Sull’ultimo numero di Ski Alper raccontiamo il lavoro che stiamo facendo con Filippo Barazzuol, azzurro dello sci alpinismo. Tecnologia, pianificazione, numeri: dove lo porterà il metodo Vitalia? I primi segnali sono incoraggianti. Forza Filippo! Ecco l’articolo che trovate anche in edicola. Foto credits: Federico Ravassard.
Nello skialp non c’è un modello ben definito per impostare la preparazione, si prende spunto da altri sport, ci si confronta con altri, spesso si va a sensazioni. E magari, come negli ultimi anni, ci si fa prendere dalla mania dei grandi dislivelli in allenamento. Il dott. Massarini e il suo staff, invece, mi seguono costantemente da un punto di vista fisiologico: grazie alla tecnologia riusciamo ad avere un feedback sull’andamento degli allenamenti immediato, nonostante la distanza e gli impegni reciproci. [Filippo Barazzuol]
Dal laboratorio alla neve
L’esperienza acquisita in questi anni con scialpinisti amatoriali ci ha permesso di mettere a punto un sistema di valutazione-pianificazione-controllo dell’allenamento per fornire supporto durante la stagione agonistica. Quest’anno, l’atleta di punta su cui sono concentrate le attenzioni è Filippo Barazzuol, nazionale di skialp.
Valutazione
Il principio è quello delle auto da corsa: vogliamo conoscere le caratteristiche di motore e telaio. Si parte quindi dalla valutazione dell’atleta in laboratorio.
Il primo test è quello per la determinazione del massimo consumo di ossigeno e delle soglie aerobica ed anaerobica. La prova si effettua sul nastro trasportatore in salita e ogni 4’ si preleva una goccia di sangue dall’orecchio per misurare l’acido lattico, si rileva la frequenza cardiaca, quindi si passa allo step successivo aumentando velocità e pendenza. Alla fine della prova vengono analizzati i valori rilevati e si calcolano le frequenze cardiache a cui impostare le sedute di allenamento. Inoltre, l’andamento del test fornisce indicazioni utili su come orientare il successivo periodo di allenamento.
La seconda serie di prove analizza la forza muscolare e la mobilità articolare. Un sistema dotato di accelerometri isoinerziali applicati al corpo dell’atleta permette di tracciare e ricostruire il movimento con assoluta precisione e, nel caso in cui appaiano delle alterazioni o delle asimmetrie, sarà possibile allenare e correggere i movimenti.
Si passa quindi all’analisi della composizione corporea per quantificare la percentuale di massa grassa, massa muscolare e acqua intra ed extra-cellulare. I numeri ottenuti consentono di verificare che i valori siano in linea con i target ottimali e di calcolare con precisione le calorie e le percentuali di carboidrati, proteine e grassi da fornire con la dieta.
[message type=”info” title=”I numeri di Filippo Barazzuol”]
Età: 26
Altezza: 183 cm
Peso: 75 kg
Massa grassa: 9%
VO2 Max: 72 mlO2/kg/min
FC max: 186 bpm
FC soglia anaerobica: 172 bpm
H allenamento/sett.: 15-20
M D+/sett.: 7.500-9.000 m.
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Pianificazione
Il secondo step del lavoro è pianificare l’allenamento insieme all’atleta. In genere si formula una proposta di massima per il mese successivo ma si è sempre pronti a modificare i programmi su base settimanale in base al meteo ed alle sensazioni sul recupero. Il programma viene trascritto nel sito del cardio-gps usato in modo che sia visibile sia all’atleta che allo staff. L’uso dello strumento da polso consente all’atleta di tenere sotto controllo i parametri fisici e oggettivi di ogni seduta: in pratica, l’atleta si abitua a confrontare le proprie sensazioni alla frequenza cardiaca rilevata, alla velocità e al dislivello coperti. In questo modo è facile evitare di allenarsi quando non si è riposati e non si è smaltito l’allenamento precedente.
Controllo
Al termine di ogni allenamento i dati del cardio-gps vengono trasferiti sul PC e resi disponibili in rete. In tal modo sia l’atleta che l’allenatore possono analizzarli e discuterli. E’ infatti molto utile disporre di numeri obiettivi a cui associare sensazioni soggettive.
Inoltre, da tempo stiamo raccogliendo dati relativi al recupero grazie ad app che analizzano la traccia ed il ritmo cardiaco. L’elaborazione di questi dati consente di capire se il sistema cardiaco ed i muscoli hanno effettivamente recuperato la fatica dell’allenamento precedente e se l’atleta è effettivamente pronto per affrontare un altro allenamento intenso.
La ripetizione della misura di massa grassa e massa muscolare con il metodo bioimpedenziometrico completa il quadro della situazione: è infatti noto che uno dei primi segni di sovrallenamento è la diminuzione della massa muscolare.
Bilancio
Ormai sono trascorsi i primi due mesi dall’inizio dell’applicazione del metodo e le prime gare si avvicinano. Le sensazioni di Filippo sono buone e il sistema sembra funzionare bene. Perché tutto proceda per il meglio c’è comunque bisogno di una stretta collaborazione tra atleta e staff medico, ma Barazzuol è quel tipo di persona che ha dimestichezza con computer e tecnologie. Ovviamente, chi preferisce “andare a sensazione” non è adatto a questo tipo di progetto. Attendiamo con impazienza i primi riscontri sulla neve!
Ieri si è chiuso il progetto “Obiettivo Mezzalama”, che ha visto due squadre preparate da Giorgio Villosio eVitalia prendere parte all’ambito trofeo valdostano. Ecco come sono andati i nostri e un bilancio del lavoro di questi mesi.
Soddisfatti. I giovani di Vitalia-Montagna 360° hanno fatto “un garone”
Posticipato di una settimana, ritardato di mezz’ora, alla fine questo Mezzalama “al contrario” è partito alle 5,30 della mattina del 2 maggio. Puntualmente rispettate le previsioni di Mercalli: tempo asciutto e vento in quota, forte fino alle 8 e poi in attenuazione. Così è stato, ma la durezza della gara che ha portato le 264 squadre da Gressoney a Cervinia ha sorpreso tutti, anche chi aveva all’attivo 4-5 edizioni sul percorso classico. Le formazioni Montagna360-Vitalia sono entrambe arrivate al traguardo e già questo è un grande successo considerando il numero di ritiri che ha sottolineato la selettività della prova: sono solo 183 su 264 i team arrivati.
L’emozione prima della partenza: per Pietro e Luca è stato l’esordio
La squadra 2 con Pietro Picco, Andrea Tropiano e Luca Rodano (qui le loro video interviste) ha concluso al 79° posto: una fantastica prestazione tenendo conto che per Pietro e Luca si trattava della prima partecipazione a questa prova. All’arrivo, i ragazzi hanno detto di non aver avuto particolari problemi e di essere riusciti a “tenere” fino in fondo con un grande lavoro di team, aiutandosi a vicenda nei momenti più duri, soprattutto al passaggio del famoso naso del Lyskamm dove il freddo, il vento e la neve in faccia hanno reso la salita e la discesa oltremodo impegnative.
Giorgio, Paola e Federico all’arrivo, dopo 12 ore di fatica
La squadra 1, con Giorgio Villosio coach dei due team a guidare Paolo Buzzetti e Federico Arosio ha concluso in 180° posizione dando una straordinaria prova di carattere e di resistenza. “E’ stata l’edizione più dura a cui abbia partecipato – ci dice Giorgio al telefono – il percorso da Gressoney è stato micidiale e la scarsità di tratti sciistici ha enormemente rallentato la progressione degli atleti, basti pensare che due anni fa, con una squadra di livello tecnico equivalente avevamo impiegato 8 ore e mezzo mentre oggi ce ne sono volute quasi 12. Il tempo è stato abbastanza clemente, ma comunque non bisogna dimenticare che viaggiare sul filo dei 4000 per così tante ore richiede uno sforzo pazzesco”. Paola Buzzetti, la mamma avvocato anche lei al suo primo Mezzalama, è felice ed è già pronta a programmare la nuova stagione.
Paola in gara: la portabandiera “rosa” di Vitalia-Montagna 360°
Comunque è stato ancora il Mezzalama degli Italiani con Eydallin, Lenzi e Boscacci al primo posto seguiti da un altro team tricolore: Antonioli, Reichegger e Holzknecht. Con questo evento cala il sipario sulla lunga stagione dello scialpinismo. E’ stata una bellissima esperienza seguire questi atleti e aiutarli a trovare i propri limiti, a programmare gli allenamenti e ad arrivare al meglio al giorno della gara (ne avevamo parlato qui). Il lavoro fatto con Giorgio Villosio in montagna è stato straordinario e siamo tutti contenti.
Tra appena una settimana la regina delle classiche, il Mezzalama. Noi di Vitalia non staremo a guardare: due le squadre che si sono allenate con noi in questi mesi e saranno in azione in Val d’Aosta dal 25 aprile. Ve le presentiamo.
La squadra “senior” (Giorgio, Federico e Paola)
Ci siamo. Sabato 25 Aprile, tempo permettendo, quasi 1000 scialpinisti scatteranno da Gressoney lanciati per una cavalcata che sul filo dei 4000 li porterà a Cervinia: il Trofeo Mezzalama. Una gara che per gli scialpinisti è importante quanto la New York Marathon per i podisti o la Parigi-Roubaix per i ciclisti. Al momento del via, tutta la fatica fatta durante l’inverno, tutte le migliaia di metri di dislivello saliti, tutto il freddo ed il vento sopportati saranno alle spalle. Davanti ci sarà la prima interminabile salita che li porterà al Lyskamm, e poi al Castore, al Breithorn e poi giù fino all’arrivo dopo 42 km e 3500m. di dislivello positivo.
Tra questi 1000, divisi in più di 300 squadre di 3 elementi l’una, ci sono anche i nostri atleti, quelli che con Giorgio Villosio (lo presentiamo qui) abbiamo seguito ed allenato durante questi mesi. La squadra A con Paola, Federico e Giorgio, e la squadra B con Andrea, Pietro e Luca.
Paola ha recuperato alla grande il brutto infortunio al gomito
Paola, avvocato eporediese alla prima esperienza, non si è risparmiata negli allenamenti e dopo la sfortuna della frattura del gomito a fine dicembre ha ampiamente recuperato il tempo perso ed è pronta alla sfida. Con lei sia Giorgio che io dobbiamo gestire la sua voglia di allenarsi per evitare che esageri nelle sedute sugli sci o in bici. Federico, giovane e con grande motore, è entrato a rimpiazzare Davide che per motivi lavorativi aveva rinunciato a febbraio. Con lui Giorgio ha impostato diverse uscite per affinare al meglio la tecnica: gli manca un po’ di fondo, ma siamo fiduciosi nelle sue doti.
I giovani della squadra B in allenamento alla Testa d’Arp
La squadra B, nata quasi per caso a inizio marzo, ha trovato sin dall’inizio grande affiatamento. Il “capitano”, Andrea Tropiano, ha al suo attivo già cinque partecipazioni alla gara ed è quindi un elemento di grande esperienza. Anche a Pietro, classe ’88, il piede montagnard non manca, vista la sua poliedrica esperienza su sci, ghiaccio e roccia; del resto cosa aspettarsi da uno nato e cresciuto a Courmayeur? Bocia del gruppo Luca Rodano: classe ’91, un passato di triathleta ed un presente da studente di medicina, ha fatto sci agonistico e anche a lui la velocità sugli sci non crea problemi, anzi…
Testati in laboratorio e sul campo, gli atleti hanno fatto riscontrare valori analoghi di capacità aerobica e questo è positivo per l’omogeneità delle squadre. Ovviamente Giorgio ha una marcia in più, ma lui è la Guida! Mercoledì 15 tutti erano sul Rosa per l’ultima uscita di gruppo, a provare percorso e materiali. Al rientro Giorgio era soddisfatto ed ha dato le ultime indicazioni a tutti. Nel frattempo è arrivata la generosa fornitura di integratori Enervit e di maglie termiche Bandavej.
Ora non resta che sperare in un tempo clemente.
A presto!
[button color=”red” size=”small” link=”http://giorgio-villosio.blogspot.it/”]Segui il racconto del Training sul blog di Giorgio Villosio[/button]
Sull‘ultimo numero di Ski-alper, scaricabile nella versione digitale e già arrivato in edicola, parliamo delle patologie del ginocchio. Un’articolazione particolarmente sollecitata negli sport di montagna e un tema che richiederebbe un libro di ortopedia. Nell’articolo, che vi riproponiamo qui, abbiamo cercato di semplificare l’argomento per fornire qualche informazione pratica. Dedicato agli sci alpinisti ed ai runners doloranti: basta rimandare, ascoltate il vostro corpo…
Nella corsa, come nello sci, il ginocchio è sollecitato sia in salita che in discesa
Com’è fatto e come funziona
L’articolazione del ginocchio è composta dal femore, dalla tibia e dalla rotula che si colloca nella parte anteriore dell’articolazione. Si inserisce cioè nel solco creato dalla conformazione della parte distale del femore ed ha lo scopo di facilitare l’azione del muscolo quadricipite nell’estendere la gamba. Tutte le superfici articolari sono rivestite di cartilagine per ridurre gli attriti tra un osso e l’altro. Tra i condili femorali ed il piatto tibiale si trovano due strutture fibrose tondeggianti, i menischi, che hanno anch’essi la funzione di assorbire i colpi proteggendo ulteriormente le cartilagini. La conformazione anatomica del ginocchio permette prevalentemente un movimento di flesso-estensione e, in misura molto minore un movimento di rotazione della tibia sul femore. I muscoli che generano questi movimenti sono quelli anteriori (il quadricipite femorale), attivi nell’estensione, e quelli della parte posteriore (bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso e gastrocnemio) che flettono il ginocchio gestendone anche l’intra e l’extrarotazione. A stabilizzazione ulteriore dell’articolazione concorrono infine i legamenti: i due crociati, anteriore e posteriore, con la funzione di limitare flesso-estensione e rotazione, ed i due collaterali con la funzione di stabilizzazione laterale. Infine, tutta l’articolazione è avvolta nella capsula articolare che è guaina di tessuto connettivo contenente le strutture anatomiche ed il liquido sinoviale che le mantiene lubrificate.
Quando l’artrosi si aggrava basta camminare per avere male
Cause del dolore
Le patologie che causano gonalgia (dolore al ginocchio) possono originare da una o più delle strutture anatomiche che compongono l’articolazione e si possono dividere in patologie degenerative, patologie traumatiche e patologie da sovraccarico. Al primo gruppo appartengono le degenerazioni cartilaginee (condropatia), come l’artrosi. Il dolore generato da artrosi è più marcato la mattina, dopo il riposo notturno, dopo periodi di immobilità, ad esempio alzandosi dopo ore alla scrivania e tende a diminuire con il movimento almeno fintanto che la lesione cartilaginea è di entità modesta. Quando invece l’artrosi si aggrava per il progredire delle lesioni cartilaginee anche lo stare in piedi e il camminare accentuano il dolore. L’artrosi per degenerazioni delle cartilagini femoro-tibiali è una patologia frequente che colpisce soprattutto gli anziani e nelle fasi più gravi insorge anche il dolore notturno. La condropatia femoro-rotulea è invece più frequente nei giovani e si evidenzia con una lesione della cartilagine che ricopre la faccia interna della rotula. In questo caso, i movimenti che comportano un accentuato angolo di flessione del ginocchio in carico, come ad esempio salire o correre su un pendio ripido, causano dolore.
Anche i giovani, in presenza di una condropatia femoro-rotulea, accusano forti dolori sui pendii ripidi
Il secondo gruppo è rappresentato dalle lesioni meniscali e legamentose. In questi casi, un trauma ha causato la rottura parziale o totale di un menisco o di un legamento. Il dolore è acuto ed è accentuato dal movimento. Nel caso di lesione meniscale, la flessione, l’estensione rapida e la torsione sotto carico provocano l’esacerbazione della sintomatologia. Inginocchiarsi o caricare velocemente l’articolazione può evocare sensazione di “cedimento”. Se la lesione meniscale è completa, il frammento mobile può andare ad “incastrarsi” nell’articolazione provocandone il blocco. Trascurare le lesioni meniscali può portare a danni della cartilagine femoro-tibiale con conseguenze ben più difficili da curare. Ovviamente le lesioni dei legamenti, totali o parziali, causano sintomatologie molto più importanti ed evidenti ed è quindi superfluo trattarle. Si può tuttavia dire che una lassità legamentosa può portare nel tempo a una lesione cartilaginea e/o meniscale per un’insufficiente stabilizzazione dell’articolazione durante i movimenti.
Nel terzo gruppo di patologie che causano dolore troviamo quelle a carico dei tendini: rotuleo, zampa d’oca, quadricipitale. Il dolore causato dalle tendionopatie è causato dall’attività fisica e si manifesta soprattutto a freddo,dopo aver interrotto l’esercizio. Tipico è il caso in cui, dopo la gita o l’allenamento ci si rimette in macchina per un’ora e, alla prima sosta, scendendo dall’auto si avvertirà dolore e impedimento funzionale: nella parte anteriore del ginocchio per tendiniti del rotuleo o del femorale o nella parte postero – interna per tendiniti della zampa d’oca.
Il dolore, nelle tendinopatie, si manifesta a gita finita: non durante lo sforzo
Cosa fare
Ovviamente le soluzioni prospettate non vogliono sostituire le terapie che saranno prescritte da uno specialista dopo la visita e gli eventuali esami di approfondimento richiesti (RX, Ecografia, RMN). Ricalcando la suddivisione delle patologie nei gruppi si può tuttavia dire che le degenerazioni cartilaginee e l’artrosi traggono beneficio da infiltrazioni di acido ialuronico eventualmente associato a cortisonici o della nuova molecola HYADD4 (esadecilammide di sodio ialuronato) che dovrebbe offrire maggiori risultati di durata e di efficacia nei casi di condropatia dello sportivo. L’infiltrazione di queste sostanze a base di acido ialuronico, che hanno proprietà lubrificanti e viscoelastiche, migliora la mobilità e la sintomatologia dolorosa. Nei casi di lesioni cartilaginee di piccole dimensioni e limitate alle superfici femoro-tibiali, l’infiltrazione con gel piastrinico (ottenuto dalla centrifugazione e separazione di 10 cc di sangue prelevati dal soggetto stesso) sta dando buoni risultati (ne parliamo qui). Infine, come ci dice il Dott. Riccardo Ferracini del CTO di Torino: “L’utilizzo di cellule staminali mesenchimali prelevate dal grasso addominale del soggetto e ottenute per centrifugazione e associate con il gel piastrinico genera del tessuto fibroso che ricopre i capi articolari in sostituzione della cartilagine danneggiata e può risolvere problemi di lesioni più vaste”.
Il mantenimento del tono muscolare con esercizi di rinforzo e l’attività aerobica a basso carico articolare (cyclette) sono utili nel mantenimento della funzionalità generale. Lesioni meniscali parziali o meniscosi possono anch’esse guarire con il processo ripartivo innescato dall’infiltrazione di gel piastrinico grazie ai fattori di crescita in esso contenuti. Lesioni totali e con frammento mobile sono invece di interesse chirurgico. Anche in questi casi, tuttavia, il mantenimento della forza muscolare è imperativo sia in vista di un eventuale intervento, sia nella fase riabilitativa. Quando invece sono i tendini a far male, sarà l’ecografia a guidare il tipo di terapia da adottare. Semplici infiammazioni potranno essere curate con ghiaccio, esercizio di rinforzo eccentrico (più carico nella fase di allungamento del muscolo), antiinfiammatori e riposo. Infiammazioni con essudato peritendineo e piccole calcificazioni rispondono bene alle onde d’urto sempre in associazione a crioterapia e esercizi di rinforzo. Infine, nel caso in cui l’ecografia evidenzi calcificazioni e le onde d’urto si dimostrino inefficaci, prima di ricorrere alla terapia chirurgica, l’infiltrazione con gel piastrinico è ancora il trattamento più efficace. In ogni caso è bene tuttavia ricordare che il dolore è il segnale che il corpo ci invia e come tale non deve essere ignorato: ricorrere agli antidolorifici per continuare ad allenarsi è quanto di più sbagliato si possa fare e inevitabilmente conduce ad un aggravamento del problema.
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Qualche settimana fa vi abbiamo presentato la Guida Alpina Giorgio Villosio, con cui Vitalia collabora per la preparazione degli sci-alpinisti. Questa sinergia ci consente di offrire un servizio integrato che, partendo da una valutazione fisiologica delle capacità individuali, arriva alle esercitazioni pratiche in montagna. Il tutto, perfettamente calibrato sulle condizioni fisiche e tecniche della persona. Giorgio infatti è un professionista della montagna a 360°, esperto di neve, rocce e ghiaccio: i suoi corsi sono aperti a tutti, principianti e professionisti e per i più coraggiosi organizza anche spedizioni sui “giganti del mondo” (dalla Turchia all’Equador passando per il Kilimanjaro: vulcani e montagne dai 4000 m in su per lui sono pane quotidiano).
Di seguito il resoconto della sua ultima uscita (trovate gli altri qui): se non ambite all’Everest ma più semplicemente volete divertirvi in sicurezza… chiedetegli compagnia!
11 gennaio. Scialpinismo: Terra Nera.
Gita nel vallone di Thures, partendo da Busson siamo saliti prima alla Dormillouse e poi per cresta abbiamo proseguito fino al Terra Nera. Discesa nel vallone e rientro a Thures. Il percorso è tutto ben innevato e nonostante la parte alta del Terra Nera abbia preso vento nei giorni scorsi, facendo attenzione non si tocca una pietra. Dopo una settimana di caldo anomalo la qualità della neve è sicuramente peggiorata, però nel complesso neve sempre sciabile, in alto alternanza di crosta dura da vento e farina pressata, nel bosco farina a tratti un po’ pesante.
Per informazioni sulle uscite con Giorgio visitate il suo sito.
[message type=”warning”] Attenzione: lo sci-alpinismo non si improvvisa! Bisogna conoscere la disciplina e la montagna, ma soprattutto essere allenati! Qui potete trovare qualche spunto, contattateci per un programma personalizzato! [/message]