Anna Carlin, Biologa Nutrizionista, fa parte del Team Vitalia dal 2022, il suo approccio è basato su una grande attenzione alla qualità degli alimenti, una personalizzazione del piano di intervento e sul ricorso a tecnologie moderne per controllarne i risultati.

Ecco cosa ci racconta.

“Ogni persona è unica, ha una sua storia e una sua genetica, uno stile di vita diverso da ogni altro e, addirittura, un microbiota intestinale tutto suo. Questo fa sì che anche il piano nutrizionale di ogni paziente debba essere personalizzato, come un abito sartoriale.

L’approccio funzionale utilizza il cibo e la combinazione degli alimenti con lo scopo di creare un piano nutrizionale “terapeutico”. L’attenzione viene posta sulla scelta consapevole e la qualità degli alimenti, sull’assumerli in modo che supportino la condizione metabolica individuale per raggiungere uno stato nutrizionale ottimale.

Anche i metodi di cottura dei cibi acquistano grande importanza perché possono attivare o meno alcune funzioni degli organi, migliorando la sintomatologia dei più frequenti disturbi quali la stipsi, il reflusso esofageo o la dispepsia – continua la Biologa Nutrizionista Anna Carlin.

Un esempio?

Facciamo un esempio con la gestione dei grassi nell’alimentazione per modulare l’infiammazione. Oggi sappiamo che i grassi trans e idrogenati, saturi e prodotti ricchi di omega-6 aumentano i livelli di infiammazione della cellula.  I grassi monoinsaturi (olio d’oliva, avocado, noci, mandorle, ecc.) e grassi omega-3 presenti nel pesce pescato agiscono sui i livelli di infiammazione e migliorano notevolmente la qualità della membrana cellulare. Ecco che un’integrazione adeguata e personalizzata diventa un utile strumento per ridurre l’infiammazione e investire su un approccio anti-aging.

E nello sport?

Durante l’allenamento il corpo richiede un’alimentazione differente da quella che si pratica quotidianamente.

Quando lo sforzo fisico supera le fisiologiche capacità di adattamento da parte dell’organismo si può arrivare a uno stato di infiammazione cronica latente.

La Nutrizione Funzionale nello sportivo riconosce le esigenze individuali della persona e si concentra su quei fattori che possono compromettere la performance. Bisogna agire sull’asse del cortisolo e rifornire l’organismo dei nutrienti indispensabili, limitando lo stress ossidativo e inutili oscillazioni glicemiche.

Oltre all’assunzione di macro e micro nutrienti fondamentali a soddisfare le necessità dell’organismo, diventa importante anche il timing dell’assunzione degli alimenti per gestire al meglio i rialzi di glicemia. Presso Vitalia ci avvaloriamo di strumenti all’avanguardia di ultima generazione per la misurazione della glicemia, il sensore Supersapiens. Questo strumento monitora in tempo reale gli andamenti degli zuccheri nel sangue e permette di intervenire non soltanto sull’alimentazione, ma anche su fattori esterni legati allo stress o al sonno che interferiscono con una corretta gestione ormonale dell’organismo.

In questo modo, le prestazioni migliorano, il recupero muscolare viene correttamente supportato, si aumenta la resistenza e si lavora sulla riduzione del senso di affaticamento fisico.

Insomma, che siate sportivi professionisti, amatori o semplicemente siete alla ricerca di uno stile di vita migliore e di abitudini sane che innalzino il vostro stato di salute non sottovalutate le abitudini alimentari.”

Contattaci per prenotare la tua visita nutrizionale o avere maggiori informazioni, insieme valuteremo quale è il percorso nutrizionale più adatto alle tue esigenze e alla tua persona.

 

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La maratona di Berlino di Edo: 42 km corsi con gambe, cuore e tanta testa!

Partire dal 2.49 di Valencia dello scorso dicembre con il desiderio di migliorarsi ha subito posto l’asticella in alto.

Infatti, per un amatore che lavora e che ha una vita sociale non è facile seguire un programma finalizzato ad un obiettivo così ambizioso e che per forza di cose prevede volumi ed intensità sicuramente impegnativi.

Raccolta la sfida, siamo partiti a aprile con la consueta batteria di test per valutare quanto era stato perso nei mesi di riposo invernali sia in termini prestativi che di composizione corporea.

IL PROGRAMMA.

Il quadro della situazione indicava che bisognava recuperare 12-15”/km sul ritmo gara e perdere 2,5-3 kg di grasso accumulato nei mesi di stop di gennaio e febbraio.

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Il programma di allenamento è stato impostato puntando nella prima fase a recuperare i valori di soglia e di VO2max del precedente picco di forma. Le sedute sono quindi state organizzate su ripetute brevi (200-500 m.) e su allenamenti progressivi dal medio alla soglia.

Si è sempre posta molta enfasi sul ricercare una cadenza di corsa tra 185 e 190 passi/minuto per mantenere la massima efficienza.

Fino a Luglio è stato inserito un allenamento settimanale al fondo lungo-fondo medio a digiuno per favorire l’utilizzo dei grassi e “insegnare” al muscolo a risparmiare glicogeno.

In questi mesi si è sempre posta molta attenzione al sonno e al recupero preferendo alleggerire il programma ogni volta che le sensazioni ed i numeri di HRV (Heart Variability Rate) non erano buoni, questo perché un allenamento intenso condotto in condizioni critiche è più dannoso che utile.

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Edo infatti dice che: “Mi sono trovato bene in quanto è stato fatto un pacchetto su misura per me che mi ha permesso di conciliare perfettamente gli impegni quotidiani (lavoro, impegni personali, viaggi) con gli allenamenti. Il grande vantaggio è il fatto che, man mano che si va avanti nel programma di allenamento, il monitoraggio continuo e i test permettono di fare degli aggiustamenti per renderlo ancor più efficace.”

 

Nei 2 mesi finali il focus si è spostato sull’efficienza della corsa al ritmo gara, si sono quindi aggiunti dei lavori sui 4000 e nei lunghi si è cercato lo split negativo con la seconda metà della distanza corsa 5-7” sotto il ritmo gara.

Infine, nelle ultime settimane abbiamo pianificato un tapering progressivo, calando gradualmente il volume e mantenendo dei richiami dell’intensità.

Il Sabato, i numeri di gara dicevano “Peak” e un tempo gara previsto di 2.43.

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Edo ci ha creduto ed ha condotto una gara perfetta con degli split assolutamente perfetti ed il risultato è stato…2.43!

 

TAKE HOME MESSAGE.

 

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni. Con un programma data driven studiato su misura e con un monitoraggio costante degli allenamenti e dei parametri personali ti accompagniamo nel percorso di preparazione alla maratona più adatto a te.

 

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Invecchiare bene è soprattutto continuare a fare le cose che ci piacciono, ma per riuscirci si deve mantenere un certo grado di efficienza fisica.

Esiste “il programma anti-ageing” che vada bene per tutti? Forse no, non tutti abbiamo gli stessi obiettivi e ognuno ha un proprio livello di performance: c’è chi vorrebbe continuare a correre, c’è chi desidera camminare, chi vuole sciare e chi vuole giocare a golf, c’è poi chi deve controllare la pressione o il peso per evitare di sviluppare il diabete. Insomma, ognuno ha le proprie aspirazioni.

Ecco perché un programma che ci aiuti ad invecchiare bene, ad essere il “prossimo me” (next me) che vorremmo, deve essere su misura per ognuno di noi.

Vitalia Next Me parte quindi dalla definizione degli obiettivi per la prossima decade di vita. Ognuno può quindi scegliere consapevolmente quali sono le priorità per i prossimi anni. Ad ognuno degli obiettivi corrisponde un livello di forza muscolare, di resistenza, di equilibrio e di peso. Se ad esempio si desidera continuare a sciare, la forza muscolare richiesta sarà molto più elevata di quella che serve se si desidera solo continuare a camminare. Se invece il problema è il diabete, alimentazione e esercizio aerobico moderato saranno gli elementi fondamentali del programma.

Il passaggio successivo consiste nel verificare la condizione attuale con test specifici non invasivi per misurare questi parametri. La valutazione funzionale prenderà in esame la resistenza aerobica, forza, equilibrio, composizione corporea.

In questo modo si può definire un piano di esercizio personalizzato che ci porti dallo stato attuale a quello desiderato. L’allenamento sarà quindi rivolto al miglioramento della capacità aerobica attraverso esercizio prolungato a intensità leggera o moderata, all’aumento della forza muscolare con esercizi con i pesi o a corpo libero, a movimenti per il miglioramento della mobilità e dell’equilibrio, il tutto associato a un piano alimentare che corregga gli errori e che integri gli elementi carenti.

Insomma, oramai è scientificamente provato che la miglior medicina per una lunga e buona vita è fondamentalmente l’esercizio fisico associato a una dieta sana ed equilibrata.

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni. Con un programma realmente su misura sviluppato sulla base dei tuoi obiettivi e del tuo stato di salute ti aiutiamo ad essere il “prossimo me”. 

 

 

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Muoversi, mangiare in modo sano ed equilibrato e respirare consapevolmente sono aspetti fondamentali per stare bene.

Il periodo di ferie è il momento ideale per concedersi queste attenzioni beneficiando al meglio delle vacanze. E’ fondamentale staccare la testa dagli impegni lavorativi tanto quanto non arrestare totalmente l’attività fisica e le buone abitudini alimentari. Questi ultimi aspetti possono essere vissuti in maniera più liberatoria, piacevole se praticati all’aria aperta in un contesto di completo relax.

Come seguire al meglio una routine da vacanza.

Alzati, rinfrescati la faccia, indossa un completo sportivo e inizia la giornata con un risveglio muscolare per attivare al meglio il core, quell’insieme di muscoli che costituisce il giro vita. Dedica 15’ del tuo tempo per rafforzare il cuore della tua struttura muscolo scheletrica.

Rafforzare il core migliora la capacità di mantenimento dell’equilibrio e favorisce la prestazione del gesto tecnico sportivo rendendo il movimento più fluido e dinamico ed è la miglior prevenzione del mal di schiena.

Non scordarti di fare una buona colazione prima di goderti il tempo libero

Inizia la giornata con un bicchiere di acqua, banale ma fondamentale!

La colazione deve essere ricca e nutriente anche in vacanza. Mantenere la sazietà tra i pasti ti permetterà di evitare inutili spuntini a base di cibi processati e zuccherini come focacce e gelati.

Valuta bene la fonte proteica della tua colazione: uova fresche, yogurt bianco intero, ricotta, affettato rappresentano una valida scelta. Abbina quindi un cereale a basso indice glicemico come pane tostato o fiocchi di avena. Per ultimo non dimenticare una fonte di grassi buoni: noci, mandorle, cocco, creme spalmabili di frutta a guscio, avocado o olio extravergine di oliva.

Evita i succhi di frutta industriali e abbina piuttosto della frutta fresca.

Una palestra all’aperto

Puoi sfruttare l’ambiente che ti circonda per dare spazio all’attività fisica che più ti piace:

La Routine Vitalia Vacanze vuole essere uno spunto per rendere piacevole e allo stesso tempo dinamica la tua pausa estiva senza privarti di un meritato riposo.

L’attività aerobica outdoor non andrebbe mai interrotta poiché i benefici sono molteplici.

Ossigenazione dei muscoli, produzione della vitamina D, miglioramento della funzione cardiovascolare, eliminazione dei radicali liberi, miglioramento della resistenza e delle funzioni respiratorie facilitando la capacità di recupero, prevenzione dalle malattie virali, benessere psicofisico e per ultimo ma non per questo meno importante maggior consumo di calorie e grassi.

Concludi al meglio la tua giornata con 10’ di stretching attivo per migliorare l’elasticità e la mobilità osteo-articolare favorendo un rilasciamento delle componenti stressogene fisiche e mentali.

Ricordati di respirare, ma bene! Qualsiasi momento è quello giusto.

Respirare è un atto involontario e naturale su cui raramente poniamo la nostra attenzione, eppure i benefici della respirazione sono molteplici e essenziali per il nostro benessere fisico e mentale.

Ecco alcuni dei principali benefici della respirazione:

  1. Fornisce ossigeno alle cellule per la produzione di energia soprattutto utilizzando i grassi
  2. Elimina le tossine: La respirazione aiuta a eliminare l’anidride carbonica e altre sostanze tossiche dal nostro corpo, contribuendo a mantenere l’equilibrio acido-base e a sostenere la funzione dei nostri organi di eliminazione come i polmoni e i reni.
  3. Riduce lo stress: La pratica della respirazione profonda e consapevole è un potente strumento per ridurre lo stress e l’ansia. La respirazione profonda attiva il sistema nervoso parasimpatico, inducendo uno stato di calma e rilassamento.
  4. Supporta il sistema immunitario: Una corretta ossigenazione del corpo aiuta a mantenere il sistema immunitario forte e sano, favorendo la capacità del corpo di combattere infezioni e malattie.
  5. Migliora la funzione polmonare: La pratica regolare della respirazione profonda e controllata può migliorare la capacità polmonare e la ventilazione, favorendo una migliore ossigenazione del sangue.
  6. Promuove il benessere cardiovascolare: Una respirazione regolare e profonda può contribuire a ridurre la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, beneficiando il cuore e il sistema cardiovascolare.
  7. Favorisce il sonno: La pratica della respirazione profonda e rilassante prima di coricarsi può aiutare ad alleviare l’insonnia e migliorare la qualità del sonno.

In sintesi, la respirazione è uno strumento potente per il benessere generale. Incorporare pratiche di respirazione consapevole nella nostra routine quotidiana può apportare benefici sia per il corpo che per la mente.

Il Team Vitalia ti augura delle serene e piacevoli vacanze e ti aspetta per ripartire presto carichi di nuove energie con programmi di allenamento, nutrizione e check up medici.

Prepararsi per una maratona richiede impegno, disciplina e un piano di allenamento ben strutturato. Ne abbiamo parlato con il team di Vitalia che da anni prepara maratoneti, trail runner e sportivi di endurance di vario livello con VAT (Vitalia Adaptive Program). Ecco alcuni dei suggerimenti che ci hanno dato per aiutarti ad arrivare in forma ai 42 km.

Dottor Massarini, da dove comincia il percorso per la Maratona?

Rispondo da medico: ovviamente da una visita completa con spirometria e elettrocardiogramma sotto sforzo per verificare che non ci siano problemi medici.

Sarebbe anche opportuno aggiungere un esame del sangue per individuare da subito eventuali carenze di ferro, anemie e altre anomalie che potrebbero essere corrette con terapie mediche o integratori.

E poi?

Superato questo step ci si può focalizzare sulla valutazione della capacità fisiche con test specifici per il podista: soprattutto ci affidiamo al test di Mader con la misurazione del lattato e della frequenza cardiaca per la determinazione della soglia. Durante il test prendiamo anche nota della cadenza alle varie velocità e facciamo una video analisi per evidenziare eventuali vizi posturali ed errori tecnici.

Ci interessa fare una valutazione osteopatica e kinesiologica perché intervenire su articolazioni disfunzionali e muscoli contratti migliora il rendimento e riduce il rischio di infortuni.

Analizziamo anche la composizione corporea per individuare il peso ideale.

A questo punto la fase di indagine è conclusa e possiamo creare un programma di allenamento “su misura”.

Che ruolo hanno le altre figure professionali del team?

Passo a loro la parola.

Chiediamo allora a Fabio Basaglia, Osteopata.

Riprendiamo l’atleta mentre corre su treadmill ed eseguo dei test osteopatici e kinesiologici che mi danno indicazioni per intervenire con trattamenti mirati e verificare che essi si riflettano nella tecnica di corsa. Se necessario vengono poi prescritti degli esercizi specifici di cui si occupano le kinesiologhe Eva Girard e Claudia Sapienza.

Eva e Claudia come interagite nel pratico?

Scegliamo gli esercizi che servono a rinforzare i gruppi muscolari che servono a stabilizzare l’assetto di corsa ed eventualmente insistiamo nei lavori di allungamento. Periodicamente facciamo anche una seduta di massaggio per scaricare le tensioni muscolari insorte durante i lavori più pesanti.

Il coach Matteo Siletto di cosa si occupa?

Io mi occupo di supervisionare il lavoro sul campo e di analizzare i dati degli allenamenti raccolti con i cardio-GPS e memorizzati su piattaforme digitali. Questo costante monitoraggio dei dati mi permette di verificare che gli allenamenti producano effettivi miglioramenti e che non siano troppo duri o troppo blandi.

Se l’atleta usa dei wearable, possiamo acquisire informazioni anche sul sonno e sul recupero che ci aiutano a modulare il carico. E’ un lavoro che abbiamo iniziato a fare 6 anni fa utilizzando un parametro, l’HRV (heart rate variability) che è molto indicativo. Adattare il carico alle risposte organiche è il cuore di VAT che è il programma con cui seguiamo la performance.

Infine chiediamo ad Anna Carlin, nutrizionista, quale è il suo ruolo?

Innanzitutto devo correggere eventuali macro errori dell’alimentazione, mi focalizzo molto sulla qualità degli alimenti e sulla corretta proporzione tra carboidrati, grassi e proteine per raggiungere gli obiettivi di peso e poi verifichiamo che la glicemia durante la giornata sia più stabile possibile e che durante gli allenamenti si raggiungano i livelli desiderati. Anche qui la tecnologia è importante: usiamo infatti il sensore di glicemia super sapiens che, applicato al braccio, trasmette all’app sul cellulare i dati in tempo reale.

Ma tutto ciò non è troppo complicato e dedicato solo ai professionisti?

Sembra ma non è così, è più difficile spiegarlo che farlo. L’atleta professionista è più facile da gestire rispetto all’amatore che avendo una vita di lavoro deve inserire l’allenamento nei momenti liberi e quindi deve ottimizzare tutto per poter migliorare e ridurre il rischio di stancarsi troppo o di infortunarsi.

Se avete in progetto una maratona autunnale, questo è il periodo di iniziare con il team Vitalia e con VAT Vitalia Adaptive Program!

 

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni. Con un programma data driven studiato su misura ti accompagniamo alle maratone autunnali al meglio della forma fisica. 

 

 

Vitalia e il ciclismo hanno sempre pedalato insieme sia per chi vuole andare più forte che per chi vuole stare meglio. 

Abbiamo sempre lavorato sia per migliorare gli aspetti legati al benessere della persona sia per raggiungere soddisfacenti e ambiziosi risultati sportivi. 

Per questo il ciclismo e la bici è un mondo a noi molto caro.

 

Chi pedala regolarmente ottiene infatti molteplici vantaggi quali:

 

In questo percorso verso la salute e la performance i dati sono fondamentali perché è su di essi che si costruiscono i programmi e si misurano i risultati.

Partendo da una valutazione medica e da test accurati, pedalata dopo pedalata, Vitalia ti accompagna nel raggiungimento dei tuoi obiettivi con piani di allenamento mirati e quotidianamente adattati grazie alla condivisione dei dati dell’atleta, trattamenti osteopatici e piani nutrizionali.

La nostra esperienza pluriennale nella gestione dei dati di allenamento e biometrici è una garanzia per il miglioramento delle performance evitando quegli errori che possono causare problematiche di salute e riduzioni della prestazione.

Contattaci per prenotare la tua visita o avere maggiori informazioni, insieme possiamo pedalare più forte e andare più lontano.

 

 

INSIDE & OUTSIDE VITALIA

 

In occasione dell’arrivo della tappa del giro d’Italia al Technogym Village, nel giorno di riposo del giro, si terrà una tavola rotonda con la presenza del metodologo dell’allenamento della squadra Euskatel Inigo Mujika, del nutrizionista della Jumbo Visma Asker Jeukendrup, del dottore  Massimo Massarini, medico dello sport, e del professor Vincenzo Lomonaco esperto di Intelligenza Artificiale per parlare delle nuove metodologie di allenamento nel ciclismo. Moderatore Davide Cassani.

Il periodo di quarantena, trascorso perlopiù in casa, anche se in modalità smart work, ha causato in molte persone un’alterazione delle abitudini di vita, una maggiore sedentarietà ed una modificazione dell’alimentazione, il tutto accompagnato da una buona dose di stress.

Il risultato è una modificazione dei meccanismi di regolazione messi in atto dal sistema nervoso autonomo che, a buon ragione, può essere paragonato alla centralina elettronica che regola l’azione di apparati e organi. ipertensione arteriosa

Le situazioni di stess prolungato possono produrre una cascata di alterazioni a valle con la comparsa di sintomi che spesso sono di difficile inquadramento nella medicina specialistica. Tali sintomi prendono infatti il nome di Sintomi Vaghi Aspecifici (MUS: Medical Unspecified Symptoms) e si manifestano con alterazioni dell’appetito, dell’umore, della capacità di concentrazione, sulla qualità del sonno e sulla quantità di energia.  

In estrema sintesi, pur in assenza di malattie specifiche, si perde la sensazione di benessere e si diventa meno efficienti.

Il nostro intervento

Si può ricostruire una buona situazione fisica semplicemente attivando con i giusti stimoli le risorse di cui siamo dotati attraverso l’esercizio fisico personalizzato, la nutrizione e la supplementazione.

Sono questi i tre pilastri dell’intervento di Vitalia per ritrovare uno stato di salute ottimale.

Gli step

 

 

 

 

L’intervento

I dati ottenuti in questa fase permettono di indirizzare il paziente verso un programma di nutrizione e supplementazione e di prescrivere un piano di esercizio mirato al riequilibrio psicofisico.

Il percorso arriva quindi all’ultima fase che prevede una o più seduta di esercizi guidati con la supervisione di un kinesiologo/fisioterapista. Il programma di allenamento potrà essere svolto in autonomia, a casa propria, o in sessioni singole con il massimo rispetto del distanziamento. Il follow-up a distanza utilizzerà un’app per la visualizzazione degli esercizi.

La completezza e l’efficacia di questo programma sono nel suo approccio multilaterale che analizza tutti i fattori che concorrono a determinare lo stato di salute della persona e che guidano la personalizzazione della dieta e dell’esercizio.

Inoltre, i parametri rilevati con i test forniscono misurazioni attendibili e comparabili per valutare in maniera obiettiva i miglioramenti ed i risultati.

In maniera semplice e naturale, il cambiamento di alcune abitudini di vita sarà in grado di riportare la persona al livello di performance psicofisica ottimale, riequilibrando il controllo metabolico e restituendo la piena salute. 

 

Per prenotazioni ed informazioni: 011-19508752

Introduzione

Quando pensiamo al trattamento osteopatico lo immaginiamo sempre rivolto alla struttura muscolo-scheletrica. Nel nostro immaginario l’osteopata è colui che tratta esclusivamente le disfunzioni muscolari o articolari a seguito di traumi o di problematiche da sovraccarico.

In realtà il ruolo dell’Osteopata è molto più ampio. I campi di applicazione si stanno pian piano aprendo alle patologie neuro-degenerative, alla neo-natalità, alle patologie psicologiche-psichiatriche, al campo stomato-gnatico, visivo ecc. Questo perché il trattamento manipolativo è in grado di stimolare processi di adattamento molto profondi e complessi.

Osteopatia e Sistema Nervoso Autonomo

In particolare la letteratura scientifica sta mettendo in evidenza il ruolo del trattamento osteopatico nelle condizioni di stress elevato e nello specifico nel riequilibrio del sistema nervoso autonomo (SNA).

Il SNA è quella parte del sistema nervoso che garantisce le funzioni vitali (battito cardiaco, respiro, funzioni ormonali ecc). Il SNA è composto da due componenti: la componente ortosimpatica (l’acceleratore del nostro organismo) e la componente parasimpatica (il freno del nostro organismo). Uno sbilanciamento verso uno di questi due sistemi comporta una riduzione del miglior adattamento fisiologico, evidenziando uno stato di stress.

Per quantificare il bilanciamento del SNA viene utilizzata la misura della variabilità della frequenza cardiaca (HRV). L’HRV è una misura che dipende dalle differenze temporali che sussistono tra un battito cardiaco ed un altro. Maggiore sarà l’HRV più in “salute” sarà il SNA. Viceversa, un minor grado di HRV sarà associato ad una condizione di stress o di scarso adattamento. Trovate QUI maggiori indicazioni sul SNA e sull’HRV.

L’effetto del trattamento osteopatico sull’HRV

Esistono ad oggi numerose evidenze scientifiche in cui viene indagata la relazione tra trattamento osteopatico e l’HRV. Questi studi, utilizzando diversi approcci di trattamento osteopatico, hanno messo in evidenza un effetto benefico sul bilanciamento del SNA attraverso la misurazione dell’HRV. In particolare, in caso di perdita di un buon bilanciamento a seguito di stress cronico o di dolore il trattamento osteopatico è in grado di attivare la risposta parasimpatica, aumentando le capacità di adattamento a stimoli stressogeni (interni ed esterni). In sostanza, nelle condizioni in cui si presenta una iper-attivazione del sistema ortosimpatico (situazioni di dolore, infiammazione cronico) o nelle fasi di stress che inducono invece un generale abbassamento della “potenza” del nostro SNA, il trattamento manipolativo agendo prevalentemente sulla componente parasimpatica è in grado di stimolare un bilanciamento ed un incremento della potenza del sistema. Questo porterà ad una migliore capacità di adattamento fisiologico, riducendo quindi lo stato disfunzionali a cui eravamo sottoposti.

Così come il trattamento osteopatico non mira solo alla componente muscolo-scheletrica, è anche vero che la manipolazione non necessita sempre di tecniche “dirette” e rapide (i classici thrust, ovvero le manovre in cui l’osteopata fa “schioccare” le articolazioni). Al contrario, l’osteopata ha nel suo “bagaglio” professionale, una serie di approcci e tecniche manuali che possono agire a livello mio-fasciale, viscerale e sull’asse cranio-sacrale. Queste tecniche risultano estremamente dolci e vengono svolte con tempi di azione prolungati. Un tale approccio mira in maniera diretta al miglioramento della funzionalità tessutale o di mobilità del distretto trattato (es. la mobilità del diaframma, la riduzione di tensione a livello cervicale, ecc), ma dall’altro presenta come effetto indiretto la stimolazione del nervo vago che è il principale attore del sistema parasimpatico. Questa azione produrrà così un effetto sistemico per via della risposta a livello del SNA.

Quando andare dall’osteopata per migliorare il bilanciamento del SNA

In generale le due situazioni che possono necessitare di un intervento dell’osteopata per bilanciare il SNA sono le condizioni di dolore cronico, ovvero quella sintomatologia dolorosa che si protrae nel tempo e che difficilmente riesce ad essere gestita e/o ridotta e le condizioni di stress elevato ovvero quando siamo sottoposti a periodi di “sovraccarico” sia fisico che mentale che portano il nostro organismo verso una condizione di disfunzione o patologia.

In entrambe le condizioni, l’approccio osteopatico può garantire un ottimo risultato potenziando le risorse interne della persona per gestire e ridurre dolore e stress.

A seguito di una valutazione quantitativa dell’HRV e della valutazione posturale ed osteopatica, il trattamento manipolativo sarà completamente individualizzato, in modo da trattare le aree del corpo che presentano una riduzione di mobilità o di adattamento fisiologico e stimolare la miglior risposta adattiva dell’organismo.

L’approccio integrato di Vitalia

Il nostro approccio, in tutti i campi di nostro interesse, dall’allenamento di alto livello alla rieducazione funzionale, è sempre multi-disciplinare ed integrato. Per questo riteniamo che il trattamento osteopatico sia essenziale per “rimuovere” meccanismi fisiologici che alla lunga possono portare a condizioni disfunzionali o patologiche. Ma il trattamento osteopatico deve sempre essere visto in congiunzione con un piano di esercizio fisico ed un approccio alimentare corretto ed individualizzato. Con la sinergia di queste componenti sarà possibile “potenziare” il proprio stato di salute raggiungendo la salute nella sua forma migliore.

Il programma BackToLife mira esattamente a questo. Ovvero, riportare la nostra salute al centro a seguito del difficile periodo di quarantena. E con l’integrazione di trattamento manuale, esercizio ed alimentazione siamo in grado di agire su tutte le componenti del nostra salute per garantire il miglio risultato possibile!

Referenze

L’attuale situazione caratterizzata dall’emergenza Covid19 è causa di forte stress per tutti noi: incertezza sul futuro, mancanza di contatti sociali, alterazioni delle abitudini quotidiane e vita sedentaria concorrono a creare una serie di fattori negativi che possono incidere sulla salute mettendo il sistema nervoso sotto attacco.

Per meglio comprendere come lo stress può trasformarsi in vere e proprie patologie è bene iniziare a capire cosa regola gli organi e gli apparati del corpo umano.

La nostra “centralina elettronica”

Così come in un’auto moderna, anche il corpo umano è governato da una “centralina elettronica”. Nel nostro caso si tratta del sistema neurovegetativo (SNA) che riceve informazioni e che, dopo averle elaborate, invia segnali ai vari organi e apparati. Molti fattori possono agire alterandone l’equilibrio: stress acuto e cronico, alterazione dei ritmi del sonno, sedentarietà o eccesso di esercizio, alterazioni dell’alimentazione, alcool, fumo, per citarne alcuni. (1)

Il SNA è costituito da 2 strutture, il simpatico ed il vago, che interagiscono continuamente nell’arco della giornata e delle circostanze per far sì che l’organismo si adatti alle molteplici situazioni che si trova a dover fronteggiare.

Ad esempio, se ci si trova a dover fare uno sforzo improvviso, come salire una rampa di scale velocemente, il simpatico manderà stimoli al cuore, ai polmoni e al sistema endocrino per mettere il corpo in condizione di portare sangue, ossigeno e nutrienti ai muscoli che permetteranno di eseguire il gesto; se invece abbiamo consumato il pasto serale, il vago invierà stimoli all’apparato gastro intestinale per facilitare la digestione ed abbasserà il livello di attenzione per favorire il riposo notturno.

In sintesi possiamo semplificare dicendo che il simpatico è l’acceleratore ed il vago è il freno del nostro organismo.

In una situazione di benessere e di allenamento i due sistemi interagiscono in maniera ottimale e ci permettono di adattarci velocemente alle diverse situazioni.

Quando, però, un fattore stressante, come quelli sopra citati va a inserirsi per un tempo più o meno prolungato si genera un disequilibrio nel SNA.

Se lo stressor si protrae nel tempo, l’alterazione a livello del SNA finisce con il modificare l’attività di apparati come ad esempio quello endocrino, quello cardiocircolatorio.

Le malattie generate dallo stress

Se, come abbiamo detto, il SNA controlla tutte le funzioni del corpo, è facile comprendere come una sua alterazione, se protratta nel tempo, possa comportare alterazioni del sistema endocrino, del sistema cardiocircolatorio, di quello digerente e del sistema immunitario.

I danni più frequentemente riscontrabili sono alterazioni della pressione arteriosa, tachicardia, respirazione superficiale, accumulo di grasso corporeo, perdita di massa muscolare e diminuzione della densità ossea.

Come proteggersi

Per evitare che ciò succeda dobbiamo mettere in atto alcune strategie.

In primis, bisogna mantenere dei ritmi di vita regolari, andando a dormire e svegliandosi alla stessa ora e senza fare le ore piccole, soprattutto evitando di passare le ultime ore della giornata davanti a forti fonti luminose come gli schermi degli smart phones. Meglio leggere qualche pagina di un buon libro. Il rispetto di queste regole permette di mantenere il ritmo circadiano a cui è collegato il sistema endocrino.

Il secondo consiglio è di dedicare 5 minuti, 3 volte al giorno, ad esercizi di respirazione con il ritmo di 5 secondi in inspirazione, 2 secondi di trattenuta e 5 secondi di espirazione. Questo ritmo respiratorio permette di migliorare l’ossigenazione dell’organismo e di stimolare il SNA.

 

 

Svolgere quotidianamente dai 15 ai 30 min di esercizio, preferibilmente appena svegli o prima di pranzo, con la modalità dell’interval training, alternando quindi 15-30 secondi di lavoro molto intenso a 15-30 di recupero ad intensità blanda. Variazioni rapide allenano il fisico a cambiare velocemente dallo stato di riposo a quello di impegno elevato e quindi predispongono il SNA a inviare con prontezza i segnali alla periferia.

 

Questi consigli, semplici da attuare ci aiuteranno a superare indenni la situazione attuale e a vivere meglio.

1-Chrousos, G. Stress and disorders of the stress system. Nat Rev Endocrinol 5, 374–381 (2009). https://doi.org/10.1038/nrendo.2009.106

E’ uscito in questi giorni il numero di giugno e luglio di Ski Alper, cifra tonda: è il centesimo. Nella consueta rubrica di Vitalia parliamo di running: meglio ammortizzati” o al naturale, con scarpe così minimal da farci sentire a piedi nudi? Ci sono pro e contro per ogni runner: valutate con attenzione quali sono le vostre caratteristiche. 

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C’è chi lo chiama barefoot running, natural running, pose running o chi running, ma la sostanza non cambia: la moda di correre con scarpe minimal sembra affascinare il mondo del trail. Il sogno di migliorare la tecnica di appoggio, ridurre gli infortuni e andare più forte spinge molti appassionati a orientarsi verso scarpe leggerissime con sistemi di ammortizzazione e stabilizzazione ridotti all’osso che promettono di far sentire il piede libero e a contatto con il terreno. Articoli di tecnica di corsa postulano teorie secondo le quali la suola pochissimo ammortizzata spinge il runner a correre meglio con appoggi sull’avampiede e con una frequenza di passi più alta. La teoria (e il messaggio di marketing delle aziende) su cui si è sviluppata questa tendenza è: l’uomo è nato scalzo e quindi è stato fatto per correre in maniera naturale, le calzature super ammortizzate hanno alterato la tecnica di corsa favorendo l’appoggio di tallone e addormentando la sensibilità del piede, ergo, riduciamo al minimo la suola e torneremo a correre come natura vuole. Affascinante? Sì. Vero? Vediamo.

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Per evitare di farci prendere da soggettivismi su base empirica del tipo ‘un mio amico che aveva male al ginocchio…, mio fratello che aveva la tallonite….’ , siamo partiti dai più recenti lavori scientifici pubblicati su riviste indicizzate (clicca qui per la bibliografia), ne abbiamo selezionati tre, li abbiamo letti e interpretati e riassunti nei punti salienti per presentarvi la versione più scientifica possibile della diatriba in maniera comprensibile.

Alcune doverose premesse

Primo punto: negli ultimi 50.000 anni l’uomo ha sviluppato calzature sempre più confortevoli adattandosi a esse. Dagli anni ’70 a oggi il numero di runner è aumentato esponenzialmente e molti di essi sono pesanti, non adeguatamente preparati muscolarmente o con problematiche biomeccaniche. Forse se non ci fossero le calzature ammortizzate i traumi sarebbero ancora più numerosi. Secondo punto: non c’è correlazione tra traumi e tipo di calzature. Sia che usino scarpe ammortizzate o minimal, l’eziologia degli infortuni risiede in complesse cause biomeccaniche. Terzo punto: non si possono trarre conclusioni univoche. Non lo permette la dinamiche delle cause e nemmeno la natura degli studi effettuati, che per di più sono stati condotti con modalità differenti (ad esempio su treadmill o su superfici fisse).

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La questione infortuni

Perché si dice allora che il barefoot running riduca gli infortuni? Il postulato di base trova il suo fondamento nel fatto che correre con una protezione minima o assente modifichi la tecnica di corsa portando il soggetto ad atterrare con il mesopiede o sull’avampiede. Ciò comporterebbe una miglior assorbimento delle forze di impatto e un miglior utilizzo della fascia plantare che agirebbe da ammortizzatore. Tale tecnica di corsa prevede anche un aumento della frequenza dei passi che dovrebbe essere di circa 170- 180/min. Il conseguente accorciamento della falcata comporterebbe angoli di lavoro meno accentuati nell’articolazione del ginocchio mentre aumenterebbe l’angolo di flessione plantare del piede. Purtroppo l’origine degli infortuni è molto complessa e dal punto di vista biomeccanico non sempre è possibile individuare un singolo fattore che sia assolutamente predittivo. Inoltre anche se così fosse non sarebbe facile correggerlo. Quali sono i più comuni infortuni del podista e come vengono influenzati da calzature minimal? Per semplificare le problematiche, i lavori analizzati hanno classificato le più comuni patologie da sovraccarico in cui incorrono i podisti confrontandole con i fattori predisponenti, su come essi vengano influenzati dal barefoot running e quindi sui potenziali risultati attesi.

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La tabella qui sopra, che abbiamo pubblicato su Skialper, dimostra ulteriormente che alcune patologie possono essere aggravate mentre altre possono beneficiare dall’uso di scarpe minimal. Studiandola è evidente, e lo ripetiamo di nuovo, che le conclusioni sull’effetto del barefooot running nelle varie patologie non sono univoche. Nelle fratture da stress della tibia e dei metatarsi, un aumento della pressione nell’impatto con il suolo causato dal barefoot running può aumentare il rischio di incorrere in queste patologie. Nella sindrome femoro-rotulea, si ritiene che un miglior allineamento del ginocchio e minor forze di impatto grazie all’appoggio sul meso e avampiede tipici del barefoot possano essere di beneficio nel prevenire e nel favorire la regressione delle problematiche. Per quanto riguarda la caviglia e le patologie del tendine d’Achille, a fronte delle teorie a favore del minimal, fondate sulle considerazioni del passo più corto e con minori forze di impatto, si associa una maggiore flessione plantare e una più alta sollecitazione dell’Achille che verrebbe quindi esposto a un maggior rischio di patologie da sovraccarico. Nella fascite plantare si può invece ipotizzare che il rinforzo dei muscoli che sostengono l’arco plantare causato dal correre con poca ammortizzazione possa essere di beneficio, ma anche in questo caso la conclusione è che è necessario approfondire gli studi e le ricerche.

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Ad ognuno la sua scarpa

Si può modificare la tecnica di corsa? Conviene farlo? I pareri sono anche qui discordi: quello che senz’altro si deve consigliare è la gradualità nel passaggio da scarpe ammortizzate a calzature minimal. Soprattutto chi corre con appoggio sul retropiede deve fare particolare attenzione nelle prime fasi in quanto la tecnica di corsa richiede tempo per modificarsi e il rischio è quello di aumentare piuttosto che diminuire gli infortuni nella prima fase. Le nuove calzature andranno quindi utilizzate per brevi tratti di corsa, qualche centinaio di metri, alternati a tratti di camminata. Da uno degli studi pubblicati si evince comunque che non è detto che chi corre con appoggio sul tallone riesca a modificare stabilmente la sua tecnica di corsa e quindi potrebbe essere ancora più esposto al rischio di infortunio con le scarpe minimal. Alla luce di quanto esposto finora, si può affermare che se si è trail runner non più giovanissimi e con una struttura fisica non leggerissima, l’opzione barefoot diventa ancora più rischiosa: si pensi a quanto vengano sollecitate le strutture muscolo tendinee del polpaccio e le articolazioni metatarsali che, per effetto dell’età, tendono naturalmente a essere meno elastiche. Infine, non dimentichiamo che, soprattutto nei trail lunghi, la fatica tende a causare un rallentamento dei riflessi e delle reazioni muscolari ed in queste situazioni l’uso di calzature scarsamente protettive può aumentare il rischio di infortuni.

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