle proprie capacità di recupero.

Meglio un buon riposo di un cattivo allenamento…

Senza dubbio. Ma per sapersi fermare al momento giusto bisogna conoscere se stessi e i propri limiti.

Quanto incide un buon allenatore?

Molto. Tanti atleti ormai leggono, studiano ed è un ottimo punto di partenza. Ma quelli che seguono i consigli di un esterno in genere ottengono risultati migliori: infatti, anche se sono ben educato (perché mi informo) tendo a lavorare in quantità sbagliate, non ho uno sguardo critico, sono troppo vicino a me stesso per giudicarmi. Con un allenatore è più facile trovare un equilibrio.

La ricetta del campione.

A un livello fisiologico simile, le caratteristiche determinanti sono il livello di fatica e la voglia di primeggiare. Arriva primo chi sa spingere il proprio limite e ha la mentalità vincente. Bisogna allenare la testa!

Come?

Imparando a staccare: per recuperare occorre avere la mente libera. Chi non riesce a staccare si logora: in questo senso persino la troppa motivazione può essere dannosa. In alcuni casi può aiutare uno psicologo dello sport: la gestione dell’ansia e la capacità di rilassarsi si possono imparare!

Meglio un lavoro completo o una preparazione specializzata?

Bisogna dare per prendere: se lavori su quello per cui non sei portato, non otterrai niente. Si deve inevitabilmente scegliere: inutile chiedere picchi di eccellenza ad un atleta completo e viceversa.

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Si riconosce il vincitore alla partenza di una corsa?

Chi è pronto per un grande risultato è sicuramente rilassato e concentrato, e non si fa distrarre dagli imprevisti. I fuoriclasse hanno negli occhi l’equilibrio del successo: quello tra calcolo e desiderio, emozione e freddezza.

Come si allena il “suo” Cadel Evans?

E’ impressionante, perché si spinge sempre al massimo della fatica e del dolore. Unisce alle qualità fisiologiche una straordinaria capacità di soffrire: credo che sia questo il suo segreto.

I corridori che non dimenticherà, e perché.

Nel ciclismo c’è grande serietà professionale, è difficile fare dei nomi. Potrei citare Thor Hushovd, per la motivazione; Gilbert, per l’abilità nel gestire le situazioni, trovare i movimenti giusti e fare risultati. Poi Bettini, capace di numeri eccezionali (ma come sentiva la gara!). Infine Pinotti, un ingegnere su due ruote: che cura per i dettagli!

Che cosa ama di più del suo sport?

Le corse. Mi piace girare il mondo: ogni stagione ha le sue mete!

Pronostici per le prossime gare.

Spero di vedere protagonisti i nostri atleti della BMC, Taylor Phinney e Tejay van Garderen. Forza ragazzi!