Mancano pochi giorni all’apertura degli impianti: qualche consiglio per arrivare in forma ed evitare infortuni alle prime curve. [Articolo pubblicato su Vialattea Magazine]
Bene, lo stagionale l’abbiamo preso, gli sci e gli scarponi sono a posto, il casco c’è …e le gambe ed il fiato?
Mah, forse… o forse vale la pena rivedere insieme cosa fare per migliorare o mantenere quella condizione fisica che ci permetterà di tirare ancora una Banchetta o di disegnare la prima traccia su Pattemouche. Lo sci è uno sport affascinante e complesso che però richiede un insieme di doti atletiche che partono da una buona resistenza e includono forza muscolare e flessibilità articolare. Ecco allora come allenare queste qualità con qualche esercizio facile che può essere svolto palestra ma anche a casa.
Resistenza
Se abitate vicino alle aree verdi della città e se il freddo non vi spaventa, corsa e bici sono un ottimo allenamento da praticare anche nella stagione fredda. L’alternativa è usare attrezzature per l’allenamento aerobico come tapis roulant, cyclette ed ellittici. Sono macchine che permettono di svolgere ottimi allenamenti senza dover uscire al buio o nella pioggia. (Vuoi saperne di più sui rulli? Vai allo speciale)
Quanto
Sedute di 40’ di allenamento aerobico 2 volte a settimana usando un attrezzo in modo continuativo o frazionando il tempo su macchine diverse possono bastare per acquisire la resistenza di base. Lo sforzo dovrebbe essere moderato portando la frequenza cardiaca a 130-140 (per una persona sana di circa 40-50 anni) ed il respiro dovrebbe essere accelerato ma non affannoso.
Forza e stabilità
“La potenza è nulla senza il controllo” diceva una pubblicità di pneumatici qualche anno fa, e la frase esprime bene il concetto di quello che si deve ricercare nell’allenamento per lo sci. Esercizi di rinforzo, quindi, per la muscolatura di gambe, schiena, addome e spalle ma anche esercizi di abilità(che cos’è l’ability training? ve lo spieghiamo qui) in cui imparare ad esercitare la forza in situazioni di scarso equilibrio.
Come
Aggiungiamo ai nostri attrezzi una fitball ed una tavoletta propriocettiva o anche un materassino da usare come base di appoggio instabile e fare gli esercizi delle foto suddividendoli in 3 serie da 6-8 ripetizioni l’una. Il gruppo di esercizi per la core stability riveste una fondamentale importanza per eseguire bene i movimenti che lo sci moderno richiede, tutti i campioni ne svolgono in gran quantità e con varianti sempre più difficili. Questi particolari movimenti servono inoltre per prevenire il mal di schiena.
Mobilità e flessibilità
Grazie a mobilità e flessibilità si abbassano i rischi di lesioni muscolari e si riesce a mantenere fluidità di movimenti. La moderna tecnica sciistica richiede che si raggiungano degli angoli articolari molto accentuati e ciò richiede una buona elasticità muscolare. Gli esercizi proposti attivano i gruppi muscolari in sequenza e insegnano a rilassarli. Durante la loro esecuzione non si dovrebbe avvertire nessun dolore ma al massimo una leggera tensione.
Gambe affaticate
Self myofascial release, o auto massaggio miofasciale è la tecnica che permette di trattare la muscolatura per risolvere quelle contratture e quegli irrigidimenti che possono occorrere alle gambe dopo i primi giorni di sci.
Come fare
Si tratta di procurarsi un rullo in foam o schiuma di poliuretano, abbastanza rigido e del diametro di 10-12 cm. Il roller foam, così si chiama, verrà utilizzato per massaggiare cosce, polpacci, glutei e schiena rotolandoci sopra la parte in questione, quando si trova una zona dolente ci si insisterà sopra andando avanti ed indietro lentamente di pochi centimetri fino a che l’indolenzimento non svanirà.
E’ sicuramente il modo ideale di concludere una giornata sulle piste e per rimettere le gambe a nuovo... perché stanotte nevica!
Durante l’anno ci abbiamo pensato che era ora di iniziare a fare qualcosa per il nostro fisico. Poi ci abbiamo ripensato quando la pacca sulle spalle dell’amico supersportivo ci faceva sentire fuori forma, poi ci abbiamo provato quando la bilancia ha fatto registrare il record annuale, poi di nuovo quando abbiamo ritirato le analisi ed il colesterolo era altino. Però pioveva, faceva freddo, c’erano i bambini da accompagnare, poi la riunione con il capo, quella con i collaboratori. Poi…
Poi basta, stanno arrivando le vacanze e allora tutte le validissime scuse che da persone intelligenti ci siamo costruiti per arginare i nostri sensi di colpa rischiano di non tenere più. Vuoi vedere che stavolta ci tocca davvero mettere in pratica i buoni propositi!
La sveglia è puntata, la decisione è presa, le scarpe… per ora vanno bene quelle che abbiamo trovato sepolte in un armadio, poi vedremo. La playlist c’è, le cuffiette anche, da domani si cambia vita!
Ed eccolo il domani. Ci alziamo al suono della sveglia, ma porca… non siamo in vacanza? Giù dal letto, un succo di frutta al volo e via verso il lungomare. Com’è tranquillo! Non c’è quasi nessuno, anzi qualcuno c’è: qualcuno come noi, qualcuno che fila spedito, qualcuno addirittura più lento. Ci si saluta con un mezzo sorriso che sa di complicità. Siamo tra sportivi, no?
Però, sai che non è male uscire presto la mattina, l’aria è fresca, la luce è pulita, gli odori sono buoni. Godiamocela questa prima sgambata, con il respiro un po’ accelerato ma senza fiatone, diciamo una mezz’ora di buon passo. Qualcosa che non ci lasci con le gambe spezzate e che ci rimanga dentro come un buon ricordo.
Flessibilità e sviluppo armonico di tutti i muscoli: in una parola ability training
Il fiato, eh già, dobbiamo fare il fiato, però le gambe e le braccia e le spalle, mamma mia quanto siamo giù di muscoli. Basta poco però: c’è quel bel solarium di legno che assomiglia al parquet di una palestra, sembra fatto apposta per andarci a fare due esercizi sopra. Qualche piegamento sulle gambe, qualcuno sulle braccia che ci sentiamo tanto Rocky, un po’ di addominali e per concludere qualche esercizio di allungamento con i muscoli già caldi.
Fatto! Facile!
Fiato, forza, flessibilità. Forse mi piace proprio.
E’ in edicola il nuovo Outdoor Running (qui puoi vedere il video di presentazione), numero speciale della rivista Ski-Alper dedicato al trail. Come sempre trovate la rubrica firmata Vitalia, questa volta dedicata alle tendiniti del podista: vogliamo ora approfondirla e cercare di spiegarvi alcuni esercizi (tranquilli: c’è la video dimostrazione!). L’argomento è delicato e ne avevamo già parlato qui, suggerendovi alcune terapie. Non dimenticate che il consiglio migliore è quello personalizzato e quindi rivolgetevi ad uno specialista!
Certo va capita la gravità della tendinopatia, ma in molti casi vale la regola: l’esercizio è il miglior farmaco. Ci si può insomma curare con il rinforzo muscolare e il principale esercizio è rappresentato dal sollevamento sull’avampiede: si comincia in appoggio su entrambi i piedi, ci si solleva e si ritorna alla posizione di partenza con un solo piede. Questo permette di sollecitare il muscolo, e quindi il tendine, con una contrazione eccentrica (abbassamento) in cui il carico è maggiore rispetto a quello esercitato nella fase di contrazione concentrica (sollevamento). L’ampiezza del movimento sarà dettata dal dolore in quanto ci si dovrà fermare nella discesa pochi gradi dopo la sua insorgenza. La velocità di esecuzione deve essere sempre lenta e controllata, evitando i rimbalzi.
Sarà opportuno svolgere l’esercizio sia a ginocchia distese che a ginocchia semiflesse. In tal modo si solleciteranno le fibre del gastrocnemio (ginocchia estese) e del soleo (ginocchia semiflesse).
Gli esercizi illustrati fanno parte del protocollo riabilitativo di Alfredson che è al momento quello con maggiori evidenze mediche.
Al variare del dolore (diminuzione o scomparsa) si assoceranno lavori di propriocettività e reattività muscolare del piede con andature in rullata (tallone-punta) ed esercizi in spinta sull’avampiede.
Buon allenamento! E non dimenticatevi i fondamentali: mettete sempre il ghiaccio e verificate di aver scelto le scarpe giuste!
Si chiude in queste settimane la stagione sci-alpinistica. E’ il tempo delle grandi classiche: a marzo si sono disputati Pierra Menta e Tour du Rutor e per conoscere i vincitori del circuito della Grande Course si attende l’ultimo appuntamento, la Patrouille de Glaciers del 2-3 maggio. Intanto in questi giorni Sky Sport sta riproponendo le immagini del Tour du Rutor: c’è tempo tutta la settimana per vedere lo speciale di Icarus 2.0 e Odeon (gli orari qui).
Foto sopra: Pierra Menta edizione 2013
Il Tour du Rutor di cui avevamo parlato nelle scorse settimane si è confermata una gara straordinaria per bellezza dei percorsi ed eccellenza dell’organizzazione. Come al solito, i migliori hanno trionfato: il duo Eydallin-Lenzi tra gli uomini e Roux-Mathys tra le donne. A detta dei partecipanti, il tracciato si è rivelato estremamente tecnico, con lunghi tratti in cresta, ripidi canali da salire e da scendere, parecchi cambi di assetto e 7000 metri di salite nelle 3 tappe.
Tutto è comunque filato liscio sotto la mano sicura del direttore Camandona che ha portato questa manifestazione ai vertici mondiali.
Anche Vitalia ha gareggiato, o meglio abbiamo avuto un portabandiera: Riccardo Bertolino, imprenditore e padre di famiglia, classe ’67, ha seguito i metodi di preparazione del nostro centro per ottimizzare la sua preparazione al Tour. Si è allenato principalmente all’alba per poter coniugare lo ski-alp con gli impegni lavorativi e famigliari e con il suo compagno Raffaele Francone è arrivato a circa metà classifica: un risultato straordinario per un amatore. Gli abbiamo chiesto com’è andata.
Già l’anno scorso avevo concluso l’Adamello Ski Raid e il Mezzalama, tutte gare di scialpinismo che fanno parte del circuito della Grande Course, che racchiude le più importanti gare a livello internazionale. Il Tour del Rutor è stata un’esperienza esaltante: tre tappe (da venerdì a domenica), ogni giorno un percorso diverso con 7000m di dislivello positivo, 25 cambi d’assetto, 53 km di sviluppo (26km di sola salita), 3km di creste e canali a 3000 metri di quota, una gara davvero extrême. Ma soprattutto tre giorni in cui ho vissuto appieno l’atmosfera agonistica e di vera montagna. Tre giorni in cui ho messo alla prova cuore, polmoni, muscoli, testa e ogni singola cellula del mio corpo. L’incognita era l’affaticamento accumulato dopo la prima e la seconda tappa: per questo con il Dott. Massarini abbiamo lavorato ad un programma specifico mirato al miglioramento del rendimento sul lungo. L’allenamento con il cardiofrequenzimetro, in base ai parametri misurati nei test in laboratorio, e la condivisione settimanale dei dati dell’allenamento attraverso il portale online dedicato del mio orologio (scopri come funziona), si sono rivelati fondamentali, così come la strategia di alimentazione e idratazione in tutte le fasi, sia in gara che nel prima e nel dopo. Ebbene sì, sono un “ingegnere” e il metodo e la costanza, unite alla passione per la montagna non mi sono mancati!
Domenica 23 febbraio si corre ilTrail Bianco di Cesana, 24 km e 1200 m D+, una gara che è già diventata un classico nel panorama dei trail invernali.
L’edizione di quest’anno dovrebbe essere baciata dal sole con temperature miti. La neve caduta nei giorni precedenti è già ben assestata e battuta e la gara si preannuncia molto veloce.
Sarà importante una buona partenza per prendere la testa del gruppo nella fase che porta alla prima salita. Perciò il riscaldamento, rivestirà ancora una volta, un’importanza fondamentale, in quanto solo se ben caldi si potrà forzare sin dai primi metri di gara.
Allora una quindicina di minuti di corsamolto lenta con 3-4 allunghi di 50 mt subito prima di entrare in griglia.
Durante il riscaldamento consiglio la solita borraccia con maltodestrine da sorseggiare in questa fase per partire ben idratati e con i giusti livelli di zuccheri nel sangue.
Nella lunga salita verso il Lago Nero bisognerà prendere subito un ritmo che non ci porti in affanno, la gara è lunga e bisogna gestire l’impegno.
Una volta al termine dell’ascesa ci si dovrà alimentare con un gel e dell’acqua ed eventualmente indossare una giacca antivento.
Si scende verso l’arrivo con una piccola risalita di 200 mt D+ al 19° km e poi di nuovo verso il traguardo.
Insomma, il Trail Bianco è lungo il giusto, in una location bellissima. E’ la gara perfetta per chi vuole iniziare e l’amico Stefano Blanchet è garanzia di organizzazione impeccabile.
Formazione:Laurea in Scienze Motorie, Master in Traumatologia e Riabilitazione Sportiva
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Dal mare della Sardegna alla nebbia del Piemonte. Che cosa ti ha portata qui?
Dopo la laurea sono venuta a Torino per il Master. Ero preoccupata: il mio percorso sembrava chiudermi tutte le strade. Rimanevano solo la palestra e la scuola che sono ambiti un po’ limitati rispetto all’iter degli studi. Non mi vedevo in un ambiente chiuso, al lavoro su sport individuali (ho giocato a lungo a pallavolo). Poi il mio interesse è variato più verso la riabilitazione sportiva.
E hai conosciuto Massimo.
Cercava laureati in Scienze motorie e mi ha convinta subito: credeva nella mia formazione. Prima di cominciare con Vitalia sono tornata nella mia Sardegna per un’esperienza al Forte Village. Dopo l’estate ho iniziato qui in via della Rocca.
Sotto le ali di Eva…
Mi ha aiutata tanto. Mi ha insegnato soprattutto a rapportarmi con le persone: prima di definire un programma bisogna ascoltarle, prima dell’esercizio capirle. Solo così si ottengono risultati. La cosa più difficile è proprio creare empatia con il paziente: lui deve avere fiducia in me perché sto lavorando con la sua salute!
Come fai con gli sportivi infortunati?
Il primo step è rincuorarlo: nella vita di uno sportivo l’infortunio va accettato, è inevitabile! Insomma affronto la situazione innanzitutto dal punto di vista psicologico: spesso la persona è demoralizzata e non vede l’ora di recuperare. Ha interrotto i suoi sogni, non solo la sua attività: per questo si lamenta (in più c’è il dolore fisico) e si innervosisce. Serve tanta pazienza, ma è il bello del mio lavoro: ho avuto un sacco di soddisfazioni. Quando un paziente mi dice “sono tornato a sciare” è una vittoria!
Nella tua carriera di pallavolista hai avuto qualche stop?
Uno solo per fortuna. Mi sono dovuta fermare per una brutta distorsione alla caviglia con rottura del legamento. Mi ha segnata molto perché è successo in un anno decisivo: stavo giocando bene e in una categoria importante.
Ti alleni ancora?
Ho smesso per ragioni logistiche. Poi mi sono dedicata al beach volley indoor, adesso al tennis.
Com’è cambiata Vitalia in questi anni?
Quando sono arrivata era appena nata e Massimo stesso voleva sviluppare la sua idea. La mia passione per la traumatologia e riabilitazione ha fatto sì che diventassimo questo: un centro dove si guarda l’individuo a 360 gradi. Oggi non ci occupiamo solo di anziani e ginnastica posturale, ma anche di sportivi, diabetici, pazienti con disturbi alimentari: proviamo a far vivere meglio qualsiasi persona.
Qualche settimana fa vi abbiamo presentato la Guida Alpina Giorgio Villosio, con cui Vitalia collabora per la preparazione degli sci-alpinisti. Questa sinergia ci consente di offrire un servizio integrato che, partendo da una valutazione fisiologica delle capacità individuali, arriva alle esercitazioni pratiche in montagna. Il tutto, perfettamente calibrato sulle condizioni fisiche e tecniche della persona. Giorgio infatti è un professionista della montagna a 360°, esperto di neve, rocce e ghiaccio: i suoi corsi sono aperti a tutti, principianti e professionisti e per i più coraggiosi organizza anche spedizioni sui “giganti del mondo” (dalla Turchia all’Equador passando per il Kilimanjaro: vulcani e montagne dai 4000 m in su per lui sono pane quotidiano).
Di seguito il resoconto della sua ultima uscita (trovate gli altri qui): se non ambite all’Everest ma più semplicemente volete divertirvi in sicurezza… chiedetegli compagnia!
11 gennaio. Scialpinismo: Terra Nera.
Gita nel vallone di Thures, partendo da Busson siamo saliti prima alla Dormillouse e poi per cresta abbiamo proseguito fino al Terra Nera. Discesa nel vallone e rientro a Thures. Il percorso è tutto ben innevato e nonostante la parte alta del Terra Nera abbia preso vento nei giorni scorsi, facendo attenzione non si tocca una pietra. Dopo una settimana di caldo anomalo la qualità della neve è sicuramente peggiorata, però nel complesso neve sempre sciabile, in alto alternanza di crosta dura da vento e farina pressata, nel bosco farina a tratti un po’ pesante.
Per informazioni sulle uscite con Giorgio visitate il suo sito.
[message type=”warning”] Attenzione: lo sci-alpinismo non si improvvisa! Bisogna conoscere la disciplina e la montagna, ma soprattutto essere allenati! Qui potete trovare qualche spunto, contattateci per un programma personalizzato! [/message]
Giorgio Villosio (Torino, 1970) è Guida Alpina iscritto al Collegio delle Guide Alpine del Piemonte dal 2007. Ha arrampicato su tutte le principali pareti delle Alpi, ma anche in Marocco, Turchia e Madagascar; ha sciato in Norvegia e alle Isole Svalbard ma anche sui 4000 dell’Alto Atlante in Marocco; ha inoltre partecipato ad una spedizione al Manaslu (8163 m – Nepal) senza ausilio di ossigeno supplementare e portatori d’alta quota.
Giorgio, com’è la montagna a 360°?
E’ la montagna come la vedo io: alpinismo (ho salito alcuni itinerari classici delle Alpi Occidentali), arrampicata, goulotte e cascate di ghiaccio, scialpinismo e sci. E’ l’amore di una vita: da bambino i miei genitori mi portavano in gita e una volta in Valle Stretta sono rimasto folgorato. Incontrammo un gruppo di scalatori che tornavano dalla parete dei Militi con la corda a tracollo… anch’io volevo arrampicarmi su quelle rocce verticali!
Il sogno è diventato realtà.
E’ stato un percorso lungo e graduale: sono arrivato a praticare tutte le attività che ruotano attorno alla montagna; ho lasciato il mio impiego ed è diventata una professione, che racconto sul mio sito.
Un bel salto!
Sono laureato in Fisica e dopo 13 anni al Centro Ricerche Fiat il lavoro d’ufficio cominciava a starmi stretto. Il mio socio di montagna (dieci anni più giovane di me) voleva diventare guida. Ho pensato di accompagnarlo: ho partecipato anch’io alle selezioni e le ho superate brillantemente. A quel punto mi sono buttato a testa bassa sui corsi e ho frequentato i quasi 2 anni di lezione.
In che cosa consiste il tuo mestiere?
Come Guida mi occupo di accompagnamento in montagna, a tutti i livelli (dai più facili 4000 m alle pareti più impegnative); di insegnamento dello scialpinismo e dello sci fuoripista; dell’arrampicata su roccia e su ghiaccio. La mia maggiore soddisfazione è vedere negli occhi delle persone quelle stesse emozioni che ho provato io le prime volte.
E poi ci sono le spedizioni.
Sì, organizzo viaggi sulle montagne più belle del mondo: con i miei gruppi sono stato sul Kilimanjaro (5895 m), sui vulcani dell’Ecuador (Cotopaxi – 5897 m e Illiniza – 5100 m), sulle Ande in Bolivia (tra cui Sajama – 6542 m, Acotango – 6067 m, Potosi – 6088 m, Illimani – 6439 m, Pequeno Alpamayo – 5370 m,) in Himalaya nella valle del Kumbu al cospetto dell’Everest, sul Toubkal e con gli sci sugli altri 4000 m dell’Alto Atlante in Marocco.
Sei anche un garista?
Sono uno che ha continuamente voglia di misurarsi con se stesso e con gli altri e dal 2001 pratico lo scialpinismo a livello agonistico. Ho gareggiato nelle più prestigiose competizioni europee (Mezzalama – quattro volte -, Pierra Menta, Tre Rifugi, Trofeo Rollandoz…) e nelle classiche cronoscalate notturne con qualche piazzamento nei primi cinque nelle gare regionali (Prali, Ala di Stura, Aquila).
Hai mai allenato?
Lo scorso anno ho preparato una cliente al Mezzalama. L’ho seguita durante la stagione invernale per migliorare la sua tecnica in salita e in discesa e poi abbiamo preso il via insieme. Non so chi fosse più contento, alla fine: se io per aver condotto la squadra a un buon risultato o se lei per aver coronato un suo piccolo-grande sogno.
Com’è cambiato l’alpinismo negli ultimi quindici anni? E le gare di scialpinismo?
L’interesse per le gare di scialpinismo è molto cresciuto ultimamente: non ci si improvvisa più. C’è ormai un’attenzione particolare per i materiali: una volta incontravi anche atleti con sci e attacchi da “gita”, adesso non più. Invece sull’aspetto dell’allenamento e della tecnica c’è ancora molto da fare, lì c’è più improvvisazione.
Il livello tecnico è basso?
Vedo ancora tanti concorrenti che non sanno far scivolare lo sci, non usano correttamente la spinta di braccia e ad ogni inversione perdono energie e secondi preziosi. Per non parlare poi della parte alpinistica e della progressione con i ramponi.
Come si fa a migliorare?
Con esercizi mirati si possono correggere gli errori. Per questo con Vitalia abbiamo pensato ad un servizio completo per i “patiti” della montagna: forniamo la preparazione atletica e tecnica per affrontare in forma e in sicurezza questi sport appassionanti. Insomma un’offerta a 360°!
[button color=”red” size=”medium” link=”http://www.vitalia-informa.it/category/montagna-2/”]Perché un canale montagna? E’ semplice: perché la amiamo! Perché è la cosa che ci rende davvero noi stessi! In questa sezione troverete video, foto e articoli sullo sci alpinismo e tutte le occasioni che la montagna ci regala per tenerci in forma. Vi spieghiamo come sfruttarle al meglio: chi si allena bene si diverte di più! Buona lettura e buone nevicate a tutti! [/button]
La settimana scorsa un prestante signore giapponese di 80 anni si è permesso di scalare gli 8848 metri dell’Everest.
Questo fatto di cronaca ci lascia senza parole ma deve essere contestualizzato al giorno d’oggi.
Abbiamo un Presidente della Repubblica di 88 anni, un Papa, Benedetto XVI, che ha lasciato il suo pontificato ad 86 anni e in ogni campo, dall’arte alla scienza, allo spettacolo, sono molti gli ottuagenari che continuano a stupirci per qualità e capacità personali.
È vero, l‘Italia ed il Giappone sono i paesi in testa alle graduatorie mondiali per longevità ed età media della popolazione ma, a parte ciò, dobbiamo considerare che la definizione di anziano deve essere ripensata e collegata a capacità fisiche e mentali piuttosto che a fattori anagrafici.
Nello sport è perfettamente normale imbattersi in cinquantenni, sessantenni e più che continuano a praticare podismo, ciclismo, nuoto, sci e alpinismo con livelli prestativi superiori a quelli di molti trentenni.
Ma quali sono i segreti per arrivare in forma all’età in cui una volta si viveva tra poltrona e letto?
Essere magri: moltissime ricerche mediche evidenziano come il tessuto adiposo in eccesso rappresenti il fattore favorente all’instaurarsi di patologie cardiovascolari, diabete e tumori.
Allenarsi con costanza: praticare 2-3 h/settimana di attività sportiva aerobica permette di rallentare moltissimo il decadimento della capacità aerobica.
Continuare a fare esercizi di rinforzo muscolare: se l’attività aerobica mantiene la resistenza e combatte l’eccesso di peso, l’allenamento della forza mantiene la velocità di esecuzione e previene dalle cadute che sono la maggiore causa di decadimento negli anziani.
Bere molto, almeno 2 l di acqua al giorno: mantenersi idratati permette tra l’altro di conservare nel tessuto collagene (quello che costituisce i tendini e l’avvolgimento dei muscoli) la quantità di acqua necessaria a mantenerne l’elasticità.
[message type=”info” title=”American College of Sports Medicine”]Le linee guida proposte dall’American College of Sports Medicine suggeriscono di associare ad un programma di resistenza aerobica, un programma di allenamento della forza per i maggiori gruppi muscolari svolgendo 2-3 serie tra le 10 e le 15 ripetizioni. Tali indicazioni risultano tuttavia molto generiche e non tengono conto delle importanti differenze funzionali tra un soggetto e l’altro. D’altronde è dimostrato che stimoli di intensità troppo bassa (<60% di 1 RM) non producono gli adattamenti ricercati. In anziani fragili sarà opportuno inserire esercizi con pesi liberi (manubri) in posizione eretta per migliorare l’equilibrio.[/message]