Forza, stabilità, mobilità ma non solo! Alla ricerca dell’armonia del movimento
Allenare la forza è il modo per avere una buona massa muscolare ed è, come abbiamo detto, fondamentale per una longevità sana.
Ma se la finalità è muoversi bene, quanto contano anche la mobilità e la stabilità?
In che ordine vanno allenati?
Questi sono i quesiti che abbiamo posto ad uno dei massimi esperti di prevenzione ed allenamento fisico, Alberto Andorlini, preparatore e riabilitatore nel calcio di altissimo livello (Inter, Siena, Parma, Chelsea, e altro), ed ecco la sua risposta, come sempre affascinante e stimolante.
IERI TRE, OGGI QUATTRO. La teoria dell’allenamento funzionale parla di una terna – esemplare, indissolubile e concorrente – costituita da Mobilità, Stabilità e Forza.
Una triade a sviluppo piramidale in cui la Forza occupa il vertice, non perché sia da considerare “al primo posto”, ma semplicemente perché rappresenta il tassello – l’ultimo appunto – sul quale concentrare la definizione e la costruzione di un movimento tanto economico ed efficace, quanto estetico. Una piramide la cui base è rappresentata dalla ricerca di Mobilità; la cui parte intermedia è occupata dalla ricerca di Stabilità e al cui vertice si posiziona l’uso della Forza.
Nell’Allenamento di un Moto Moderno, attuale, reale, evoluzionistico che ipotizzi un ritorno alla naturalezza di Corpo-Spazio-Movimento, la piramide diventa un tavolo. Con tre gambe, quando si assecondino i dettami di una funzionalità globale sì, ma sostanzialmente circoscritta alla produzione di Esercizio; con quattro gambe qualora si propenda per uno sviluppo corale, sinergico e complesso di tutti quegli elementi che concorrono all’espressione di Movimento. Sì, perché su altri fronti metodologici – dedicati all’allenamento di forme e di funzioni diverse – si parla di un’altra abilità, di un’altra maestria; si parla di Labilità, o “cedevolezza”, o “morbidezza”, o “fluidità”. Il che, tradotto in maniera appena più comprensibile, significa non produrre, ma assorbire; e nell’assorbimento, assecondare il proprio movimento o il movimento degli altri con morbidezza e cedevolezza. In altre parole: gestire Mobilità e Stabilità in situazioni in cui siamo costretti a fare a meno della Forza, o in cui la Forza risulti “in esubero”.
Le quattro abilità – Mobilità, Stabilità, Forza, Labilità – sono correlate in maniera intima e particolare; un po’ come in un gioco di scatole cinesi dove di nessuna delle scatole – sebbene ognuna ne contenga un’altra e a sua volta da un’altra sia contenuta – debba essere considerata in virtù o della sola forma del contenitore o della sola funzione del contenuto. Ogni scatola si rispecchia nelle altre in un gioco armonico fatto di costante equidistribuzione; di bilanciamenti accurati e delicati sbilanciamenti. Ogni tipo di lavoro (mentale, energetico, coordinativo, meccanico) rivolto ad ognuna di esse ha una risonanza diretta sulle altre. Fosse possibile sintetizzare tutto in pochi termini, direi che:
- allenare la Forza significa “sovrastare” i limiti imposti dalla Gravità;
- allenare la Mobilità, significa “adattare” i confini fissati dalle zona di confort meccanico;
- allenare la Stabilità, significa “diminuire” i punti di contatto con l’ambiente;
- allenare la Labilità, significa “aumentare” i punti di contatto adagiandosi sull’ambiente.
In altri termini: opporsi nei confronti del peso esprime Forza. Assecondare il peso esprime Labilità. Opporsi al tempo genera un moto breve e intenso. Velocità. Assecondare il tempo genera un moto “interminabile e ininterrotto”. Resistenza. Opporsi allo spazio richiede Stabilità. Assecondare lo spazio richiede Mobilità. Opporsi a una sequenza di moto produce una Pausa e trasforma la sequenza in un lavoro intermittente. Assecondare una sequenza produce una Legazione o una Traiettoria.
C’è tutto. Non manca niente. Padroneggiare Mobilità, Stabilità, Forza e Labilità significa riscoprire gli elementi comuni a tutti i movimenti comuni. È allenarsi con l’obiettivo di acquisire tranquillità, ovvero: sicurezza, dominio e padronanza attraverso la conoscenza del proprio corpo e dei movimenti prodotti dal proprio corpo nello spazio.